Il 29% dei professionisti e delle professioniste italiane, intervistate da Università di Bologna e Università di Palermo, nell’ambito della ricerca “Le dimensioni psicosociali del benessere mentale”, haammesso di provare spesso (24%) o sempre (5%) il bisogno di recuperare fisicamente e mentalmente dopo il lavoro. In breve, quasi tre persone su dieci manifestano segni di stress cronico o di carichi lavorativi elevati. I dati sono sottolineati da Stimulus Italia, società di consulenza specializzata nell’integrazione del benessere psico-sociale, nei contesti aziendali in occasione del Mese della Salute Mentale, che è maggio, secondo quando definito da Mental Health America, dal 1949. Mental Health America per il 2025 ha diffuso l’appello “Turn Awareness in action”, per trasformare la consapevolezza sull’importanza della salute mentale in interventi concreti.
Il senso di fatica, fisica e psicologica, al termine di una giornata di lavoro è solo una delle spie di un benessere complessivo a rischio in molti contesti professionali. Alla domanda “Quanto spesso sente il bisogno di recuperare fisicamente e mentalmente al termine della giornata lavorativa?”, il 24% risponde “spesso”; il 5% “sempre”, ma c’è anche un 57% che ammette di sentirsi stanco “qualche volta” e solo il 13% dice “mai”. È uno stress che influenza in modo ampio la vita delle persone, come conferma un altro dato: il 23% degli intervistati sente in modo rilevante un conflitto tra il lavoro e la famiglia. In altri termini: molti italiani e italiane lavorano troppo, tornano a casa troppo stanchi, hanno difficoltà a bilanciare esigenze professionali, vita privata, bisogni dei propri cari. (Dati tratti da “Le dimensioni psicosociali del benessere mentale” 2024, ricerca di Stimulus Italia, realizzata con un campione di 8572 risposte, che vantail più alto numero di interviste realizzate in Italia ed è stata la prima ad applicare, sul territorio nazionale, il modello di analisi Job Demands-Resources).
Proprio Mental Health America consiglia, tra le misure di prevenzione per il benessere mentale, un riposo adeguato e un equilibrio tra vita privata e impegni di lavoro. Se il rischio di burn out è dietro l’angolo, si nasconde, poi, un’insidia più sottile: il quiet quitting e la perdita di motivazione. Il 28%, alla domanda “Sono d’accordo con l’affermazione: svolgo solo il minimo indispensabile richiesto nel mio lavoro” non risponde né sì né no, suggerendo una potenziale area grigia di disimpegno silenzioso. Osserva Diego Scarselli, Operations Manager Stimulus Italia: “MHM 2025 invita le organizzazioni ad agire concretamente per ridurre lo stress cronico. Consiglia anche di implementare strategie di work–life balance. I nostri dati confermano che, in molte imprese italiane, i fenomeni emergenti di disimpegno silenzioso e esaurimento psicofisico sono più consistenti quando mancano azioni sistemiche, nel contesto di lavoro, sul benessere. Si può iniziare con l’offrire il supporto psicologico – come fanno, con Stimulus, 150 aziende italiane -, ma si deve poi proseguire con progetti più ampi, che coinvolgano tutta l’organizzazione”.