Relativamente alle banche che stipulano partnership con le FinTech, gli enti di regolamentazione sono impegnati a elaborare nuove norme che garantiscano un migliore riconoscimento e monitoraggio di dove sono depositati i fondi dei clienti, nonché di come e quando questi ultimi possono accedervi.
La complessità dei rapporti tra banche e FinTech è stata sottolineata in particolare dalla recente chiusura di un periodo di commenti, legato alle norme proposte sui libri mastri, sulla standardizzazione dei dati e su una migliore trasparenza dei conti. Come si legge su pymnts.com, la Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic) ha prorogato di quarantacinque giorni il periodo di commento per la sua proposta di regolamento, con scadenza fissata al 16 gennaio 2025.
Nella norma, pubblicata nel Federal Register, la Fdic scrive che “L’evoluzione dei servizi bancari e finanziari ha sempre più incluso società fintech non bancarie che offrono ai consumatori nuove opzioni e alternative per l’accesso a prodotti e servizi bancari. Tuttavia, gli sforzi congiunti si affidano anche sempre più spesso a terze parti che, a seconda del contesto, possono essere definite, ad esempio, ‘processori’, ‘fornitori di middleware’ o ‘gestori di programmi’, per svolgere una serie di funzioni critiche”. Le attività comprendono l’accettazione di depositi e la tenuta dei registri delle transazioni.
La proposta richiede alle banche assicurate dalla FDIC che detengono determinati conti di deposito di garantire la tenuta di registri accurati che determinino il singolo proprietario dei fondi e di riconciliare il conto per ogni singolo proprietario su base giornaliera. Ma qual è l’origine di tutto ciò? La Fdic ha dichiarato che la norma proposta è stata messa in moto dal fallimento di Synapse, il cui middleware collegava banche e FinTech. I fondi dei clienti erano a loro volta custoditi in conti di deposito presso le banche. Questi conti di deposito tendono a contenere i fondi di diversi (in molti casi migliaia) utenti finali.