Si chiamano Digital Public Infrastructures, in sigla DPI, e da un anno a questa parte sono al centro dell’agenda internazionale per una trasformazione digitale inclusiva e sostenibile.
A fare entrare questa sigla nell’agenda politica internazionale è stato il G20 del 2023 a presidenza indiana, che ha individuato nelle DPI uno strumento strategico per una transizione digitale capace di “promuovere lo sviluppo, l’inclusione, l’innovazione, la fiducia e la concorrenza e rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali”, definizione ripresa dal G7 digitale svoltosi a Trento nel marzo 2024
Nello stesso anno un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) ha quantificato il contributo determinante che le Infrastrutture Pubbliche Digitali possono dare per raggiungere diversi Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite.
Ma di cosa si tratta esattamente?
Il concetto di Infrastrutture Pubbliche Digitali indica un approccio agli investimenti nella trasformazione digitale che non guarda più soltanto alla realizzazione di nuovi servizi o prodotti software o al semplice efficientamento dei processi, ma che si concentra sulla costruzione di un ecosistema di infrastrutture con standard comuni — delle “autostrade invisibili” su cui fare viaggiare i servizi digitali — che creino le condizioni ideali per la crescita di servizi digitali pubblici e privati, con un accesso equo e inclusivo per tutta la popolazione.
Infrastrutture digitali in Italia
In altre parole l’idea delle DPI incarna in tutto e per tutto la mission aziendale della società PagoPA di “costruire le infrastrutture digitali dello Stato per diffondere servizi pubblici digitali sempre più facili da usare, sicuri e rispondenti ai bisogni dei cittadini”. Non è quindi un caso che quella di PagoPA sia stata indicata tra le esperienze virtuose dallo stesso meeting del G20, in riferimento a questa visione della trasformazione digitale.
L’idea promossa dalle Nazioni Unite e dai Paesi del G20 e del G7 di Infrastrutture Pubbliche Digitali si basa su alcuni punti cardine, in particolare:
- l’interoperabilità dei sistemi, che devono utilizzare standard e protocolli comuni, tra settore pubblico e privato, a livello di singoli Paesi e su scala internazionale;
- la scelta di soluzioni aperte, che possano essere replicate e adottate da altri soggetti, o facili da integrare;
- l’accento sulla sicurezza, sulla trasparenza, sulla partecipazione e quindi sui diritti dei cittadini.
Questa visione ricalca perfettamente l’ecosistema di infrastrutture digitali costruito da PagoPA negli ultimi anni, in particolare con:
- Lo sviluppo di IO, l’app dei servizi pubblici, che nasce per portare diversi servizi di diverse pubbliche amministrazioni su un unico canale per il cittadino, semplice e intuitivo, e che oggi sta convergendo verso un modello di wallet digitale italiano in grado di permettere a chiunque una fruizione ancora più semplice dei servizi digitali, pubblici o privati.
- La piattaforma per i pagamenti digitali pagoPA, che abilita la fruizione di migliaia di servizi pubblici offrendo a cittadini e Pubbliche Amministrazioni un sistema di pagamento rapido, sicuro, trasparente e basato su standard condivisi.
- La Piattaforma Digitale Nazionale Dati, che — realizzata per conto del Dipartimento per la Trasformazione Digitale — ha reso la società un pioniere nelle soluzioni di interoperabilità che permettono di far parlare banche dati afferenti a diverse istituzioni pubbliche o private, in modo sicuro e nel rispetto della privacy delle persone.
Tutti questi prodotti sono stati sviluppati seguendo alcuni principi cardine, che sono le stesse idee alla base del concetto di DPI promosso dal G20 e dalle Nazioni Unite. In particolare PagoPA sviluppa le proprie soluzioni:
- favorendo soluzioni open source, che permettono di perseguire l’idea di infrastrutture aperte e replicabili, a cui enti pubblici e privati possono interfacciarsi in sicurezza facilmente ed evitando il rischio di lock-in;
- utilizzando un approccio di privacy by design, che si traduce nella cura dei diritti dei cittadini sin dalle prime fase di ideazione e di progettazione delle piattaforme;
- ponendo particolare attenzione ai temi dell’inclusione, attraverso soluzioni di design che rendono le piattaforme e i prodotti in grado di rispondere davvero alle esigenze delle persone e siano semplici da usare, ma anche attraverso programmi di supporto all’utilizzo dei servizi digitali per le fasce della popolazione in digital divide.
L’ecosistema di infrastrutture digitali costruito negli ultimi anni da PagoPA oggi è un modello per la costruzione di Infrastrutture Pubbliche Digitali anche in Europa. L’esempio più chiaro riguarda la condivisione del know how della società all’interno di diversi tavoli di lavoro che oggi stanno costruendo dei prototipi per un sistema di identità digitale europeo (wallet).
Sviluppo economico, persone al centro
L’attenzione internazionale che hanno guadagnato le Infrastrutture Pubbliche Digitali nell’ultimo anno è dovuta ai vantaggi di una transizione digitale che permette lo sviluppo economico e l’aumento della competitività di interi Paesi, ma che allo stesso tempo garantisce ricadute positive e maggiori diritti alle persone.
In termini di competitività lo sviluppo di un ecosistema di DPI basato sull’interoperabilità ha un impatto positivo in quanto:
- favorisce la collaborazione tra soggetti diversi, pubblici e privati, mettendo a fattor comune sistemi e standard condivisi;
- facilita la concorrenza, evitando barriere di ingresso che si creano frequentemente nell’ambito dei servizi digitali;
- incentiva l’innovazione, offrendo dei sistemi aperti su cui costruire nuovi servizi e soluzioni digitali.
Allo stesso tempo, un ecosistema pubblico di infrastrutture può rispondere al mandato di mettere al centro il cittadino nella trasformazione digitale — come recita come un mantra la mission di PagoPA — garantendo:
- un maggior numero di servizi pensati sulle reali esigenze delle persone;
- l’efficienza, la sicurezza e la trasparenza nella gestione dei dati, e quindi la tutela dei diritti.
Ma soprattutto delle infrastrutture basate su standard inclusivi, progettati per non lasciare indietro nessuno, sono un fattore abilitante fondamentale per permettere l’accesso equo ai servizi digitali e quindi l’effettiva partecipazione di tutte e tutti alla vita pubblica di un Paese.