La quotazione di Klarna alla Borsa di New York è stata sospesa. Il gigante svedese dei pagamenti digitali, noto per il suo modello Bnpl – Buy Now, Pay Later, aveva puntato a una valutazione attorno ai quindici miliardi di dollari. Tuttavia, l’azienda ha deciso di interrompere il roadshow che sarebbe dovuto partire la prossima settimana, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal.
Ma quale sarebbe il motivo? La nuova ondata di tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, innescata dalle pesanti tariffe imposte dalla Casa Bianca e dalle immediate ritorsioni di Pechino, ha scatenato un terremoto sui mercati finanziari globali. Nei giorni scorsi, l’indice S&P 500 ha registrato un crollo del 6%, il peggiore dai tempi della pandemia, con una perdita totale di valore pari a oltre 5.400 miliardi di dollari. A ogni modo, la compagnia svedese non è l’unica a tirarsi indietro: anche altre realtà pronte a debuttare in Borsa, come ad esempio StubHub, eToro, Medline Industries e, probabilmente, anche Circle (l’azienda dietro alla stablecoin USDC), hanno congelato i loro piani di IPO.
Gli analisti sono chiari: “il mercato delle IPO è praticamente sigillato”. Ma il rallentamento non riguarda solo le nuove quotazioni. Anche operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) stanno subendo uno stop. È il caso del fondo KKR, che ha ritirato la sua offerta per Gerresheimer AG, o di Rosebank Industries, che ha abbandonato un’acquisizione da due miliardi di dollari.
Il settore fintech, che nutriva speranze per una ripartenza dopo anni di calma piatta, si ritrova ora in una situazione critica. Per Klarna, il rinvio potrebbe accentuare la pressione a dimostrare solidi margini di profitto, specialmente alla luce del tonfo in Borsa di Affirm, che da inizio anno ha perso il 46% del suo valore. A questo punto, molte fintech potrebbero dover cambiare strategia per reperire capitali: puntare su fondi di private equity, stringere alleanze con grandi gruppi o valutare operazioni di consolidamento settoriale.