Nel 2024, il mercato energetico europeo ha continuato a mostrare forti disparità, influenzato da uno scenario internazionale ancora complesso, eredità della crisi energetica del 2023. Mentre in dieci Paesi dell’Unione Europea i prezzi dell’energia elettrica per i consumatori domestici sono aumentati, come in Francia (+19%) e Portogallo (+15%), in altri diciassette Paesi si è registrato un calo, tra cui l’Italia (-8%) e il Lussemburgo (-33%). Questi squilibri hanno spinto diversi governi a intervenire modificando, sospendendo o introducendo nuove misure per contenere il costo dell’energia.
In Italia, come emerge dalla Relazione annuale dell’ARERA al Parlamento, sono ormai terminate le misure straordinarie introdotte tra il 2022 e il 2023 per contrastare i rincari, tra cui la riduzione dell’IVA sul gas e i potenziamenti ai bonus sociali. Di conseguenza, i prezzi dell’elettricità sono sì calati – passando da 38,64 a 35,7 centesimi di euro per kilowattora – ma i benefici per i consumatori sono stati fortemente limitati dall’aumento delle componenti fiscali e parafiscali in bolletta. In particolare, gli oneri, le imposte e le tasse sono aumentati del 28%, salendo da 8,5 a 9,8 centesimi di euro/kWh. Questa voce di costo rappresenta oggi la più elevata fra tutti i Paesi europei analizzati: è superiore del 134% rispetto alla Francia e del 65% rispetto alla media dell’area euro. Nonostante il calo dei costi energetici e di rete, l’impatto finale sulle famiglie italiane è stato dunque contenuto.
Dal punto di vista dei consumi, l’Italia ha visto una crescita del 2,3% della domanda di elettricità, con un’espansione generalizzata in tutti i settori ad eccezione dell’industria, che ha segnato un lieve calo dello 0,5%. Il fabbisogno nazionale è stato soddisfatto per l’83,7% dalla produzione interna netta e per il restante 16,3% dalle importazioni. La produzione nazionale lorda ha raggiunto i 273,3 TWh, con un aumento del 3,2% rispetto all’anno precedente. Le fonti rinnovabili hanno continuato a guadagnare terreno, crescendo complessivamente del 14,9%, soprattutto grazie al balzo del 30,2% della produzione idroelettrica, che con 52,8 TWh è tornata a livelli vicini ai massimi del decennio. Questo incremento ha compensato il calo del 6% della produzione da centrali termoelettriche.
Per quanto riguarda i produttori, Enel si conferma anche nel 2024 il primo operatore del Paese con una quota di mercato pari al 13,4%, pur in diminuzione rispetto al 16,9% del 2023. Seguono Eni con una quota stabile al 9,1% – mantenendo la leadership nella produzione termoelettrica con una quota del 18,5% – ed Edison con l’8,9%.
Un altro elemento centrale del 2024 è stato l’inizio del processo di superamento del mercato tutelato per i clienti domestici non vulnerabili. A partire dal primo luglio è stato introdotto il Servizio a Tutele Graduali, pensato per accompagnare i consumatori verso il mercato libero in maniera protetta. Su un totale di 30,5 milioni di contratti domestici, 5,6 milioni risultano ancora serviti in Maggior Tutela, 1,7 milioni sono passati al nuovo servizio a Tutele Graduali e 23,2 milioni sono già nel mercato libero, in netta crescita rispetto ai 21,4 milioni del 2023.
Il tasso di switching – ovvero la percentuale di famiglie che ha cambiato fornitore – è aumentato sensibilmente: il 23,8% dei clienti domestici ha cambiato operatore almeno una volta nel 2024, contro il 18,9% dell’anno precedente. Nonostante l’apertura crescente del mercato, il gruppo Enel mantiene la posizione dominante con il 24,8% delle vendite complessive (in calo rispetto al 2023), seguito dal gruppo A2A con l’8,3% e da Edison con il 6,3%. Il grado di concentrazione nel mercato libero si è leggermente ridotto: le prime tre aziende detengono insieme il 39,3% delle vendite, contro il 44,1% del 2023, segno di una progressiva apertura alla concorrenza.