di Pierfrancesco Malu
L’Eurasia non è solamente un’area che unisce senza soluzione di continuità il continente europeo con quello asiatico ma può diventare una vera e propria entità politica e commerciale che mette in comunicazione alcune delle regioni con il più alto tasso di sviluppo e di innovazione del pianeta in grado di condizionare le sorti del mondo.
Come dichiarato al South China Morning Post da Bruno Maçães, ex ministro degli Affari europei del Portogallo e consulente di Flint Global: “Sta emergendo un supercontinente: l’Eurasia, ossia la combinazione di Europa e Asia che si estende da Lisbona a Shanghai o Jakarta”. Un territorio tutt’altro che secondario se pensiamo ai progetti espansionistici cinesi avanzati col progetto della “Nuova via della seta”.
Nel macro-continente euroasiatico, la regione centrale occupata da alcune delle ex repubbliche sovietiche è cruciale – proprio come una nuova via della seta – per gli scambi e la comunicazione tra le due anime di questo sterminato territorio.
L’Astana Club è uno degli incontri annuali più cruciali in Eurasia, insieme al forum Boao in Cina e alle discussioni di Valdai in Russia. Cina, Russia e Kazakistan sono tutti all’avanguardia dell’integrazione dell’Eurasia. Non sorprende, quindi, che il 5° incontro dell’Astana Club abbia dovuto concentrarsi sulla Grande Eurasia, finalizzata anche per la costituzione di una “nuova architettura di cooperazione globale”.
In questo scenario, è inevitabile che due dei principali giganti regolatori siano la Cina e la Russia – sia per rilevanza politica che per dimensioni geografiche – con al centro la “Belt and Road Initiative che – secondo anche quanto dichiarato da Vladimir Yakunin, presidente del Dialogue of Civilizations Research Institute di Mosca – “può diventare una base per un dialogo civilizzatore che parte dalla Cina”.
In questo scenario, è evidente il ruolo egemone della Cina nella costituzione di una nuova entità politica-commerciale-geografica, col relativo ridimensionamento degli Stati Uniti.
Gli americani non cederanno facilmente lo scettro politico e commerciale e i primi sintomi dello scontro sono già evidenti in questi mesi.
Ora, sarà da definire il ruolo dell’Europa – e dell’Italia al suo interno – in questo maxi continente: membro attivo o terreno di conquista, visto che gli interessi cinesi si stanno già progressivamente trasferendo dall’Africa all’altra sponda del Mediterraneo.