Amazon ha dato il via al lancio dei suoi primi satelliti per il Progetto Kuiper, segnando un traguardo importante nel tentativo dell’azienda di entrare nel mercato dell’internet satellitare a banda larga. Il programma, che ha affrontato diversi rallentamenti e rinvii dell’ultimo minuto, prevede la creazione di una vasta rete orbitale che, una volta completata, sarà composta da oltre 3.200 satelliti.
Il primo lotto messo in orbita è composto da soli ventisette satelliti, una quantità modesta se confrontata con il numero totale previsto. Tuttavia, rappresenta il primo passo concreto verso l’obiettivo finale. Amazon è tenuta, in base a vincoli normativi imposti dalla Federal Communications Commission (FCC), a mettere in orbita almeno la metà della sua costellazione, cioè circa 1.600 satelliti, entro il 30 luglio 2026. Considerando l’attuale ritmo, potrebbe però essere necessario negoziare un’estensione del termine, come si legge su howtogeek.com.
Il lancio inaugurale del progetto era originariamente previsto per il 2023, ma ha subìto ritardi anche a causa delle difficoltà nel reperire un razzo Atlas V dalla United Launch Alliance (ULA), una joint venture tra Boeing e Lockheed Martin. Curiosamente, Blue Origin – l’azienda spaziale fondata da Jeff Bezos – non è riuscita a fornire un’alternativa, mentre SpaceX, che effettua centinaia di lanci ogni anno, non è stata coinvolta, forse per evitare la collaborazione con un concorrente diretto nel settore dell’internet satellitare, dove oggi Starlink di Elon Musk domina il mercato.
Al momento, non è ancora chiaro se il lancio sia stato completamente riuscito, poiché Amazon non ha confermato di aver stabilito un contatto sicuro con i satelliti in orbita. La produzione di questi dispositivi ha incontrato varie difficoltà: fino all’inizio di aprile, solo poche decine risultavano pienamente assemblate. Dato che anche operatori esperti come SpaceX hanno avuto insuccessi con alcuni satelliti, Amazon ha scelto di procedere con cautela.
Nonostante gli ostacoli, l’azienda punta a iniziare l’erogazione del servizio una volta raggiunto il numero di 578 satelliti in orbita, obiettivo che si spera di realizzare entro la fine dell’anno. Tuttavia, con solo cinque lanci aggiuntivi programmati insieme a ULA per il 2025, e considerando i possibili ritardi dovuti alle condizioni meteorologiche (come già avvenuto nei giorni scorsi), il traguardo sembra ambizioso.
Una volta attivo, Kuiper dovrebbe fornire un’importante alternativa a Starlink, contribuendo a riequilibrare il mercato e offrendo nuove soluzioni tecnologiche, come ricevitori satellitari compatti pensati per un utilizzo domestico e commerciale. Il sistema potrebbe anche giocare un ruolo strategico per le comunicazioni governative e militari, come già accade con Starlink, che è stato utilizzato in diversi contesti geopolitici delicati. Tuttavia, le reti satellitari non sono esenti da rischi: sono vulnerabili ad attacchi informatici, sabotaggi o interferenze militari, e operano spesso in maniera indipendente dai vincoli contrattuali tradizionali del Pentagono.
L’espansione dei servizi satellitari solleva anche preoccupazioni ambientali. I razzi impiegati per i lanci rilasciano grandi quantità di carbonio nero e altri agenti inquinanti nella stratosfera. Nel 2015 si contavano meno di 90 lanci all’anno, ma per il 2025 si stima che questa cifra raggiungerà i 300. Gli scienziati del clima ritengono che, sebbene l’impatto attuale sia contenuto, un ulteriore incremento del traffico spaziale potrebbe accelerare il riscaldamento globale e ostacolare la ricostituzione dello strato di ozono.
Il Progetto Kuiper, pur tra difficoltà operative e interrogativi ambientali, rappresenta comunque un passo strategico per Amazon in un settore ad alto potenziale, sia tecnologico che geopolitico.