Negli anni più recenti, il modello di capitalismo occidentale sta attraversando una profonda fase di cambiamento, mutando molti dei capisaldi che lo hanno caratterizzato da sempre. La crisi economica che dal 2008 ha colpito gran parte dei paesi sviluppati ha lasciato profondi solchi e cambiato, forse in maniera irreversibile, il modo tradizionale di fare business. I nuovi modelli emersi, accompagnati dalla crescita e dalla diffusione tecnologica, hanno agevolato la nascita di nuovi comparti economici più etici e maggiormente orientati al cliente come, ad esempio, l’economia della condivisione nelle sue varie forme.
Poche settimane fa, ad esempio, negli Stati Uniti, la riunione della Business Roundtable – che riunisce le principali società di Wall Street, come Walmart, Apple, Amazon, At&t e JPMorgan – ha diffuso un documento firmato da 180 amministratori delegati che si impegnano a guidare le loro aziende a vantaggio di tutte le parti interessate: “clienti, dipendenti, fornitori, comunità e azionisti”.
Gli azionisti sono stati messi all’ultimo posto di proposito, a significare che lo scopo della gestione non è più quello di massimizzare i guadagni per gli investitori sotto forma di dividendi ma quello di ridistribuirli alla comunità.
Dei mutamenti in corso nell’economia USA, e non solo, è convinto anche Carmine Di Sibio, nuovo Global chairman di EY, intervistato dal Sole 24 ore. Di Sibio, infatti, sottolinea che anche negli Stati Uniti il capitalismo – lì dove è nato nella forma sua moderna – “è sotto una stretta”. “Le aziende americane non sono più focalizzate solo sulla creazione di valore per gli azionisti. Il profitto non è l’unica leva, ci sono valori a lungo termine a cui pensare”. In linea con buona parte dei principi emersi dalla riunione delle principali aziende americane – di cui fa parte – il nuovo vertice di EY elenca i nuovi valori dell’economia made in USA: “primo, le aziende devono pensare ai propri clienti. Secondo, ai dipendenti. Al terzo posto, c’è il ruolo che l’azienda ha nella società e nell’area geografica in cui opera. Al quarto posto, ci sono gli azionisti”.
La trasformazione digitale ha un ruolo fondamentale nel nuovo corso economico intrapreso dalle principali aziende americane. Lo stesso Di Sibio sottolinea che “nell’era del digitale tutte le aziende, piccole e grandi, devono chiedersi come trasformarsi. Se non lo fai non sopravvivi perché i tuoi concorrenti lo fanno. C’è tanto lavoro da fare”.
Etica e tecnologia possono essere il binomio del terzo millennio in grado di condurre uomini e imprese di fronte ad un nuovo modello economico inclusivo e sostenibile capace di favorire lo sviluppo diffuso dell’intera umanità.
Come affermato anche da Carmine Di Sibio a conclusione della sua intervista “abbiamo bisogno di mercati aperti per consentire l’innovazione su ampia scala e tendere verso un maggior progresso di tutta l’umanità. La tecnologia rende la globalizzazione immediata”.