In occasione dell’audizione al Senato, Mario Draghi ha illustrato il suo Rapporto sul futuro della competitività europea, riprendendo il monito dato alla Settimana Parlamentare Europea 2025: “Fate presto, non si può dire no a tutto”. Sei mesi dopo la pubblicazione del Rapporto, sono emersi cambiamenti significativi, sia geopolitici che commerciali, tra cui l’intensificarsi delle tensioni tra gli Stati Uniti, guidati da Donald Trump, e l’Unione europea, soprattutto in relazione alle tariffe imposte dagli Stati Uniti.
Draghi ha approfondito il tema dell’innovazione, parlando della necessità di ridurre il divario con le superpotenze tecnologiche, USA e Cina, e di incentivare le imprese più innovative a rimanere in Europa. Per fare questo, ha suggerito un miglioramento del ciclo dell’innovazione, dalla ricerca alla commercializzazione. Ha anche evidenziato come l’intelligenza artificiale sta progredendo rapidamente, con costi di addestramento drasticamente ridotti rispetto al momento della pubblicazione del Rapporto. Nonostante questo progresso, l’Europa sta perdendo terreno, con otto dei dieci maggiori modelli linguistici sviluppati negli Stati Uniti ei restanti due in Cina. Draghi ha dichiarato che il gap potrebbe essere incolmabile, suggerendo una strategia per integrare maggiormente l’intelligenza artificiale nei settori industriali, nei settori industriali.
Sul tema della difesa comune, Draghi ha precisato che non si tratta solo di armamenti, ma anche di tecnologie digitali avanzate come il cloud, il supercalcolo, l’intelligenza artificiale e la cybersecurity. Per garantire la sicurezza del continente, è necessario sviluppare una strategia unificata su questi fronti, destinando investimenti a questi
In merito alla regolamentazione, Draghi ha esaminato il crescente numero di normative che penalizzano l’innovazione. Con oltre cento leggi focalizzate sulle tecnologie avanzate e duecento regolatori diversi nei singoli Stati membri, la frammentazione normativa sta creando barriere interne al mercato unico, ostacolando la crescita. Secondo Draghi, un’eccessiva regolamentazione sta spingendo le aziende europee a trasferirsi negli Stati Uniti, mentre i cittadini europei stanno spostando i propri risparmi all’estero. Il flusso di capitale che esce dall’Unione Europea è significativo, arrivando a cinquecento miliardi di euro nel 2024.
Per quanto riguarda la questione energetica, Draghi ha ribadito che l’Europa sta affrontando una crisi energetica aggravata da fattori come la guerra in Ucraina e la speculazione dei mercati. Ha sottolineato che l’Italia, con una delle tassazioni più elevate in Europa, sta affrontando costi energetici insostenibili, che mettono in difficoltà le imprese, in particolare quelle ad alta intensità energetica come i data center. Draghi ha suggerito di ridurre i costi energetici per famiglie e imprese, utilizzando il potere di acquisto dell’Europa, e di migliorare la gestione della domanda di gas tra i Paesi membri. Un altro punto cruciale è la necessità di separare il prezzo dell’energia rinnovabile e nucleare da quello dei combustibili fossili. Draghi ha anche sottolineato che in Italia ci sono impianti rinnovabili in attesa di autorizzazione e che sarebbe fondamentale semplificare e accelerare i processi autorizzativi per abbattere i costi energetici.
Infine, Draghi ha sottolineato l’urgenza di un cambiamento strutturale e coordina a livello europeo su questi temi per garantire una maggiore competitività dell’Unione Europea.