Ieri il Parlamento Europeo ha approvato il pacchetto di modifiche alla direttiva Iva sul commercio elettronico (2006/112/CE), avanzate dalla Commissione con la proposta di direttiva dell’11 dicembre 2018 (documento COM (2018) 819) finale).
Nel 2017, ad esempio, l’iva non pagata dovuta da tutti i settori economici nell’Unione europea è stata calcolata in circa 137 miliardi di euro.
Va subito precisato che in materia fiscale il ruolo del Parlamento Europeo è essenzialmente di carattere consultivo e non vincolante, la decisione finale, pertanto, spetterà al Consiglio.
L’intento che la Commissione UE si era proposta di raggiungere attraverso questa direttiva era di rendere più snelle le misure già introdotte dalla direttiva 2017/2455/UE, concernente “gli obblighi in materia di imposta sul valore aggiunto per le prestazioni di servizi e le vendite a distanza di beni”.
Lo scopo è, quindi, di contrastare l’evasione iva derivante dalle cessioni di beni a distanza realizzate da soggetti non soggetti passivi d’imposta nell’UE.
Con le modifiche accolte dal Parlamento, le piattaforme dell’e-commerce digitale saranno obbligate a tenere traccia delle registrazioni sulle vendite effettuate, in questo modo, sarà più facile per le autorità nazionali calcolare l’importo dell’iva che queste sono tenute a versare. Attualmente, infatti, in assenza di una corretta informazione da parte del venditore è estremamente difficile per gli Stati membri riuscire a calcolare degli importi certi.
L’obiettivo è quello di recuperare i circa 5 miliardi di euro persi ogni anno di gettito fiscale sul commercio elettronico e di incrementare tale cifra fino ai 7 miliardi auspicati per il prossimo futuro.
Il via libera a questo provvedimento si inserisce all’interno di un dibattito diffuso in tutta l’UE sull’opportunità di tassare le grandi piattaforme web e su cui l’Italia sta elaborando una proposta inserita all’interno della prossima legge di bilancio.
Come detto, ora la palla passa alla Commissione UE per l’adozione definitiva di un provvedimento che può aprire un importante canale ed armonizzare la normativa europea in materia di tassazione web.