Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, è intervenuto oggi sui dazi americani e sulla sicurezza alimentare all’evento di ISPI “Effetto Trump: cosa cambia per le imprese e per il mondo”.
“Per quanto concerne l’agroalimentare, gli USA rappresentano, per la UE e l’Italia, il principale mercato fuori dall’Europa. Pertanto, siamo preoccupati per i dazi annunciati dal presidente Trump – ha detto Giansanti -. Da un lato comprendiamo la volontà di riequilibrare la situazione a vantaggio del mercato domestico; tuttavia, questa politica tariffaria aggressiva ottiene l’effetto opposto, anche all’interno dei confini americani. Il valore dei prodotti importati sul mercato USA genera quattro volte il valore aggiunto del prodotto, portando maggiore ricchezza interna”.
“Il punto è che si tratta di un confronto ad armi pari, tra due colossi dell’agroalimentare – ha proseguito il presidente riferendosi all’Unione Europea e agli Stati Uniti -. Paradossalmente la UE potrebbe fare a meno degli USA e viceversa. Ma a che pro? Noi vogliamo ragionare in un’ottica di collaborazione, a vantaggio di tutti. Quel che è certo è che, come Unione appunto, dobbiamo procedere uniti. Bisogna negoziare insieme e ricordare che dazio chiama dazio. Va considerato che andiamo sempre di più verso una polarizzazione produttiva: UE e USA sono grandi potenze agricole, il Sud America è sempre più rilevante nella produzione delle proteine vegetali, l’India si sta imponendo sul mercato globale, Cina e Russia sono due player strategici. Il rischio di una grande instabilità a svantaggio dei consumatori è reale”.
“Il settore agricolo europeo è schiacciato dal peso della burocrazia. Ancora oggi, all’interno delle tecnostrutture della UE, c’è una visione che punta più a un mondo perfetto, irraggiungibile, che alla tutela e allo sviluppo del mondo produttivo – ha concluso –. Fare impresa in un momento di estrema imprevedibilità è complicato. Un esempio: il prezzo della soia è uno dei parametri più certi in agricoltura, a livello globale. Eppure, in questo momento nessuno si sente di scommetterci. Non possiamo ignorare che comprare generi alimentari al prezzo che il mercato esprime non è mai conveniente per un Paese. La produzione di cibo corrisponde a un soft power nel momento in cui la sicurezza alimentare rappresenta un tema altamente strategico. A livello europeo stiamo assistendo a un arretramento economico spaventoso, che in questo scenario non possiamo permetterci. Siamo stati troppo tesi verso modelli non realistici e l’effetto oggi è disastroso. Non bastano più le promesse, da parte della presidente von der Leyen servono fatti concreti. Vanno certamente preservate le risorse naturali che non sono infinite ma serve necessariamente un passo deciso verso un sano pragmatismo”.