Di fronte a un clima geopolitico sempre più instabile e al rischio crescente di attacchi alle infrastrutture digitali, i Paesi nordici stanno prendendo provvedimenti concreti per garantire la sicurezza e la continuità dei sistemi di pagamento. Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca ed Estonia hanno avviato un progetto comune per rendere possibile l’uso delle carte di pagamento anche in assenza di connessione Internet. L’obiettivo è chiaro: evitare che un’interruzione della rete, dovuta a sabotaggi o guerre ibride, impedisca alle persone di acquistare beni essenziali.
A illustrare le ragioni di questa iniziativa è stato Tuomas Valimäki, membro del consiglio della Banca di Finlandia, che ha sottolineato come il conflitto in Ucraina abbia cambiato radicalmente il contesto della sicurezza in Europa. In particolare, atti di sabotaggio avvenuti nel Mar Baltico hanno mostrato quanto siano vulnerabili le infrastrutture digitali, incluse quelle finanziarie. I sistemi di pagamento, sempre più centrali nella vita quotidiana, sono diventati obiettivi strategici in caso di conflitto o crisi. Per questo motivo, è fondamentale renderli più resistenti e autonomi.
La soluzione proposta consiste nell’introduzione di terminali di pagamento in grado di funzionare offline. Questi dispositivi potranno registrare e criptare le transazioni anche senza accesso a Internet, per poi sincronizzarsi con i sistemi centrali una volta ristabilita la connessione. La Svezia ha fissato una scadenza ambiziosa: entro il primo luglio 2026 questi terminali dovranno essere operativi, e capaci di garantire i pagamenti anche durante blackout digitali di durata fino a sette giorni.
Questo progetto si inserisce in un contesto in cui l’uso del contante è ormai ridotto al minimo. In Finlandia, ad esempio, solo il 10% della popolazione utilizza ancora i contanti come metodo principale di pagamento. Una società così fortemente digitalizzata, se da un lato gode di efficienza e modernità, dall’altro risulta estremamente esposta nel caso in cui la rete venga compromessa.
Oltre alla vulnerabilità tecnologica, esiste anche una questione di dipendenza strategica: gran parte delle transazioni elettroniche in Europa si appoggia su circuiti privati americani, in particolare Visa e Mastercard. Anche i servizi considerati alternativi, come Apple Pay o Google Pay, in realtà utilizzano queste stesse reti di pagamento. Questo significa che, in caso di crisi globale o tensioni geopolitiche, l’Europa potrebbe trovarsi priva di strumenti autonomi per garantire la continuità dei servizi finanziari. Per ridurre questa dipendenza, la Finlandia ha annunciato la creazione di un sistema nazionale di pagamenti istantanei, pensato per garantire operazioni rapide e sicure anche senza passare da intermediari stranieri. A partire dal prossimo anno, inoltre, verranno introdotti anche sistemi di pagamento offline per l’uso quotidiano da parte dei cittadini, come si legge su italianelfuturo.com.
Nel frattempo, anche la Banca Centrale Europea sta lavorando al progetto del cosiddetto “Euro Digitale”, una valuta digitale pubblica che dovrebbe offrire un’alternativa sicura e autonoma ai circuiti privati. Tuttavia, il suo sviluppo richiederà ancora diversi anni e il raggiungimento di un ampio consenso politico all’interno dell’Eurozona. Parallelamente, la Finlandia ha presentato un’altra misura innovativa: la creazione di conti bancari di riserva. Si tratta di un sistema gestito da un’autorità nazionale per la stabilità finanziaria, che permetterà ai cittadini di accedere ai propri risparmi anche nel caso in cui le banche tradizionali non siano operative. È un’ulteriore forma di tutela pensata per situazioni di emergenza.
In sintesi, i Paesi nordici stanno dando vita a un vero e proprio modello di adattamento alle nuove minacce sistemiche. Stanno dimostrando che è possibile integrare tecnologia, regolamentazione e visione strategica per proteggere non solo l’economia digitale, ma anche la sovranità e la sicurezza nazionale. In un’epoca in cui finanza, cyber-sicurezza e geopolitica si intrecciano sempre più strettamente, queste scelte potrebbero fare la differenza per il futuro dell’Europa.