Riportiamo di seguito un’intervista rilasciata a Repubblica da Paola Trecarichi – Country Manger HiPay Italia – e pubblicata sulla versione on-line del quotidiano il 12 gennaio 2020.
Paola Trecarichi e HiPay sono anche membri dell’Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento (A.P.S.P.) citata all’intero dell’articolo.
L’orgoglio di essere nata tra i monti lo sente forte ancora oggi quando si cimenta nelle arrampicate e la fatica dello sport serve a sollevarla dallo stress da lavoro. Da Tirano, in Valtellina, 37 anni dopo, Paola Trecarichi sfida il mercato dei pagamenti elettronici a capo del ramo italiano di HiPay, il gruppo francese quotato alla Borsa di Parigi che offre supporto agli e-commerce internazionali ed è già presente in 150 Paesi.
La country manager si pone per quest’anno l’obiettivo ambizioso di diventare un gestore delle transazioni a tutto campo: mobile, desktop e vendita fisica. Un balzo in avanti che significa molto per lei, arrivata in HiPay nel 2016, quando l’azienda si scindeva da un’altra, HiMedia e diventava autonoma. “Nell’head quarter francese credevano molto nel mercato italiano e volevano investire. È stato complicato, ero sola a Milano, e per tre anni ho avuto soltanto una scrivania all’interno dell’ufficio di HiMedia e l’onere di gestire questo spin off. Ma ci ho creduto tanto. La mia priorità in quella fase era recuperare rapporti che erano stati abbandonati, riprendere le fila dei clienti”. Proprio in quel momento le accadde di rompersi una caviglia facendo kite surf, il surf trainato da un aquilone, uno dei suoi sport estremi preferiti. Più di un intervento chirurgico, due mesi di gesso, le stampelle. In Francia erano preoccupati, per la manager poteva essere il capolinea. “Invece era il momento di fare le fiere, gli eventi, e sono andata lo stesso al primo Netcomm Forum, una delle esposizioni più importanti in Italia: dovevo esserci. Ero arrivata in HiPay in febbraio, la fiera era a maggio, giusto una settimana dopo l’incidente. Ero lì con la mia gamba poggiata sullo sgabello, però è servito a fare in modo che tutti si ricordassero di me. Mi ha mosso la forza delle donne”.
Nata nel 2015, HiPay ha avuto fino ad oggi una crescita rilevante. In Francia gestisce brand come Promod, ClubMed, VeePee, Auchan, Eprice, Hachette, Kooples, Izipizi. Nel 2018 il volume delle transazioni ha raggiunto i 2.8 miliardi di euro, con un aumento del 30% e un fatturato di 28.8 milioni di euro con una crescita del fatturato del 18%, forte di 1200 nuovi clienti. Nei primi sei mesi del 2019 ha raggiunto 1,8 miliardi di transazioni gestite pari al +33% dello stesso periodo dell’anno precedente, e il fatturato ha raggiunto i 16,8 milioni di euro, con un più 29%.
Tra i brand seguiti da HiPay Italia nella moda, nel food e nella healt ci sono tra gli altri Freddy, Franklin and Marshall, FrModa, Oroblu, Naturino, Brums, Okaidi, Profumerie Sabbioni, Cicalia.it, Fruttaweb.com Saninforma.it e Superfarma.it.
L’anno scorso finalmente la società ha aperto a Milano la sua sede ufficiale. “Siamo totalmente indipendenti e cresciuti parecchio; avevo già iniziato a chiedere delle risorse, ho cominciato ad assumere e ora, dopo quattro anni, siamo in sette di cui cinque donne, un team completo per una country perché più aumentano i clienti più serve dare supporto ai merchant. La mia è una squadra che comprende responsabili di account management, marketing, pubbliche relazioni. Sono riuscita a ottenere dai capi francesi anche la funzione tecnica, che non era prevista in Italia perché tutto il dipartimento è dislocato a Parigi. E questo è stato il mio successo dell’anno scorso. Un passaggio non facile, guidare una figura professionale con cui non condivido se non in minima parte le competenze tecniche, ma lo scambio tra noi è stato molto importante. La mia sfida è stata andare oltre la mentalità commerciale”. Forti anche di un sistema antifrode già molto avanzato che rispetta le regole della normativa comunitaria. “Adesso la decisione dell’Europa è che siano le banche a dover avere un sistema antifrode, questa è stata la rivoluzione. Proteggere il consumatore e il commerciante nello stesso tempo. La tecnologia evolve sempre, il nostro antifrode è uno dei migliori sul mercato, ce lo siamo costruito internamente, abbiamo un centro di ricerca di quasi cento persone a Nantes, ed è molto utile in questa fase di transizione, è un plus, i nostri merchant ne parlano molto bene”.
Liceo scientifico, un anno alla facoltà di Biotecnologie: il cammino intrapreso da Paola Trecarichi agli esordi universitari era un altro, “Volevo provare, ho fatto anche qualche esame impegnativo come chimica organica, ma la mia passione si è scontrata con la realtà, mi sono accorta che non avevo quella dedizione necessaria a passare la vita in laboratorio e non ho avuto paura di cambiare strada e di puntare su un corso di studi di economia. Mi sono fidata dei consigli di mio padre Emilio, dirigente di un azienda di verniciature industriali per automobili. In questa carriera io ti ci vedo, diceva, e pensava che avevo lo spirito dei miei nonni commercianti a Tirano, proprietari di un negozio di casalinghi. Lui per me è anche adesso un punto di riferimento, come mia madre, Anna, professoressa di francese in una scuola pubblica”.
Paola Trecarichi ha frequentato la triennale di Scienze Politiche con indirizzo economico alla Statale e poi in Bocconi si è specializzata in general management. All’estero non è mai andata ma ha colmato la lacuna con le esperienze lavorative. Soprattutto nei primi anni, quando ha gestito il mercato mondiale di un’azienda digitale. Interessata al mondo della finanza, è partita con uno stage in banca, alla Popolare di Sondrio, facendo il giro di tutti i dipartimenti e studiando le diverse funzioni bancarie. “Era come andare a lezione tutti i giorni, uno stage molto didattico, che indirizzava veramente”.
Sei mesi, un periodo intenso, ma in un contesto troppo tradizionale, chiuso, Trecarichi voleva qualcosa di più moderno e fresco per la sua carriera. Per motivi personali si era trasferita a Roma, in una realtà che però non offriva grandi opportunità, cercando altri lavori in settori totalmente diversi: in un’azienda che si occupava di internazionalizzazione di impresa, analisi di marketing e di finanza, poi in un’altra specializzata in consulenza economica e commerciale per il cinema.
Alla soglia dei 28 anni approda in OneBip, società italiana e parte del gruppo Neomobile, che si occupava di entertainment. È il suo ingresso nel mondo dei pagamenti on line, in questo caso fatti con crediti del telefono. L’azienda lanciava la business unit sul mercato internazionale. “Per cinque anni ho avuto la possibilità di crescere grazie a persone con molto metodo che mi hanno dato fiducia e insegnato tanto, che hanno creduto in me. Un ambiente di lavoro popolato di uomini, ho dovuto impegnarmi per avere un ruolo più significativo, ma è stato sfidante. Combattendo il maschilismo ho raggiunto una posizione di rilievo e mi è servito per farmi le spalle forti. Sento ancora i miei capi di allora per avere consigli e suggerimenti, ho preso il meglio di quello che potevano darmi”.
L’esperienza in Bocconi aveva fatto il resto, “importantissima, ti cambia l’approccio e ti dà l’imprinting di un manager, ti insegna a parlare in gruppo, a fare team, presentazioni, tutto quello che ho imparato l’ho portato nel mondo del lavoro”. Dal 2011 Trecarichi ha ricoperto per OneBip la carica di sales & business operations manager, subito sotto il vertice della business unit. “Gestivamo transazioni eseguite con le card del cellulare con gli operatori telefonici di tutto il mondo, le principali aziende tedesche, cinesi, di Singapore, del Brasile, e a darci la connessione erano operatori internazionali. Nell’ultimo periodo ero a capo di tutti, avevo dei team che seguivano la parte commerciale operativa e gli operatori telefonici. L’azienda poi è stata comprata da una compagnia austriaca e io volevo una nuova sfida, ero pronta per un’altra fase professionale. Il mio intuito mi diceva che quello che dovevamo fare l’avevamo fatto”.
Il ruolo della country è complesso. “Devo vendere la soluzione di HiPay all’Italia e l’Italia alla Francia. Mi prendono in giro, hai la depressione da country manager”. Provider payment e consulenti al tempo stesso delle imprese italiane, in un paese ancora indietro nelle tecnologie, che si devono aprire all’e-commerce, al mondo fintech e perciò con tanto margine di miglioramento. “La nostra forza è saper essere a fianco dei clienti, aiutarli nella lettura dei dati e proporre le strategie e i consigli sui nuovi mercati da aprire”.
Entrare nel mondo dei pagamenti fisici è per la manager la prima scommessa, “obiettivo che mi sono posta perché qui andiamo a competere con le banche. In realtà mi piacerebbe esplorare anche nuovi settori, rimanendo nel campo della tecnologia e del digitale, vediamo dove arrivo, e per il futuro voglio crescere. Faccio parte di tante associazioni in Italia che hanno dato molta rilevanza al mondo dei pagamenti e tramite queste rappresento l’azienda e ho modo di imparare. Qui si vede dove sta andando il paese”.
Per adesso single, pur avendo avuto anche lunghe esperienze di convivenza, e figlia unica, Paola Trecarichi non si sottrae ai suoi doveri familiari, “non avere fratelli ha condizionato molto il mio modo di essere, sento la responsabilità nei confronti dei miei genitori adesso che la mia presenza inizia a essere rilevante”.
Ha una storia di tanti viaggi fatti, ora è di ritorno dall’Argentina, “non prendevo ferie da un po’, ho fatto un lungo giro, esplorando a destra e a sinistra. L’avventura mi piace, non viaggio comoda, amo conoscere i posti attraverso le persone che vi abitano”. È una sportiva, “sono nata con gli sci ai piedi”, cerca il legame con la natura, gli sport audaci. “Mi piace la barca a vela, lo spirito di gruppo, la fatica sul mare mi fa sentire viva”. Anche se ha abbandonato il kite surf dopo l’incidente “ho iniziato a fare arrampicata, mi scarica lo stress. Ce n’è tanto in questo lavoro, nella sua gestione quotidiana”.
Nella azienda francese le donne sono il 45%, “ma ai vertici solo io e un’altra. Per i compensi c’è una netta differenza con gli uomini anche se la casa madre sta cercando di valorizzare gli stipendi del personale femminile”. Paola fa parte dell’Apsp Associazione prestatori di servizi di pagamento guidata da Maurizio Pimpinella. “Ogni volta, alle riunioni, sono l’unica donna. Di questa associazione fanno parte tutte le banche italiane, carte di credito, prestatori di pagamento. Ti guardano con diffidenza, tu sei donna, giovane e fintech. Nel mio team siamo tutte sveglie e organizzate, nonostante sia un settore maschile, e molto contente. Il bello del mio lavoro è confrontarsi con tantissime realtà dal fashion all’elettronica, con chiunque venda. Sono io che ho il ruolo da uomo, che parlo con le banche, l’importante è essere competenti, studiare e farsi valere. Quando mi fanno le battute mi dispiace, c’è parecchio da fare”.
Anche sul versante privato per Paola Trecarichi c’è un orizzonte ancora tutto da inventare. “Mia cugina Isabella Berera, managing director France di Swarovski, ha due figlie bellissime e per me è un esempio di ciò che si può realizzare oltre il lavoro. So di sicuro che non è un problema. Certo, sei spesso in viaggio, parli molto di quello che fai, col mio entusiasmo forse esagererei. Tutto sta a trovare un uomo che voglia stare con te quando sei una donna in carriera”