Nelle Considerazioni finali sulla Relazione annuale 2024, il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha sottolineato con forza il ruolo essenziale dell’innovazione tecnologica per rilanciare la competitività sia dell’Italia che dell’Europa. Ha evidenziato come strumenti come il cloud computing e l’intelligenza artificiale siano ormai indispensabili per avviare un nuovo ciclo di crescita economica.
Secondo il governatore della Banca d’Italia, l’adozione di queste tecnologie digitali avanzate ha superato la fase sperimentale in diversi settori dell’economia italiana, con un numero crescente di imprese che ne fa uso, migliorando così produttività, solidità patrimoniale e redditività. Tuttavia, ha evidenziato un divario significativo con gli Stati Uniti, dove gli investimenti in ricerca e sviluppo sono il doppio rispetto a quelli europei, soprattutto in settori chiave come i servizi digitali e le startup innovative, che in Europa sono ancora poco sviluppate. Nonostante la rapida crescita della Cina, l’Europa resta un’eccellenza globale nella ricerca scientifica, paragonabile agli Stati Uniti in molti ambiti, ma questa forza non si traduce altrettanto efficacemente in innovazione produttiva. Panetta ha fatto notare che il numero di brevetti europei, in particolare nel campo digitale, è molto inferiore rispetto agli Stati Uniti, e questo indica una difficoltà nel trasformare la ricerca scientifica in prodotti e tecnologie industriali concreti, così come riporta key4biz.it.
Per l’Italia, in particolare, Panetta ha evidenziato una ricerca scientifica di qualità elevata, soprattutto in medicina, ingegneria e informatica, ma con scarsa capacità di tradurre questa ricerca in innovazione industriale. Un’indagine condotta dalla Banca d’Italia nel 2023 ha rilevato che circa il 79% delle imprese italiane non utilizza ancora soluzioni di intelligenza artificiale né prevede di farlo a breve termine, mentre solo una minoranza le impiega in modo limitato o sperimentale. Questo significa che, nonostante l’importanza dell’AI, la sua diffusione nelle aziende italiane è ancora molto ridotta, con solo un’impresa su cinque che ne fa uso e circa il 40% che utilizza la robotica industriale. Più diffuso è invece l’uso del cloud, che interessa oltre la metà delle aziende italiane. Panetta ha poi richiamato l’attenzione sui rischi legati alla concentrazione del controllo dei dati, delle infrastrutture cloud e delle piattaforme di intelligenza artificiale in poche grandi aziende globali, sottolineando la necessità di una regolamentazione europea che tuteli la concorrenza, il pluralismo e i diritti dei consumatori, senza però ostacolare il progresso tecnologico.
Nella seconda parte del suo discorso, Panetta si è concentrato sul tema cruciale dell’energia, evidenziando come il caro energia rappresenti una penalizzazione per l’industria europea e in particolare per quella italiana. Nel 2024, infatti, il costo dell’elettricità in Italia è stato circa il 25% superiore alla media europea, con conseguenze negative sulla competitività delle imprese e un rischio crescente di delocalizzazione. L’Italia e l’Europa continuano a dipendere in gran parte dalle fonti energetiche fossili, importate per circa due terzi del fabbisogno, e mostrano una forte esposizione verso la Cina per quanto riguarda molti beni strategici, specialmente quelli legati alla transizione energetica e ai prodotti tecnologici avanzati. Panetta ha definito questa dipendenza una vulnerabilità strutturale e ha sottolineato l’urgenza di accelerare l’adozione di fonti rinnovabili, migliorare le reti di trasmissione elettrica e incentivare contratti a lungo termine per la fornitura di energia, per ridurre i rischi legati alle forniture esterne.
Il governatore ha, quindi, descritto le fragilità strutturali dell’economia europea, tra cui la stagnazione della produttività e il ritardo nell’innovazione, che limitano il potenziale di crescita. Ha evidenziato come la dipendenza dall’estero, sia per le materie prime sia per i mercati di sbocco, aumenti la vulnerabilità dell’Europa in un contesto globale sempre più frammentato, e ha invitato a ripensare il modello di sviluppo finora adottato nel continente. Pur riconoscendo che il Piano d’azione della Commissione europea per il 2025 sia una direzione positiva, Panetta ha sottolineato che è necessario accompagnarlo con investimenti nazionali concreti e tempestivi, soprattutto per affrontare il problema del costo dell’energia che in Italia è particolarmente urgente. In questo contesto, ha ricordato l’impegno diplomatico italiano, citando la recente visita della Premier Giorgia Meloni in Kazakistan per rafforzare la cooperazione energetica e garantire forniture di materie prime critiche, con l’obiettivo di assicurare una collaborazione a lungo termine nei settori petrolifero, del gas, delle energie rinnovabili, della gestione delle risorse idriche e dell’agroindustria.
Riguardo alla transizione ecologica, Panetta ha evidenziato i progressi fatti in Italia negli ultimi anni con l’aumento delle installazioni di energie rinnovabili, sostenuti anche da nuovi strumenti contrattuali promossi dall’operatore pubblico. Tuttavia, ha avvertito che il successo della transizione dipenderà dalla capacità di bilanciare ambizione ambientale, sostenibilità economica e inclusione sociale, poiché una transizione sbilanciata rischierebbe di aumentare le disuguaglianze sociali e minare il consenso necessario per attuare i cambiamenti.
Infine, Panetta ha ribadito la necessità di un approccio europeo integrato e sistemico per affrontare le sfide della tecnologia e della sostenibilità, mettendo in guardia contro il rischio che senza una strategia coordinata l’Italia possa perdere terreno nella competizione globale. La strategia nazionale deve quindi concentrarsi su due obiettivi principali: promuovere la digitalizzazione favorendo l’adozione di tecnologie avanzate e garantire una transizione energetica equa che non aumenti eccessivamente i costi per le imprese e la società. Secondo Panetta, innovazione e sostenibilità non sono più opzioni, ma condizioni fondamentali per rilanciare la produttività, l’occupazione e una crescita inclusiva in Italia e in Europa.