Lo storico spot in cui una bicicletta che porta nel traffico milanese un maldestro imbianchino con il suo immenso pennello e il celeberrimo dialogo con un vigile che lo “multa” spiegandogli che non serve un pennello grande ma un grande pennello entra nel gotha dei più importanti marchi multimediali, raggiungendo anche qui un primato come uno dei primi esempi di pubblicità italiana a ottenere questo riconoscimento.
Il capolavoro della comunicazione e dell’advertising pubblicitario italiano entrato nel cuore di più generazioni è stato accolto in questi giorni da UIBM, Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, punto di riferimento, all’interno del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per tutte quelle realtà che vogliono valorizzare la propria identità aziendale sul mercato italiano e internazionale.
Questa registrazione riconosce il valore distintivo dello spot, costituito dalla combinazione di immagini e suoni, consentendo all’azienda di proteggerne l’uso esclusivo. In Europa sono 144 i marchi multimediali, con nomi come Netflix, Remy Martin, Amazon, Yves Saint Laurent: in Italia sono solo 11, tra cui Ferrero e oggi Pennelli Cinghiale.
In onda per la prima volta nel 1982, lo spot, che quest’anno compie 42 anni, è una delle pubblicità storiche più iconiche e indimenticabili degli anni ’80, ideata dal grande Ignazio Colnaghi – autore anche di «Ava come Lava» e del Pulcino Calimero. Citato da allora in tutti i consessi, cammeo protagonista di ogni film o serie che rimandi a quegli anni, come pietra miliare di quel mondo, quello spot ha davvero fatto la storia della pubblicità e del marketing in Italia. E se lo storico grande pennello oggi fa bella mostra di sé al Museo Pennelli Cinghiale, nella sede dell’azienda di Cicognara in provincia di Mantova, e il Marchio è riconosciuto come Marchio Storico d’interesse nazionale, tertium datur: anche la pubblicità è stata registrata presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi con la dignità di Marchio Multimediale, uno status che solo i brand più emblematici condividono – come il rombo dei motori Ferrari, un altro suono inconfondibile che distingue l’eccellenza italiana e risveglia istantaneamente l’identità del marchio.
“Sembra incredibile che uno spot, sognato da mio nonno con una lungimiranza e una visione senza eguali – commenta soddisfatta Eleonora Calavalle, ceo di Pennelli Cinghiale e nipote del Commendator Alfredo Boldrini – continui a segnare il passo alla storia della pubblicità. Abbiamo voluto proteggere il nostro marchio illustrato – costituito dall’immagine dell’imbianchino in bicicletta con il pennello gigante e le battute che i protagonisti si scambiano – e UIBM ci ha dato ragione. Siamo davvero felici di questo ulteriore riconoscimento che conferma lo stile distintivo e inimitabile di Pennelli Cinghiale. Oggi il nostro brand si rafforza non solo come identità ma anche contro la contraffazione, grazie a questo importante strumento che il Ministero ha istituito”.
La normativa italiana e il Regolamento del Marchio dell’Unione Europea oggi prevedono la possibilità di depositare marchi multimediali, ossia marchi costituiti da una sequenza di immagini e suoni, che diventano indicativi dell’origine del prodotto. Pennelli Cinghiale ha così registrato la scena cinematografica: la pubblicità storica del Grande Pennello, che implica un diritto esclusivo sullo spot con una durata pressoché perpetua, rinnovabile senza limite temporale.