Secondo un’inchiesta condotta dall’organizzazione no-profit SourceMaterial e dal Guardian, Amazon, Microsoft e Google gestirebbero data center che consumano enormi quantità di acqua in alcune delle regioni più secche del mondo e stanno progettando di costruirne molti altri. Grazie anche al sostegno di Donald Trump, queste tre aziende tecnologiche stanno progettando centinaia di nuovi data center negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, con un impatto significativo sulle popolazioni che già affrontano carenze idriche. Lorena Jaume-Palasí, fondatrice dell’Ethical Tech Society, ha avvertito che la disponibilità di risorse idriche diventerà un problema sempre più grave per le comunità locali: “La capacità di adattamento delle risorse in queste aree sarà estremamente difficile“.
L’inchiesta di SourceMaterial ha rivelato che Amazon, il più grande retailer online al mondo, sta affrontando resistenze interne riguardo agli sforzi per ridurre il consumo di acqua, con uno dei suoi esperti di sostenibilità che ha dichiarato che i piani aziendali in tal senso non sarebbero etici. In risposta alle domande di SourceMaterial e del Guardian, i rappresentanti di Amazon e Google hanno difeso i loro progetti, assicurando che stanno considerando la scarsità d’acqua nelle loro pianificazioni. Microsoft, invece, ha scelto di non commentare, così come si legge su The Guardian.
I data center, che sono grandi strutture contenenti server per l’archiviazione e l’elaborazione dei dati, utilizzano acqua per il raffreddamento. L’indagine di SourceMaterial ha identificato 38 data center attivi e 24 in costruzione da parte di Amazon, Microsoft e Google, situati in regioni già colpite da scarsità d’acqua. Le informazioni sulla localizzazione di questi impianti sono spesso riservate, ma utilizzando fonti locali e strumenti di settore come Baxtel e Data Center Map, è stata compilata una mappa che include 632 data center tra attivi e in fase di sviluppo. Questa espansione delle attività di cloud computing e intelligenza artificiale prevede un aumento del 78% dei data center in tutto il mondo, con nuovi impianti previsti in Nord America, Sud America, Europa, Asia, Africa e Australia. Mentre in alcune aree con abbondanza d’acqua il consumo dei data center è meno problematico, Microsoft ha riportato che nel 2023 il 42% della sua acqua proviene da zone con stress idrico, mentre Google ha dichiarato che il 15% del suo consumo idrico arriva da aree con “alta scarsità d’acqua”. Amazon, invece, non ha fornito dati a riguardo.
In effetti, le aziende tecnologiche stanno puntando a costruire nuovi data center in regioni aride. Lorena Jaume-Palasí ha spiegato che la scelta di localizzare i data center in queste aree non è casuale: “È necessario costruire in zone interne, dove l’umidità è bassa per ridurre il rischio di corrosione dei metalli e l’acqua di mare è problematica per il raffreddamento“. Ad esempio, Amazon ha previsto la costruzione di tre nuovi data center in Aragona, nel nord della Spagna, adiacenti a impianti già esistenti. Questi centri sono autorizzati a utilizzare circa 755.720 metri cubi di acqua all’anno, la quantità necessaria per irrigare circa 233 ettari di mais. Tuttavia, l’effettivo consumo di acqua sarà probabilmente superiore, poiché questa stima non considera l’acqua utilizzata per generare l’elettricità necessaria per il funzionamento degli impianti, ha precisato Aaron Wemhoff, esperto di efficienza energetica presso la Villanova University.
Si prevede che questi nuovi impianti consumeranno più energia di quanta ne consumi attualmente l’intera regione. Inoltre, a dicembre, Amazon ha chiesto l’autorizzazione per aumentare del 48% il consumo di acqua nei suoi tre data center già esistenti in Aragona. Gli oppositori hanno accusato l’azienda di cercare di accelerare il processo di approvazione durante le festività natalizie. La necessità di maggiore acqua è stata giustificata da Amazon con il cambiamento climatico, che sta causando un aumento delle temperature e un’intensificazione degli eventi meteorologici estremi.
Con il 75% della Spagna a rischio di desertificazione, Jaume-Palasí ha avvertito che la combinazione della crisi climatica e l’espansione dei data center sta spingendo il paese verso un “collasso ecologico”.
Il governo regionale di Aragona, interrogato sulla decisione di approvare ulteriori data center, ha risposto che l’impatto sui consumi idrici sarebbe “insignificante”. Amazon, tuttavia, ha dichiarato che mira a raggiungere un bilancio idrico positivo entro il 2030, compensando il consumo di acqua con la fornitura di risorse alle comunità e agli ecosistemi delle aree più vulnerabili. Attualmente, Amazon afferma di compensare il 41% del suo consumo di acqua in regioni che considera non sostenibili. Questo approccio, però, ha suscitato critiche interne, come evidenziato da Nathan Wangusi, ex responsabile della sostenibilità idrica di Amazon, che ha definito questa strategia “non etica”, considerando la sostenibilità come una priorità.
Microsoft e Google hanno anche promesso di raggiungere un bilancio idrico positivo entro il 2030, puntando sulla compensazione e su tecniche di utilizzo più efficiente dell’acqua. Tuttavia, secondo Wemhoff, la compensazione idrica non è equivalente alla compensazione delle emissioni di carbonio. Mentre il carbonio è un problema globale, l’acqua è una risorsa locale, e migliorare l’accesso all’acqua in una zona non risolve il problema di chi sta perdendo risorse in un’altra area.