di Maurizio Pimpinella
La Commissione Europea ha rotto gli indugi e, per vederci più chiaro, ha deciso di avviare una consultazione pubblica sull’euro digitale destinata principalmente ai cittadini che dovranno poi effettivamente utilizzare tale strumento di pagamento.
La consultazione rientra tra le attività di BCE e Commissione per esaminare dal punto di vista tecnico vari aspetti afferenti a questioni politiche, giuridiche, tecniche, ma anche sociali, relative all’introduzione dell’euro digitale che, secondo quanto già affermato dal dott. Piero Cipollone, membro del Direttorio e Vicedirettore Generale della Banca d’Italia, dovrebbe essere rilasciato sotto forma di prototipo entro il 2023. Quella in avvio in questi giorni, non è poi la prima richiesta di parere. Già tra l’autunno e l’inverno del 2020 ne era stata avviata una al fine di fare un primo sondaggio, tendenzialmente rivolto a soggetti espressione del settore finanziario, sugli orientamenti e la fattibilità del progetto.
In tale contesto, l’attuale consultazione assume un valore più fattuale che formale in quanto è destinata effettivamente a testare quale e quanta predisposizione vi sia nei cittadini europei nei confronti dell’utilizzo della Central Bank Digital Currency comune. Ad entrambe, seguiranno poi, verso la fine del 2022, l’istituzione di alcuni focus group mirati alla comprensione di alcuni aspetti specifici della moneta. Inoltre, tra gli obiettivi della consultazione c’è anche quello – affatto trascurabile – di raccogliere opinioni sul ruolo dell’euro digitale nei pagamenti al dettaglio e nell’economia digitale dell’Ue. Tale studio è di particolare rilevanza perché presuppone di misurare l’impatto della moneta sul settore finanziario e sulla stabilità finanziaria, in aggiunta agli aspetti relativi alle norme antiriciclaggio e alla protezione dei dati.
Come spesso dichiarato sia da Christine Lagarde che dal “nostro” Fabio Panetta, rispettivamente direttrice e membro del board della BCE, l’euro digitale, non sostituirà il contante e, soprattutto, dovrà essere un vero e proprio sostegno teso a facilitare la vita quotidiana dei cittadini, tanto che lo stesso Panetta, in un’audizione recente presso il Parlamento Europeo, ha dichiarato che la nuova moneta digitale dovrà essere un “valore aggiunto per i consumatori”.
Se effettivamente rilasciato, l’euro digitale potrebbe certamente essere un importante strumento di pagamento che, tra l’altro, sarebbe in grado di favorire anche l’adozione degli instant payments ma le sue potenzialità andrebbero considerate con uno spettro più ampio come vettori di innovazione per molti altri settori economici e finanziari.
Nell’idea della BCE e della Commissione UE, il passaggio all’utilizzo dell’euro digitale dovrebbe sostanzialmente avvenire in maniera naturale come evoluzione della crescita della digitalizzazione nei pagamenti e la valuta digitale è lo strumento che meglio si adatterebbe ai potenziali cambiamenti futuri del mercato finanziario. La chiave di lettura delle monete digitali del futuro, ed in particolare di quelle della banca centrale, è pertanto la fiducia, ovvero il rapporto di certezza e assicurazione sul valore e la convertibilità che vi è tra l’emittente e l’utilizzatore della moneta. Per questo motivo, infatti, le cripto valute sono da considerarsi solo come un parziale competitor per l’euro digitale in quanto mancano della necessaria affidabilità e certezza nel valore per poter essere effettivamente scambiate in maniera continuativa e da tutta la popolazione. Un discorso diverso andrebbe, invece, fatto per quanto riguarda buona parte delle principali stablecoin e, soprattutto a livello internazionale, di gran parte delle altre CBDC come lo yuan, il dollaro o la sterlina digitale che sono espressione anche di una realtà economica e geopolitica dello Stato cui fanno capo.
In sostanza, l’euro digitale non avrà solo un ruolo monetario o finanziario, ma attraverso questi strumenti la sua rilevanza – almeno stando ai presupposti e alle speranze della BCE – dovrebbe garantire all’Europa autonomia e sovranità. Tanto è vero che il progetto fa parte della più ampia strategia della Commissione in materia di finanza digitale e pagamenti al dettaglio che ha ovvie implicazioni anche nella strategia digitale in senso ampio. Per comprendere meglio la strategia che l’Europa intende portare avanti è interessante riprendere le parole dell’ex premier e attuale Commissario UE per l’economia Paolo Gentiloni, il quale, presentando la consultazione, ha affermato che “l’euro digitale offrirà importanti opportunità per la nostra economia. Adattando la moneta pubblica al 21º secolo possiamo rafforzare il ruolo dell’euro sulla scena internazionale e sostenere l’autonomia strategica aperta dell’Ue”.
In definitiva, anche se siamo ancora in una fase prodromica, i dubbi che l’euro digitale non veda la luce sono pochissimi. Vanno capiti tanti aspetti del suo funzionamento, ad iniziare dal rapporto con la privacy e sull’integrazione nel sistema bancario e finanziario, ma non vi sono dubbi che il suo ruolo sarà determinante per lo sviluppo autonomo e competitivo per istituzioni, cittadini e imprese dell’intero continente.