L’invecchiamento della popolazione nell’area euro rappresenta una sfida significativa per l’espansione della forza lavoro e, di conseguenza, per la crescita economica. In questo scenario, i lavoratori stranieri possono svolgere un ruolo importante nel contrastare e superare tali difficoltà. È quanto affermano gli esperti della Banca centrale europea in un articolo pubblicato sul blog ufficiale dell’istituzione.
Negli ultimi anni, l’afflusso di manodopera straniera ha contribuito in modo rilevante alla crescita della forza lavoro nell’area euro, attenuando gli effetti negativi delle tendenze demografiche sfavorevoli. Il contributo degli stranieri alla crescita del PIL è diventato sempre più evidente, grazie sia all’aumento del loro numero sia ai tassi di partecipazione lavorativa generalmente più alti. Questo impatto positivo si riscontra in tutti i Paesi dell’eurozona, anche se con intensità diverse. In alcune delle principali economie, non è esagerato affermare che, in assenza dei lavoratori stranieri, la crescita sarebbe stata decisamente più debole.
In Italia, dove i tassi di partecipazione al lavoro sono storicamente più bassi, la crescita economica è stata sostenuta soprattutto da un maggiore coinvolgimento dei lavoratori italiani. In questo contesto, i lavoratori stranieri non hanno inciso in modo significativo né sull’occupazione né sull’incremento della produzione. Diversa la situazione in Paesi come la Germania, dove, a fronte di un’elevata partecipazione lavorativa e di un calo della popolazione in età attiva, i lavoratori stranieri hanno avuto un ruolo fondamentale nel compensare la diminuzione della forza lavoro nazionale e nell’alleviare gli effetti dell’invecchiamento demografico.
In Spagna, l’immigrazione ha dato un impulso importante alla crescita economica, affiancandosi al contributo – seppur modesto – della popolazione locale in età lavorativa. Anche in Francia e nei Paesi Bassi i lavoratori stranieri hanno fornito un apporto rilevante, sebbene, in proporzione, inferiore rispetto a Germania e Spagna. Nonostante questi progressi complessivi, resta ancora spazio per migliorare l’integrazione tra le competenze dei lavoratori stranieri e le esigenze del mercato del lavoro. Un migliore allineamento favorirebbe una maggiore stabilità occupazionale e rafforzerebbe ulteriormente il contributo di questi lavoratori alla crescita della produttività.