Barclays ha rivisto al rialzo il prezzo obiettivo per Poste Italiane, portandolo a 16,70 euro per azione, con un incremento del 19% rispetto alla precedente stima di 14 euro. La raccomandazione sul titolo resta “Equal Weight”.
Tra le motivazioni dell’aggiornamento vi è l’inclusione, nel calcolo del valore complessivo dell’azienda, della partecipazione del 24,81% detenuta da Poste nel capitale ordinario di Telecom Italia, corrispondente al 17,81% del totale del capitale (considerando anche le azioni di risparmio). Questo investimento rende Poste il principale azionista della telco italiana.
Barclays ha quindi incluso nella sua valutazione la quota di capitalizzazione di mercato di Telecom Italia riconducibile a Poste, sommata al valore attribuito alle quattro principali divisioni dell’azienda. Inoltre, a partire dal 25 maggio, anche gli utili di Telecom saranno contabilizzati pro-quota nel bilancio di Poste, in particolare all’interno della business unit Mail Parcel Distribution (MPD).
Gli analisti ipotizzano che l’ingresso di Poste nel capitale di Telecom possa aver avuto una spinta politica, collegata alla strategia del governo italiano di mantenere un controllo indiretto su Telecom. Tuttavia, Barclays evidenzia anche aspetti strategici positivi per Poste derivanti da questa mossa.
In primo luogo, sono attese sinergie sui costi nella telefonia mobile: attualmente, Poste versa circa 120 milioni di euro a Vodafone per l’uso della rete mobile, ma dal primo gennaio 2026, con il passaggio a Telecom Italia, potrebbe risparmiare circa 30 milioni di euro.
In una fase successiva, potrebbero emergere ulteriori opportunità di cross-selling:
- Prodotti assicurativi offerti da Poste ai clienti Telecom (con poca sovrapposizione di target)
- Proposte nel settore energetico
- Collaborazione nei pagamenti, con Poste che potrebbe diventare l’acquirer principale nei negozi Telecom e per i clienti business di piccole dimensioni
Barclays sottolinea anche come Poste possa essere favorevole a un processo di consolidamento del settore telco italiano, attualmente molto frammentato. Secondo Reuters, anche Iliad si è detta aperta a operazioni di fusione. Le ipotesi sul tavolo includono:
- Una fusione delle attività B2C tra Telecom Italia e Iliad
- La cessione di Iliad Italia a Telecom in cambio di azioni
- L’integrazione di Poste Mobile in Telecom, mantenendo però Poste come azionista di riferimento
In quest’ultimo scenario, si stima che Poste possa rinunciare a circa 60 milioni di euro di EBIT legati a Poste Mobile, ma in cambio potrebbe percepire commissioni per la distribuzione delle linee Telecom. L’impatto netto sull’EBIT dovrebbe quindi rimanere contenuto. Inoltre, un’eventuale consolidazione di mercato e una crescita dei profitti di Telecom Italia si rifletterebbero positivamente anche sulla valutazione di Poste.
Sul piano finanziario, Poste ha recentemente liquidato la partecipazione in Anima per circa duecentosettanta milioni di euro e ha ceduto la quota in Nexi per altri 250 milioni, investendo quindi circa seicento milioni di euro netti nell’operazione Telecom. Attualmente, la quota in Telecom vale circa 1,3 miliardi, rendendo l’investimento già in positivo.
Va però considerato che la partecipazione in Telecom non sarà inclusa nella Posizione Finanziaria Netta (PFN) di Poste, che dovrebbe diminuire di circa 1 miliardo di euro. Tuttavia, il contributo agli utili di Telecom sarà contabilizzato nella sezione “partecipazioni in società collegate” del MPD. Per il 2025, tale contributo verrà registrato da maggio in poi e varrà solo per otto mesi, con un impatto limitato dato che le previsioni di Bloomberg stimano utili trascurabili per Telecom nell’anno in corso.