di Maurizio Pimpinella
Introduzione
A metà degli anni Ottanta, una fortunata serie di film diretti da Robert Zemeckis era riuscita a realizzare uno dei più grandi sogni dell’umanità: viaggiare nel tempo e permetterci di dare uno sguardo alle meraviglie del futuro. Macchine volanti, scarpe auto-allacciati, tute hi-tech, intelligenza artificiale, domotica e…pagamenti biometrici finger print. Molte di quelle cose che al tempo erano ancora frutto della fantasia, oggi, sono diventate d’uso comune e, anzi, potremmo addirittura dire di essere riusciti ad andare oltre l’universo parallelo illustrato in quelle pellicole.
Mentre nei film erano necessari trent’anni per osservare dei mutamenti sostanziali, l’aumentata velocità con cui si evolvono gli attuali fenomeni socio-tecno-economici ci consiglia di stabilire un orizzonte temporale da qui al 2030.
Perché allora non salire nuovamente sulla “fiammante” DeLorean e dare uno sguardo a quello che ci aspetta?
Lo scenario socio-politico del prossimo decennio
Nella terra del 2030, saremo più di 8 miliardi di persone[1] e buona parte degli attuali equilibri, economici, politici e tecnologici saranno molto diversi da quelli attuali.
Entro il 2030, l’Asia, guidata dalla Cina, avrà superato America del Nord ed Europa messe assieme in termini di potenza globale, sulla base di pil, quantità di popolazione, spesa militare e investimenti tecnologici. Il ruolo della Cina, infatti, sarà sempre più importante nel panorama mondiale e, soprattutto se le trattative per la realizzazione della “Belt & Road Initiative” andranno a buon fine, l’ex Impero Celeste avrà la più grande economia del pianeta già prima di quella data. Da questa prospettiva, i recenti scontri commerciali tra USA e Cina sembrano essere tesi più a rallentare che ad impedire un avvicendamento che (a parte eventi traumatici) appare inevitabile. Ciò non vuol dire, però, che Stati Uniti ed Europa saranno estromessi dallo scenario internazionale. Anzi, pur in presenza di una predominanza cinese, lo scenario economico, politico e tecnologico del prossimo ventennio sarà più diffuso di quanto non lo sia oggi grazie all’emersione di economie ritenute di secondo piano: i cosiddetti CIVETS (Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto, Turchia, Sud Africa).
I cambiamenti geo-politici rappresentano, tuttavia, solo la famosa punta dell’iceberg. Un accelerato processo di trasformazione digitale, infatti, agevolato proprio da una crescente globalizzazione tecno-commerciale sarà il motore dell’evoluzione che ci coinvolgerà quotidianamente nei prossimi dieci anni.
E’ chiaro che una crescente diffusione del digitale ci metterà in condizione di effettuare quel “salto quantico” tanto atteso e di cui abbiamo uno struggente bisogno.
La Blockchain già oggi la tecnologia del futuro
In questi ultimi mesi, si sente spesso parlare di blockchain e questa è, ormai, a tutti gli effetti, una non novità già oggi. Tuttavia, le sue potenzialità finora non sono state ancora nemmeno scalfite dall’immaginario collettivo e si discostano enormemente dall’idea più comune che vuole la blockchain indissolubilmente legata alle cripto valute. Niente di più sbagliato e lontano dal vero.
Il cambiamento cui questa tecnologia andrà incontro nei prossimi anni, infatti, sarà nel rendersi comune, assodata, diffusa e quasi perfino “vecchia”, pur mantenendo lo spirito innovativo che la contraddistingue e incrementando la propria incidenza nei confronti dei vari ambiti in cui è applicata. La blockchain, una volta superati alcuni dei suoi limiti tra cui gli alti costi e l’utilizzo di energia, sarà lo strumento che ci guiderà dall’era del capitalismo a quella del digitalismo, una nuova rivoluzione che segue quelle industriali ed informatiche avvenute nei secoli scorsi.
L’intelligenza artificiale: un supporto alle nostre vite che le cambierà completamente
A quanto possiamo stimare oggi, il prossimo decennio sarà dominato, poi, dalla piena realizzazione dell’intelligenza artificiale, applicata in un vasto numero di ambiti e integrata con le attività umane.
Il principale ambito di applicazione della IA è quello che allo stesso tempo temiamo e auspichiamo di più: il lavoro. Una maggiore automatizzazione del lavoro produce inevitabilmente la riduzione dei posti disponibili allo svolgimento della stessa mansione, tuttavia permette anche il parallelo sviluppo di una nuova filiera produttiva. Col tempo, vedremo se il saldo tra i posti persi e quelli nuovi sarà positivo o meno ma è certo che avremo tutti una maggiore disponibilità di tempo libero (che alcuni calcolano in circa 200.000 ore), in netta controtendenza con le nostre attuali abitudini.
Una maggiore disponibilità di tempo permetterà un forte sviluppo dei settori dedicati all’intrattenimento e ai viaggi, questi ultimi agevolati anche dalle innovazioni nell’ambito dei trasporti, dell’e-commerce e dei pagamenti, tutti settori che saranno più facili, rapidi, sicuri e fortemente orientati al miglioramento della customer experience.
Rimanendo sempre nel mondo del lavoro, quelli che consideriamo ancora come dei “lavoretti”, entro il 2030, diventeranno sempre più parte integrante del tessuto economico ed è probabilmente inevitabile che i lavoratori della gig economy diventino dei veri dipendenti sui quali investire, esplicitando un filone gius-lavoristico che già sta emergendo.
Per quanto riguarda l’applicazione della IA nei trasporti, ad esempio, se, come attualmente sembra, verrà parzialmente messo da parte il progetto di auto a guida autonoma, è chiaro però che il supporto artificiale sarà sempre più presente con una profonda integrazione di intelligenza umana e robotica. Assistenti vocali, supporto alla guida avanzato, e-commerce, acquisti, news eccetera saranno probabilmente la norma su ogni veicolo, i quali subiranno una sostanziale revisione anche per quanto concerne l’aspetto relativo alla motorizzazione. I combustibili fossili, già oggi molto costosi, avranno un costo probabilmente ancora più gravoso per i consumatori; di converso, l’alimentazione innovativa e sempre più alternativa come quelle ibrida, elettrica e a idrogeno riusciranno a migliorare decisamente in termini di costi ed efficienza. In questo solco, il Comune di Liverpool sta già ordinando una nuova flotta di autobus a due piani alimentati a idrogeno.
Diverso sarà, invece, il destino dei trasporti tramite drone, così come quelli su rotaia a privi di conducente. Quelli con drone, oggi, sono ancora in via sperimentale e li osserviamo con curiosità e diffidenza ma tra dieci anni potrebbero essere la norma come sta già introducendo Emirates per gli spostamenti aeroportuali a Dubai.
Uno sguardo più attento ai temi della sostenibilità
Dalle tendenze oggi disponibili, i fermenti politici e degli attivisti porteranno la sostenibilità al centro del dialogo politico nei fatti e nella realizzazione concreta di politiche mirate. Questa tematica potrebbe sembrare, già oggi, non solo attuale ma persino vecchia, eppure ai tanti proclami e discorsi non hanno fatto seguito misure concrete ed efficaci. L’auspicio è che ciò avvenga nel corso dei prossimi dieci anni, portando ad una reale inversione di tendenza in un contesto da cui dipende la stessa sopravvivenza del genere umano. Una prima espressione di questo movimento è il risveglio dell’economia circolare (diffusa in particolare nel settore dell’abbigliamento) che però dovrebbe abbandonare l’attuale status di “moda” per diventare una vera e propria costante.
La sicurezza come strumento di sviluppo dell’economia digitale
Per quanto riguarda la protezione (reale e virtuale) di noi stessi e dei nostri dati, la cyber sicurezza sarà il tema centrale del prossimo decennio per tutelare anche la miriade di dispositivi connessi ai quali ci affideremo. L’internet delle cose, infatti, sarà ovunque. Dispositivi connessi, intelligenti e dinamici in grado di soddisfare ogni genere di richiesta saranno un quotidiano supporto alle nostre vite. Basti pensare ai dispositivi interattivi di questo genere presenti già nelle nostre case. Il mercato della domotica è in continuo sviluppo, i dispositivi smart vanno incontro ad una crescita di quasi il 27% nel 2019 e continueranno a crescere ancora nei prossimi anni. Nel prossimo decennio, si arriverà alla costituzione di un ecosistema domestico vero e proprio grazie anche allo sviluppo delle reti di connessione veloce in maniera più diffusa.
Dalla casa smart alla città smart. Lo sviluppo di reti veloci, dell’internet delle cose e la realizzazione di un’infrastruttura coerente e diffusa porteranno alla creazione di un ecosistema ramificato in cui non solo potremo tutti comunicare reciprocamente ma saremo anche interconnessi con le strutture circostanti. Un passaggio non da poco se si pensa che oltre a noi comunicheranno tra loro anche tutti i dispositivi connessi contemporaneamente sulla rete, consentendoci di usufruire di informazioni, servizi e supporto nelle attività.
Nuove tecnologie e nuove invenzioni: la fusione tra digitale e biologia
Alla miniaturizzazione dei dispositivi è affidato il compito di rendere la tecnologia ancora più diffusa e fruibile di quanto non lo sia, senza arrivare alla deriva avuta dai telefonini a metà degli anni Novanta.
Possiamo vedere i prodromi anche di questo cambiamento. Oggi, infatti, esistono i microchip che consentono di aprire porte, accedere a terminali e pagare per merci. Ma questo è solo il principio dei bio-potenziamenti che consentiranno a tutti noi di eseguire compiti più facilmente, rapidamente e con risultati migliori. Il prossimo futuro prevede impianti smart, protesi ad alte prestazioni e componenti potenziatori della memoria, oltre ai dispositivi sottocutanei e “indossabili” che hanno trovato per ora una diffusione sporadica. La vera frontiere della sicurezza, poi, starà proprio in quegli elementi che ci rendono unici: noi stessi. In questi anni, c’è stato un primo sviluppo degli strumenti biometrici ma nel prossimo futuro diventeremo sempre più chiave e tutela dei nostri dati.
Ricordiamo, poi, proprio dal film Ritorno al futuro il giubbotto auto regolante e le scarpe che si chiudono da sole? Ecco, la creazione di tessuti smart, in grado di adattarsi in dimensione e alle condizioni climatiche e di umidità non sono poi così tanto distanti dal diventare comuni nell’utilizzo. Così come quel genere di indumenti in grado di fornire a chi li indossa un supporto informativo costante concernente parametri vitali, allenamento, consigli eccetera, integrandosi sia con l’evoluzione degli smartwatch sia con i dati biometrici più diffusi.
La banca nella trasformazione digitale tra vincoli normativi e opportunità di mercato
Nel mondo bancario, è ampiamente prevedibile che tra dieci anni saremo arrivati alla “resa dei conti” tra fintech e finanza tradizionale. Tuttavia, a differenza di quanto si potrebbe oggi immaginare è più probabile che non arriveremo alla cannibalizzazione della componente più tradizionale da parte di quegli operatori che “fanno banca” in maniera più innovativa, quanto ad una più profonda contaminazione reciproca di questi due mondi. Operatori tradizionali e operatori innovativi, esclusi gli Over The Top, troveranno un punto di accordo e collaborazione tale per cui le banche diventeranno più tecnologiche e orientate alla soddisfazione del cliente e le fintech maggiormente umane. Il passaggio fondamentale sarà il cambiamento di paradigma da parte delle banche che dovranno variare sulla loro natura e accelerare il passaggio a piattaforme e diventare, quindi, banche dati e non più solamente banche del territorio.
Sulla strada della cashless society
Immaginare che tra “soli” dieci anni arriveremo a completare il processo della cashless society probabilmente è utopia (in Italia ma non solo), tuttavia i segnali a riguardo indicano che è stato avviato un virtuoso percorso di dematerializzazione delle transazioni economiche anche in paesi come l’Italia tradizionalmente legati all’utilizzo del contante. I dati evidenziati, da ultimo, dall’Osservatorio del Politecnico di Milano evidenziano una costante crescita nell’utilizzo dei pagamenti digitali, il problema persiste, semmai, nella perdurante e crescente diffusione della cartamoneta.
A inizio 2019, si è smesso di coniare le monetine da 1 e 2 centesimi (che però manterranno valore e circolazione) portando un risparmio netto annuo di circa 10 milioni di euro netti iva esclusa (stime della Zecca dello Stato). Non cifre esorbitanti ma pur sempre risorse preziose che già in passato avremmo potuto dirottare verso iniziative politiche ben più importanti, anche perchè, tra i vari costi, oltre a quello di produzione, vi sono quelli di gestione e smaltimento.
L’auspicio e la previsione è che tra dieci anni la situazione sia profondamente diversa da quella attuale e, come detto, vi sono tutte le premesse che confermano questo proposito.
Anche il mondo dei pagamenti ruota attorno al macro tema della sicurezza e sarà investito ancora di più da questo genere di iniziative. La continua opera di sensibilizzazione verso cittadini e imprese dovrebbe finalmente fare breccia e permettere una vera presa di coscienza dei pericoli cui andiamo incontro ogni giorno.
Anche nel contesto dei pagamenti, l’integrazione della componente biologica con quella tecnologica sarà determinante. I parametri biometrici immutabili come le impronte digitali o l’iride, non saranno solo molto più diffusi di oggi ma diventeranno la normalità. In aggiunta a questo, è probabile una totale smaterializzazione anche delle carte di credito inserite in wallet virtuali in grado di archiviare contemporaneamente molti altri documenti e dati che hanno perso completamente forma fisica, riconducibili ad un unico chip innestato sotto cute e indissolubilmente legato a ciascuno di noi.
Tutti questi cambiamenti non andranno governati solo dal punto di vista delle competenze (cosa peraltro molto importante) ma governi e cittadini dovranno imparare a convivere con i rapidi cambiamenti in atto dal punto di vista sociale, soprattutto nei casi in cui queste tecnologie incontrano la crescita dietro l’impulso di altri paesi
Per concludere, torniamo a parlare di geo-politica, anche se ad un primo sguardo quello che segue non sembra essere del tutto attinente con questa materia.
Consideriamo, ormai, come dei compagni quotidiani i vari portali e piattaforme web come Google, Amazon, Facebook (e collegati come Instagram e Whatsapp) e quelli produttori di software e hardware come Apple e Microsoft, i cosiddetti FAMGA. Da qui al 2030, tuttavia, molti cambiamenti avverranno anche in questo ambito. Le compagnie citate, pur essendo delle multinazionali ed essendo diffuse praticamente ovunque, fanno tutte parte del “mondo occidentale” e sono diretta espressione culturale dello stesso. Già oggi, tuttavia, queste trovano dei loro “omologhi” asiatico-cinesi, i BAT (Baidu, Alibaba, Tencent), che, grazie al protezionismo interno e al mercato potenziale immenso si contrappongono ad esse diventando a loro volta strumento di confronto tecnologico e politico. Il modello di business di questi giganti del web (e in particolare di quelli americani) ha trovato, fino ad oggi, la via del successo sfruttando nel modo più efficace il processo di digitalizzazione che sta coinvolgendo i settori economici e imprenditoriali e la società stessa. La realtà è che il modello di business che stanno creando questi operatori sta segnando un solco tale per cui solo chi riuscirà a rinnovarsi e mettersi sulla scia di queste imprese (soprattutto di Amazon) sarà anche in grado di salvarsi e rimanere sul mercato, gli altri saranno costretti ad uscirne in maniera traumatica. I casi di questo genere sono numerosi, almeno 15 nel corso dell’anno passato solo negli USA, e ciò riguarda anche alcuni dei partecipanti stessi a questo ristretto club.
La differenziazione del business e la capacità di reperimento ed elaborazione dati, così come la capacità di cambiare pelle, saranno fondamentali nel prossimo futuro. Tuttavia, è prevedibile che la crescita del mercato e dell’economia cinese, come abbiamo già evidenziato all’inizio, porti alla proiezione verso l’esterno delle sue grandi compagnie tecnologiche a scapito (almeno parziale) di quelle occidentali che attualmente dominano nel resto del mondo. Già oggi vi sono i primi accordi con paesi e aziende occidentali di vendita e inserimento nei marketplace cinesi di prodotti europei, molti consumatori hanno una certa familiarità con i vari Aliexpress e Wish, ed è iniziata la diffusione (per ora circoscritta ai turisti asiatici) dei sistemi di pagamento/messaggistica Alipay e Wechat. Nel 2030, tutto questo sarà amplificato. La diffusione dei portali di e-commerce come Alibaba (che secondo le stime e i progetti dello stesso fondatore Jack Ma dovrebbe raggiungere a quella data poco meno di un miliardo di clienti nel mondo) e una crescita esponenziale delle TLC Huawei e Xiaomi, ridurrà inevitabilmente lo spazio dei loro diretti concorrenti. Le big tech occidentali dovranno, invece, lottare per riuscire ad entrare nel mercato cinese, già saturo e ben presidiato. La differenziazione del business è l’unica strada per la sopravvivenza e in questa direzione, infatti, si sono già attrezzati sia Amazon con il suo Servizio Web, sia Alphabet le cui potenzialità sono ancora ben lungi dall’essere espresse del tutto. E’ ovvio che la possibile abdicazione di questi giganti non sarà priva di contrasti e che Google & Co. tenteranno tutto il possibile per riuscire a contrastare il sopravanzare delle big cinesi: i prossimi anni saranno ricchi di tensioni anche a causa di questa lotta per la supremazia politico-commerciale avanzata da compagnie che, in molti casi, hanno fatturati superiori ai bilanci di interi stati.
Dilettarsi “nell’arte della divinazione”, anche se confortata dalle tendenze oggi in essere, è un esercizio piacevole da fare ma la storia ci insegna che spesso cinema e letteratura anticipano i tempi e che, allo stesso modo, la realtà è ben più futuristica di quanto la nostra immaginazione possa oggi sapere. E’ arrivato, quindi, il momento di scendere dalla DeLorean e di vivere in prima persona quello che ci attende, cercando di essere sempre protagonisti del futuro e padroni del nostro destino.
[1] Stime ONU.