L’annuncio del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, riguardo l’introduzione di una nuova tassa del 20% sull’Unione europea ha sollevato forti reazioni, in particolare da parte della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Quest’ultima, infatti, ha definito la misura un grave danno per l’economia globale, sottolineando che le sue ripercussioni saranno particolarmente negative per milioni di persone, aumentando i costi di beni essenziali come trasporti e medicinali, con un impatto maggiore sui cittadini più vulnerabili.
Pur riconoscendo che il sistema commerciale globale presenta numerosi problemi, von der Leyen ha dichiarato che l’Ue è disposta a dialogare con gli Stati Uniti, ma ha anche messo in chiaro che l’Europa è pronta a rispondere con proprie misure. Questo intervento arriva mentre la reazione internazionale, dopo l’annuncio delle nuove tariffe, è stata inizialmente moderata, con pochi paesi disposti a intraprendere una guerra commerciale su larga scala, così come si legge su euronews.com.
Trump ha giustificato l’introduzione delle tariffe come una risposta a un trattamento ingiusto subito dagli Stati Uniti negli ultimi decenni. Parlando di “tariffe reciproche”, ha spiegato che l’obiettivo è pareggiare il campo con i suoi partner commerciali. Il Presidente ha anche promesso che queste misure porteranno a un aumento dei posti di lavoro e delle fabbriche negli Stati Uniti, presentando la questione non solo come un tema economico, ma come una questione di sicurezza nazionale che minaccia il “nostro stile di vita”.
L’annuncio ha avuto effetti immediati sui mercati finanziari, con i futures azionari degli Stati Uniti in calo di quasi il 3% e perdite significative anche sui mercati asiatici, come quello di Tokyo. Il prezzo del petrolio è sceso di oltre due dollari al barile e il valore del bitcoin è sceso del 4,4%.
Le reazioni politiche internazionali non sono state meno intense. Il governo del Regno Unito ha ribadito il suo legame speciale con gli Stati Uniti, ma ha dichiarato di voler raggiungere un accordo per limitare l’impatto delle nuove tariffe, mentre il presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha criticato la misura, definendola dannosa per entrambe le parti. Meloni ha sottolineato l’importanza di evitare una guerra commerciale che potrebbe indebolire l’Occidente a favore di altre potenze globali. Il Brasile, da parte sua, ha dichiarato di voler portare il caso all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), e il Congresso brasiliano ha approvato una legge che consente al governo di rispondere a qualsiasi paese che imponga tariffe sui prodotti brasiliani. Anche altri paesi asiatici, come la Corea del Sud, si sono impegnati a prendere misure per mitigare i danni alle proprie industrie.
La Cina, ha promesso di adottare “contromisure risolute” per proteggere i propri interessi, anche se non ha specificato quali sarebbero. Nel passato, la Cina ha risposto a tariffe più alte con dazi sulle esportazioni agricole statunitensi, limitando anche le esportazioni di minerali strategici per le industrie ad alta tecnologia.
Diversi Paesi, come l’Australia e la Nuova Zelanda, hanno messo in discussione la legittimità delle tariffe imposte da Trump. Il primo ministro australiano, Anthony Albanese, ha sottolineato che le tariffe statunitensi sono ingiustificate, considerando che gli Stati Uniti hanno un surplus commerciale con l’Australia. Anche il governo di Norfolk Island, un piccolo territorio australiano, è rimasto sorpreso dalle tariffe imposte su beni che praticamente non vengono esportati negli Stati Uniti.
Nel frattempo, Canada e Messico sono stati risparmiati da alcune nuove tariffe, ma le tariffe sulle automobili, già annunciate in passato, sono state confermate. Il Messico ha dichiarato che prenderà provvedimenti una volta compreso l’impatto delle nuove misure, mentre il Canada ha già risposto con tariffe di ritorsione in passato, a causa delle politiche legate al traffico di fentanyl.
L’analisi di esperti economici suggerisce che non ci siano veri benefici per nessuna delle parti in una guerra commerciale totale. Infatti, molti analisti ritengono che l’Europa potrebbe trovarsi in una posizione difficile: se risponde alle tariffe di Trump, rischia di danneggiare ulteriormente le proprie esportazioni verso gli Stati Uniti, ma allo stesso tempo potrebbe non avere altra scelta se non rispondere con misure di ritorsione.
Alcuni leader internazionali, come il presidente cileno Gabriel Boric e il presidente colombiano Gustavo Petro, hanno criticato le politiche di Trump, con Boric che ha avvertito che le nuove misure minano le “regole concordate” del commercio internazionale e Petro che ha dichiarato che i dazi segnano la fine del neoliberismo.
L’introduzione delle tariffe da parte di Trump, dunque, ha generato reazioni contrastanti a livello globale, con alcuni Paesi pronti a rispondere con proprie contromisure, mentre altri, come l’Unione europea, cercano di evitare un’escalation della guerra commerciale, sperando di ottenere una risposta negoziale dagli Stati Uniti.