Il nuovo regolamento europeo Mica sulle criptovalute, in vigore dal 30 dicembre, che affida la vigilanza su questi asset speculativi alla Banca d’Italia e alla Consob, ha uno svantaggio: non prevede piu’ l’invio dei dati sugli scambi gestiti dagli operatori (exchange) ad alcuna autorita’ con la conseguenza, indica il presidente dell’Oam, Francesco Alfonso, che “si perdera’ un patrimonio informativo che ha permesso fin qui, di analizzare i comportamenti degli italiani sulle criptovalute e ha costituito un unico e utile punto di accesso alle Autorita’ competenti per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo” internazionale.
La critica di Alfonso e’ contenuta nell’editoriale pubblicato sull’ultimo numero di OaMagazione, la rivista dell’Organismo degli agenti e mediatori creditizi. L’Oam quindi completera’ il suo compito con la diffusione dei dati sugli scambi a fine anno. Nel numero della rivista ricorda i dati sulle cripto al 30 settembre scorso, inviati dagli operatori che sono obbligatoriamente iscritti nella sezione speciale del Registro dei cambiavalute tenuto proprio dall’Oam. Da gennaio pero’ l’Organismo non ricevera’ piu’ i dati sul 2025. “Il nuovo quadro normativo – sottolinea nell’editoriale Alfonso – non prevede che gli operatori in cripto inviino i dati relativi ai clienti ad alcuna Autorita’, sara’ solo necessario che conservino i dati medesimi per un determinato periodo di tempo”. Non si potra’ quindi piu’ sapere, ad esempio, che i clienti piu’ giovani, quelli della fascia 18-29 anni sono il 38% del totale delle persone fisiche che effettuano scambi di cripto sugli exchange che operano in Italia o avere una ‘foto’ come quella scattata al 30 settembre: 1,4 milioni di italiani detenevano criptovalute per un controvalore di 1,9 miliardi di euro.