Il Centro Studi di Unimpresa ha delineato un quadro economico per l’Italia nel 2025 caratterizzato da crescita debole, consumi fiacchi e inflazione in rallentamento, mentre il potere d’acquisto resta ben distante dai livelli precedenti alla crisi. Sebbene il mercato del lavoro stia registrando un incremento numerico, permangono significative fragilità strutturali. Le stime sul PIL per il prossimo anno indicano un aumento contenuto, compreso tra lo 0,7% e lo 0,9%.
Mariagrazia Lupo Albore, direttrice generale di Unimpresa, ha commentato: “Il Paese avanza, ma a ritmo troppo lento. Il mercato del lavoro è spaccato tra impieghi stabili e aree di alta rotazione, aggravato da squilibri territoriali e generazionali. È urgente un piano strutturale che miri a migliorare la produttività, incentivare gli investimenti e collegare in modo più efficace l’occupazione alla qualità e alla formazione professionale”, così come riporta Borsa Italiana.
Anche se l’inflazione è scesa all’1,3%, il recupero del potere d’acquisto rimane incompleto. I salari orari dovrebbero aumentare in media del 3,1%, ma si registra ancora un divario di quasi 12 punti percentuali rispetto all’inflazione accumulata negli ultimi due anni, lasciando solo un parziale recupero delle retribuzioni reali.
Nel 2024, l’occupazione è cresciuta dell’1,5%, con oltre 24 milioni di lavoratori attivi e un tasso di occupazione del 62,2%. Tuttavia, il lavoro precario resta predominante: l’84% dei nuovi contratti sono a termine e un terzo di essi ha una durata inferiore a un mese. L’inattività resta elevata, in particolare tra le donne (42,4%) e nel Sud Italia (43,9%), evidenziando persistenti barriere all’inclusione nel mondo del lavoro. Anche la qualità dell’occupazione è in calo: le ore di cassa integrazione sono salite a 9,5 ogni mille ore lavorate, rispetto alle 7,7 del 2023.
Il rapporto evidenzia anche una diminuzione della produttività del 2,5% nel 2023, seguita da un andamento sostanzialmente piatto nel 2024.
Guardando al futuro, l’economia italiana si trova ad affrontare numerose sfide. Gli investimenti fissi lordi mostrano segnali di rallentamento, complici la progressiva perdita dell’impulso generato dal Pnrr e l’accesso al credito ancora difficile, ostacolato da tassi di interesse elevati che penalizzano in particolare le piccole e medie imprese.
Fattori esterni come l’instabilità internazionale, le tensioni geopolitiche, l’andamento altalenante dei costi energetici e il calo della popolazione attiva continuano a rappresentare gravi elementi di incertezza.
“La ripresa in atto – avverte la direttrice generale di Unimpresa – non è abbastanza forte per affrontare le sfide che ci attendono. È necessario adottare politiche industriali mirate per stimolare la produttività, promuovere investimenti ad alto contenuto innovativo, rafforzare la contrattazione collettiva, integrare in modo più solido le politiche attive del lavoro e avviare riforme strutturali in ambito fiscale e previdenziale. Solo così si potrà contrastare l’invecchiamento demografico e rafforzare la partecipazione al lavoro. In assenza di interventi decisi, l’Italia rischia di scivolare in una stagnazione di lungo periodo, con ricadute negative su occupazione, redditi, consumi e sostenibilità delle finanze pubbliche”.