In Europa, ‘solo una maggiore produttivita’, cioe’ un incremento del prodotto per ora lavorata, potra’ assicurare sviluppo e redditi elevati. Tuttavia, in Europa la produttivita’ cresce lentamente: negli ultimi due decenni abbiamo accumulato un ritardo di 20 punti percentuali rispetto agli Stati Uniti, principalmente a causa della difficolta’ che le imprese europee incontrano nell’utilizzare nuove tecnologie nel processo produttivo’. Cosi’ il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, parlando dal palco del Meeting di Rimini. Secondo studi recenti, spiega, ‘questa debolezza riflette la frammentazione delle attivita’ di ricerca e sviluppo e la scarsa integrazione tra il mondo scientifico e quello delle imprese. L’industria europea e’ intrappolata in settori a tecnologia intermedia e poco presente in quelli alla frontiera, nonostante l’eccellenza della ricerca condotta nei singoli Paesi’.
Il caso dell’intelligenza artificiale, secondo il numero uno di Bankitalia, e’ ’emblematico’, perche’ ‘sebbene in questo campo le universita’ europee producano ricerca di qualita’, le aziende continentali hanno una presenza trascurabile nello sviluppo della tecnologia: tra il 2013 e il 2023, gli investimenti privati nel campo dell’IA sono stati 20 miliardi di dollari in Europa, contro 330 negli Stati Uniti e 100 in Cina’. Ma e’ ‘evidente’, per motivi sia economici sia strategici, ‘che l’Europa non puo’ limitarsi a essere un semplice utilizzatore della tecnologia. Deve ambire a un ruolo attivo nella sua produzione’, perche’ ‘una presenza significativa dell’Europa in questo settore, oggi dominato da pochi giganti tecnologici globali, accrescerebbe la concorrenza e determinerebbe benefici che oltrepassano la dimensione produttiva e riguardano i diritti essenziali dei cittadini, quali la tutela dei dati personali e il pluralismo nel settore dell’informazione’.