In Italia si fanno sempre meno figli, ma non perché manchi il desiderio di averne. Nel 2024 le nascite sono scese a 370mila, toccando il minimo storico dall’Unità d’Italia. Eppure, il 69,4% dei giovani adulti – uomini e donne tra i 11 e i 19 anni – dichiara di volere figli e tra questi l’80% ne desidera due o più. È la prova di un divario crescente tra ciò che le persone desiderano e ciò che riescono a realizzare. Un tema che il “Cambiare Paese o cambiare il Paese. Dossier 2025: dai numeri alla realtà”, presentato oggi alla Luiss e realizzato dalla Fondazione per la Natalità in collaborazione con ISTAT, analizza in profondità, offrendo uno sguardo aggiornato e concreto sulla crisi demografica che attraversa il Paese.
Il report fotografa una crisi demografica sempre più profonda: tuttavia, questo crollo non riflette un disinteresse verso la genitorialità. Anzi, i dati mostrano con chiarezza che la volontà di avere figli resta forte. Quello che si evidenzia è un paradosso drammatico. A fronte di un desiderio diffuso di costruire una famiglia, solo una donna su tre riesce ad avere tutti i figli che vorrebbe. La fecondità reale è ferma a 1,18 figli, ben al di sotto della soglia di sostituzione. Il divario tra progetti familiari e realtà è spiegato da ostacoli concreti e sistemici: motivi economici, precarietà lavorativa, carenza di servizi per l’infanzia e difficoltà abitative costringono molte coppie a rimandare – o addirittura rinunciare. Non si tratta di una semplice evoluzione culturale, ma di una scelta spesso obbligata, dettata dall’instabilità occupazionale e dall’assenza di condizioni favorevoli per conciliare famiglia e lavoro.
Sul piano economico, si manifesta un paradosso preoccupante: le imprese cercano giovani, ma loro se ne vanno. Dal 2012 al 2023 abbiamo perso, infatti, quasi un milione di italiani, soprattutto laureati, con una percentuale di giovani Neet del 19%, quasi il doppio della media UE. La crescita del PIL dal 2000 è stata appena del +9,3%, contro il +30% della Francia e il +45% della Spagna.
L’indagine richiama con forza l’attenzione delle istituzioni: le misure finora adottate si sono rivelate frammentarie e insufficienti. Occorre una risposta strutturale, che comprenda un sostegno economico stabile alle famiglie, un sistema educativo per la prima infanzia realmente accessibile, congedi parentali più equi tra madri e padri, una maggiore stabilità contrattuale per i giovani e una visione politica condivisa che rimetta la natalità al centro delle priorità del Paese.
Durante l’evento, Gigi De Palo, Presidente della Fondazione per la Natalità, ha lanciato un appello: “Siamo davanti a una delle più grandi emergenze del nostro tempo, ma facciamo finta che sia solo un problema statistico. In realtà, dietro ogni numero c’è una speranza mancata, un sogno rimandato, una scelta che diventa rinuncia. Gli italiani vogliono figli, ma lo Stato, il mercato del lavoro e il contesto sociale non li aiutano a realizzare questo desiderio. Finché diventare genitori rappresenterà la seconda causa di povertà in Italia, dopo la perdita del lavoro, continueremo a vedere calare le nascite e crescere la frustrazione. Servono politiche serie, strutturate, di lungo periodo, capaci di costruire fiducia. La natalità non è un tema ideologico, ma una questione di giustizia e di visione. Se non agiamo ora, il futuro dell’Italia sarà già scritto”.
Dopo il saluto introduttivo di Livia De Giovanni, Prorettore per la Didattica e la Qualità dell’Università Luiss Guido Carli, Francesco Maria Chelli, Presidente ISTAT, ha illustrato i dati regionali e nazionali, evidenziando la crescente distanza tra il desiderio di creare una famiglia e risultati concreti, mentre Franco Parasassi, Presidente della Fondazione Roma, ha richiamato l’attenzione sull’impatto economico e sociale di un Paese che invecchia rapidamente e non investe sul futuro.
Il Dossier 2025 non è solo un documento tecnico, ma un richiamo collettivo alla responsabilità. Senza un cambio di rotta deciso, il declino demografico non solo continuerà, ma diventerà strutturale. La denatalità non è un destino: è una sfida. E può essere vinta solo se tutti – istituzioni, imprese, università, cittadini – si assumono il compito di trasformare i numeri in realtà. Di questo si parlerà nella prossima edizione degli Stati Generali della Natalità dal titolo “Cambiare Paese o cambiare il Paese?”, che si terrà il 27 e 28 novembre 2025 presso l’Auditorium della Conciliazione a Roma.