di Pierfrancesco Malu
Negli ultimi mesi, ha tenuto banco nelle cancellerie di mezza Europa (e in Italia in particolare) il dibattito sul progetto della “Nuova via della Seta” che ha portato alla costituzione di tavoli ed incontri bilaterali con diversi paesi, tra cui il nostro, del Vecchio continente. Al di là della valutazione oggettiva e soggettiva sull’opportunità e sui possibili vantaggi nello stringere stretti accordi commerciali coi cinesi, è indubbio che in questa fase storica la Cina è vista da più parti come uno dei principali paesi di riferimento dal punto di vista economico e tecnologico del panorama mondiale.
I cinesi in Africa ci sono già da qualche anno, e da tempo investono ingenti somme, soprattutto per lo sfruttamento delle consistenti risorse naturali di cui è ricco il continente africano. Si stima che, dal 2010 a oggi, la Cina abbia investito oltre 100 miliardi di dollari per lo sviluppo di attività finanziarie in Africa.
Durante il Forum per la cooperazione tra Cina e Africa (FOCAC), del 2018, il presidente Xi Jinping ha annunciato la costituzione di un nuovo fondo comune da 60 miliardi di dollari per lo sviluppo dell’Africa come parte di una serie di misure per rafforzare i legami tra il paese asiatico e il continente africano. Degli oltre 143 miliardi di dollari prestati dai cinesi a 56 nazioni africane, un quarto sono stati destinati all’energia e il 15% all’estrazione di risorse, compresa l’estrazione di idrocarburi.
Solo l’1,6% dei prestiti è stato dedicato ai settori dell’istruzione, della sanità, dell’ambiente, alimentare e umanitario, palesando quindi l’intento tutt’altro che umanitario e scevro di interessi concreti del governo di Pechino.
Recentemente, poi, sta riprendendo corpo il progetto dell’autostrada trans-sahariana, una mastodontica infrastruttura su scala continentale che dovrebbe attraversare Algeria, Ciad, Mali, Niger, Nigeria e Tunisia.
Il progetto di quest’opera nasce negli Anni 60 e alcuni tratti erano stati realizzati a partire dal 1970, salvo poi essere abbandonato a più riprese. Soltanto di recente l’idea starebbe riprendendo corpo grazie ad un’impresa cinese e agli ingenti finanziamenti garantiti dalla Export Import Bank of China.
Come detto, l’opera ha un respiro continentale e si prefigge l’obiettivo di contribuire allo sviluppo degli scambi commerciali attraverso le strade per promuovere l’integrazione regionale in Africa. Al di là, quindi, dell’intento commerciale particolarmente marcato, scopo dell’autostrada trans-sahariana sarebbe anche quello di facilitare i contatti culturali con le popolazioni che vivono in alcune delle aree più povere e disagiate del pianeta.
Il completamento del progetto sta partendo dalla Nigeria sotto la gestione della China Harbor Engineering Company (CHEC). Il completamento di questo primo tratto di strada sarebbe cruciale per il completamento dell’opera e i cinesi puntano molto sul suo ruolo. Zhang Wenfeng, amministratore delegato di CHEC in Nigeria, infatti, ha descritto il progetto in corso come un’opera “rafforzerebbe la connessione internazionale” in tutte le regioni dell’Africa”. “Il progetto sarà direttamente collegato alla strada costiera dell’Africa occidentale, a ovest del Ghana, della Costa d’Avorio, e così via, attraverso Lagos e a nord del Niger; paesi come l’Algeria attraverso Kano e ad est paesi come il Camerun e il Ciad attraverso Calabar “, ha detto Zhang. Grazie all’interconnessine di strade, vie portuali e fluviali la strada sarebbe in grado di stabilire una ramificata serie di collegamenti in tutta l’Africa tale da migliorare sostanzialmente le condizioni stradali all’interno della regione. A progetto ultimato, la strada dovrebbe collegare 74 centri urbani di grandi dimensioni e oltre 60 milioni di persone sparse in diversi paesi. Un’opera faraonica di oltre 4.500 chilometri che testimonia l’importanza acquisita nel tempo dalla Cina in tutta l’Africa. E’ chiaro, infatti, che, oltre ai cittadini e alle imprese locali, i maggiori beneficiari saranno gli investitori cinesi che sfrutteranno la nuova rete infrastrutturale per accrescere i commerci e il proprio ruolo nell’intera area.
Nel frattempo, l’Europa rimane sostanzialmente a guardare. Dopo aver governato direttamente l’Africa i paesi europei sono stati incapaci di creare dei normali rapporti commerciali e una corretta politica dell’immigrazione in grado di favorire la crescita di entrambe le sponde del Mediterraneo. Anzi, dopo l’Africa proprio l’Europa sarà il prossimo obiettivo di imprese e Governo cinese.