di Maurizio Pimpinella
Era solo questione di tempo dopo il sostanziale abbandono dell’ambizioso progetto Libra/Diem, ma era chiaro che prima o poi Facebook sarebbe tornata alla carica sul terreno finanziario. È notizia di questi giorni, infatti, rimbalzata tra l’altro dall’autorevole Financial Times, che Meta starebbe lavorando all’introduzione di una valuta virtuale per il Metaverso, col nome provvisorio di Zuck Bucks.
Dal momento del passaggio a Meta – che molti avevano accolto più come un semplice rebranding che come un’operazione dai risvolti pratici – infatti, il gruppo di Zuckerberg si è attivato per un completo sviluppo dell’ecosistema del suo Metaverso. La Meta-morfosi sta progressivamente conducendo ad un altro soggetto, avvalendosi però della massa critica di utenti, dati, informazioni e pubblicità su cui poteva già contare quello precedente. Al netto, infatti, della perdita costante di appeal, Meta può ancora contare su 2,80 miliardi di utenti attivi al mese e 80 milioni di aziende che hanno una pagina registrata su Facebook.
Con una base di tali dimensioni, Diem non può che avere lo scopo ultimo di creare un ecosistema, o meglio un’economia parallela di fatto, in cui usare la nuova moneta per ottenere beni e servizi. Solo due anni fa, l’idea di Libra era forse un progetto troppo ambizioso e disruptive per essere accettato, oggi, invece, potrebbe trovare nuova linfa all’interno del Metaverso di cui potrebbe diventare uno dei principali motori. Se la costruzione del Metaverso dovesse realmente avere successo, è ipotizzabile anche che al suo interno nascano nuove professioni, beni, servizi e persone che vi fanno ricorso e tutte interconnesse tra loro da uno strumento finanziario comune.
Da tempo, Zuckerberg sperimenta il panorama degli strumenti finanziari per integrarli sulle sue varie piattaforme: da Instagram a Messenger o WhatsApp. Ciò che spesso è mancata è stata la vera presa sugli utenti. Facebook Credits, ad esempio, era nata nel 2009 per facilitare gli acquisti in-app in giochi come FarmVille. Sebbene inizialmente avesse avuto successo, l’iniziativa ha chiuso i battenti quattro anni dopo che la crescita all’estero ha reso il servizio troppo ingombrante, a causa dei costi derivanti dalle conversioni di valuta estera.
Seguendo ciò che sta succedendo adesso, è improbabile che lo Zuck Bucks sia concepito come una vera criptovaluta fondata su blockchain. Secondo quanto raccolto da fonti dirette raccolte sempre dal Financial Times, la moneta sarebbe piuttosto un token in-app controllato direttamente da Meta, simile alle valute di gioco utilizzate in Fortnite e nei giochi sulla piattaforma Roblox. Sebbene non ci siano ancora indicazioni su come lo Zuck Bucks potrebbe aumentare le entrate di Meta, aziende come Roblox guadagnano dalle valute in-app vendendole direttamente agli utenti sostanzialmente fidelizzando il loro accesso. In aggiunta a ciò, sarebbe intenzione di Meta quella di lanciare, entro maggio, un progetto pilota per la pubblicazione e la condivisione di NFT su Facebook, con funzionalità che anche in questo caso potrebbero essere potenzialmente monetizzate. Inoltre, su Instagram, in USA, alcuni possono realizzare contenuti esclusivi a pagamento per i follower che pagano una quota mensile. Entrambe le funzioni in futuro potrebbero essere abilitare dallo scambio dei token proprietari di Meta.
Lo scopo di queste iniziative è però evidente, Meta ha necessità di trattenere, acquisire e fidelizzare nuovi utenti e renderli fortemente interattivi all’interno del suo ecosistema. Lo strumento ultimo per raggiungere tale obiettivo è stato quindi individuato in una sorta di valuta – token digitale – scambiabile solo all’interno dell’universo Meta e capace, pertanto, di abilitare tutti i servizi e i beni in esso presente.
L’idea è (al momento) più “accettabile” ma non meno ambiziosa rispetto a quella che fu di Libra. Ciò è dovuto essenzialmente al fatto che il Metaverso è percepito dai regolatori internazionali ancora come un pericolo meno pressante ed immediato rispetto a quello che fin da subito avrebbe potuto essere la creazione di una stablecoin globale. Nonostante questo, soprattutto se verranno risolti i problemi relativi all’interoperabilità dei vari ecosistemi, le potenzialità di sviluppo del Metaverso potranno essere persino superiori a quelle precedentemente ipotizzati per Diem.
A questo punto, la domanda cruciale alla quale dovremo dare risposta nei prossimi mesi è se le iniziative di Zuckerberg rappresentano il disperato tentativo di “salvare” la sua creatura che sta evidentemente perdendo la concorrenza nei confronti dei competitor più freschi e leggeri come TikTok, o se si tratta di una scelta strategica di ampio respiro in grado di produrre tale risultato solo come effetto collaterale.
La questione è, infatti, ben più sostanziale di quanto possa apparire e implica anche il grado di ambizione di Zuckerberg stesso, ovvero quanto sia disposto a spingersi avanti per rivoluzionare la vita di milioni e milioni di persone.
Secondo vari analisti, il Metaverso può essere un affare da 800 miliardi di dollari fino al 2024, ma le cifre sono evidentemente destinate a crescere nel medio periodo se questo “mondo virtuale” dovesse effettivamente prendere piede, raccogliendo un valore non molto distante da quello dell’economia “fisica”. Tra l’altro, è chiaro come in tali condizioni tutte le strategie di sviluppo cambino radicalmente, offrendo alle imprese possibilità di crescita fino ad oggi nemmeno immaginabili.
Con lo sviluppo del Metaverso, siamo quindi arrivati ad un punto in cui anche i confini fisici e tangibili che priva ponevano degli effettivi limiti diventano del tutto relativi, estendendosi solo ai limiti stessi della nostra immaginazione.