di Maurizio Pimpinella
Il tradizionale mese di ottobre dedicato all’educazione finanziaria è stato quest’anno particolarmente vivace, stimolato sia dall’animarsi del dibattito pubblico e politico sia dall’aumentata attenzione su questi temi. Ebbene, in base anche alle iniziative di formazione di cui, tramite il centro studi, siamo stati promotori e all’attività che abitualmente svolgo presso scuole, università e corsi di formazione, ho avuto varie occasioni di confrontarmi in maniera approfondita con numerosi studenti, traendone delle conclusioni che ad alcuni potrebbero suonare insolite. Illustrando quindi i nuovi operatori finanziari, le start-up fintech, le valute digitali della banca centrale, il mercato dei cripto asset o il metaverso, il confronto è più volte ricaduto sull’attualità: su quanto i pagamenti digitali siano ormai diventati una parte delle loro vite che danno per scontata e di quanto sia per loro utile e naturale farvi ricorso, fino ad arrivare ad uno dei trend topic del momento: l’innalzamento del limite ai pagamenti in contanti.
Con grande sorpresa, a differenza dell’animato dibattito pubblico che è scaturito a seguito della proposta di porre il limite a 10.000 euro, questi ragazzi hanno quasi del tutto ignorato la notizia e per loro la questione praticamente neanche si pone. In effetti, per buona parte dei ragazzi che oggi frequentano le scuole o l’università, il ricorso ai pagamenti in contanti rappresenta un’ipotesi piuttosto rara: non solo perché – anche tramite i genitori – preferiscono l’utilizzo di carte (spesso ricaricabili) o di app ma perché il mondo che quotidianamente vivono è nativamente digitale proprio come loro: si tratta quindi di uno spazio in cui i pagamenti cash non hanno ragione d’esistere, motivo per cui vengono direttamente ignorati. Sono passati ormai i tempi in cui anche la paghetta veniva elargita con gli spicci che ci si ritrovava in tasca. Oggi, anche i genitori preferiscono trasferire piccole somme ai propri figli direttamente tramite app, anche perché parte significativa delle loro spese siano esse la musica su Spotify, gli acquisti su Amazon, le serie tv di Netflix o i giochi dell’Xbox viaggiano tutti attraverso servizi online e sono acquistati esclusivamente tramite moneta elettronica. In questo caso la user experience è troppo più performante, inclusiva, semplice e soddisfacente da non diventare predominante, soprattutto perché – banalmente – si sposa perfettamente con le esigenze del pubblico al quale si rivolge e che è destinato a sua volta a diventare preponderante nella società.
In effetti, nonostante il polverone innalzatosi, che l’innalzamento del limite ai pagamenti in contanti non sia tra i principali pensieri degli italiani in generale è confermato anche da una ricerca svolta da Noto Sondaggi e pubblicata recentemente sul Sole24Ore. Il sondaggio, infatti, oltre a chiedere ai partecipanti di esprimere un’opinione sulle principali questioni emerse negli ultimi mesi, li invita anche a stilare una “classifica” dei desiderata che vorrebbero vedere realizzati attraverso l’azione Governo. Ebbene, le preoccupazioni più pressanti per gli italiani sono l’inflazione e gli interventi per calmierare il costo dell’energia. Il tetto per il pagamento in contanti non scalda proprio il cuore degli italiani che conferiscono all’iniziativa una delle posizioni marginali della classifica, sempre più preoccupati di come mettere assieme uno stipendio dignitoso piuttosto che scegliere se spendere 10.000 euro in contanti o con un altro strumento di pagamento. Diciamo quindi che la grande maggioranza dei cittadini (e degli elettori) ritiene che questo non rappresenti una priorità. Anche se le opinioni tra giovani e meno giovani giungono a conclusioni del tutto simili, mentre questi ultimi hanno preoccupazioni maggiori, i primi di fatto vivono in un mondo in cui il digitale è già una realtà.
Da questa semplice evidenza, emerge chiaramente che la transizione verso un’economia cashless rappresenta a tutti gli effetti un fenomeno irreversibile. In effetti, a prescindere dalle opinioni personali o dalle scelte che si possano fare, la fine del contante è ineluttabile. A suffragio di questa tesi subentrano anche le rilevazioni della Banca d’Italia per cui, dal 2015 al 2021, gli sportelli ATM si sono ridotti del 13,71% mentre i POS attivi sono più che raddoppiati, arrivando a 4.149.250. Idem dicasi per le operazioni con carta di pagamento aumentate di oltre il 90%. Al contrario, pur rappresentando ancora una fetta cospicua, la quota di pagamenti in contanti si è progressivamente e inesorabilmente (lentamente e solo a seguito dell’accelerazione impressa dalla pandemia) ridotta. Il tutto senza fare riferimento agli acquisti online che, secondo le evidenze del Politecnico di Milano, sono aumentate del 20% solo rispetto al 2021.
L’industria delle procedure d’incasso e pagamento, inoltre, favorisce anche lo sviluppo sostenibile, in ottemperanza ai principi ESG, innescando un circolo virtuoso per cui clienti e imprese si influenzano reciprocamente nel miglioramento delle condizioni di tutto l’ecosistema. Un aspetto tutt’altro che trascurabile di questi tempi.
Il processo di transizione, quindi, è già stato avviato ed è improbabile che degli interventi esogeni possano deviarne il flusso. Per quanto riguarda le giovani generazioni, poi, queste sembrerebbero aver colto maggiormente il potenziale intrinseco dell’economia digitale e delle procedure di incasso e pagamento. Nel suo progredire, infatti, l’economia digitale sta mettendo a disposizione delle opportunità di business e di lavoro nuove, sviluppando alcuni settori, creandone di inediti e, talvolta, inevitabilmente, cambiando o riducendone altri. I giovani d’oggi, e questo lo noto ad ogni lezione che svolgo all’università, hanno compreso l’importanza che ricopre l’industria delle procedure d’incasso e pagamento (intesa nel senso più ampio possibile del termine), e che questa mette a loro disposizione centinaia di migliaia di posti di lavoro. Favorire la diffusione delle transazioni in contanti opponendosi a questo cambiamento è una battaglia persa in partenza che ha il solo effetto di rallentare la modernizzazione e la competitività del sistema nel suo insieme. Come detto, la transizione è già in atto e i giovani ne sono protagonisti.
Porre e creare le condizioni affinchè si affermino nel mondo del lavoro, della conoscenza e delle competenze è un atto di responsabilità verso di loro cui tutti dobbiamo aderire ma è anche un atto di lungimiranza nei confronti di tutti noi per il futuro del Paese.