Secondo la Cybersecurity Association of China (Csac), i prodotti Intel venduti in Cina dovrebbero essere sottoposti a una revisione di sicurezza, poiché “Il produttore di chip statunitense ha costantemente danneggiato la sicurezza nazionale e gli interessi del Paese”, come afferma la Csac.
Grazie agli stretti legami che il gruppo industriale intrattiene con lo Stato cinese potrebbe avvenire una revisione della sicurezza da parte dell’importante regolatore cinese del cyberspazio, la Cyberspace Administration of China (Cac).
Le accuse giungono in un momento in cui la Cina è alle prese con un’iniziativa guidata dagli Stati Uniti volta a limitare il suo accesso ad attrezzature e componenti essenziali per la produzione di chip, in quello che Washington definisce “Un tentativo di fermare la modernizzazione dell’Esercito cinese”.
“I rapporti tra Stati Uniti e Cina sono fragili – ha dichiarato Dan Coatsworth, analista di investimenti presso AJ Bell – Più si parla di restrizioni al commercio e tariffe, più è probabile che l’altra parte reagisca in una situazione di rappresaglia”.
Il Csac, dunque, accusa i chip Intel, compresi i processori Xeon utilizzati per attività di IA, di presentare diverse vulnerabilità, concludendo che Intel “Presenta gravi difetti in termini di qualità del prodotto e gestione della sicurezza, il che indica un atteggiamento estremamente irresponsabile nei confronti dei clienti“.
Inoltre, il gruppo industriale ritiene che i sistemi operativi integrati in tutti i processori Intel siano vulnerabili alle backdoor create dalla National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti. Un divieto, anche temporaneo, sui prodotti Intel potrebbe ridurre ulteriormente l’offerta di chip AI sul mercato cinese, che ha faticato a trovare valide alternative ai prodotti all’avanguardia di Nvidia, che dominano a livello mondiale, ma la cui esportazione in Cina è ora vietata.