di Pierfrancesco Malu
L’8 e 9 giugno 2025, i cittadini italiani saranno chiamati a esprimersi su cinque referendum abrogativi, che riguardano temi cruciali legati al lavoro, alla sicurezza sul posto di lavoro e alla cittadinanza. Queste consultazioni sono state promosse da sindacati (come la CGIL) e da movimenti civici, che hanno raccolto le firme necessarie per portare i quesiti al voto popolare, come previsto dall’articolo 75 della Costituzione italiana.
Cos’è un referendum abrogativo? Il referendum abrogativo è uno strumento di democrazia diretta che consente ai cittadini di cancellare, in tutto o in parte, una legge o un atto avente forza di legge. Non serve, dunque, a scrivere nuove norme, ma a eliminare quelle esistenti.
- Se si vota “SÌ”, si chiede di abrogare (cancellare) la norma
- Se si vota “NO”, si chiede di mantenere la legge così com’è
Inoltre, affinché il referendum sia valido, deve essere raggiunto il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto al voto. Se non si raggiunge, anche se vincesse il SÌ, la legge rimarrebbe comunque in vigore. I cinque quesiti si concentrano su leggi che, secondo i promotori, riducono i diritti dei lavoratori o limitano l’accesso alla cittadinanza. L’obiettivo delle organizzazioni promotrici è quello di:
- Ripristinare forme di tutela più forti per chi lavora
- Combattere la precarietà e la scarsa sicurezza nei luoghi di lavoro
- Rendere più equo e realistico l’accesso alla cittadinanza italiana per chi risiede stabilmente nel Paese
Licenziamenti ingiusti e Jobs Act (grandi aziende)
Attualmente, se un lavoratore assunto dopo il 7 marzo 2015 in un’azienda con più di 15 dipendenti viene licenziato senza giusta causa, anche se il giudice conferma che il licenziamento è illegittimo, non può più essere reintegrato nel posto di lavoro.
Il referendum vuole eliminare questa regola, per permettere il ritorno in azienda di chi è stato licenziato ingiustamente.
Risarcimenti nei licenziamenti (piccole imprese)
Nelle aziende con meno di 16 dipendenti, oggi il massimo risarcimento per un licenziamento illegittimo è limitato a 6 mensilità, anche se il giudice lo ritiene ingiusto.
Il referendum propone di rimuovere questo tetto massimo, così che sia il giudice a decidere liberamente quanto debba essere il risarcimento, senza limiti fissi.
Contratti a termine e precariato
Oggi un contratto di lavoro a tempo determinato può essere stipulato fino a 12 mesi anche senza una motivazione specifica.
Il referendum vuole cancellare questa possibilità, così da limitare l’uso ingiustificato dei contratti a termine e contrastare la precarietà.
Responsabilità negli infortuni sul lavoro (appalti)
Se un lavoratore ha un infortunio grave in un cantiere o in un’azienda gestita tramite appalti, la legge attuale non consente di ritenere responsabile l’impresa che ha affidato il lavoro, anche se ha scelto un appaltatore non affidabile.
Il referendum vuole abolire questa norma, così da rendere responsabile anche l’azienda principale (committente), e incentivare scelte più sicure nei subappalti.
Cittadinanza italiana per stranieri residenti
Oggi per uno straniero adulto che vive in Italia è necessario risiedere legalmente per 10 anni prima di poter chiedere la cittadinanza.
Il referendum vuole ridurre questo periodo a 5 anni, tornando a quanto previsto dalla legge del 1865, in vigore fino al 1992. Tutti gli altri requisiti resterebbero invariati: conoscenza della lingua, reddito adeguato, nessun reato, rispetto delle leggi e sicurezza pubblica.