di Riccardo Porta
Monzo, la banca digitale inglese “online” dal 2015, ha lanciato la funzione “investments” che permette ai clienti di investire in una serie di fondi selezionati dal gigante BlackRock. Gli investimenti partono da 1 sterlina, attirando come il miele le api i piccoli investitori.
Un soldino alla volta, l’obiettivo della furba neobank inglese è quello di migliorare la propria redditività. Già, perchè come insegnano Revolut o N26, di aperture di conti a costo zero non si vive.
Scopriamo come è costruito questo tipo di business.
Monzo applica una commissione dello 0,59% sull’investimento: lo 0,14% va a BlackRock e il restante 0,45% se lo tiene come “platform fee”, per la gestione dell’ambaradan. Tre i profili di rischio che si possono scegliere: “Cautios, Balanced, Adventurous”.
Se tutti i suoi 8 milioni di utenti dovessero affidargli, una sterlina alla volta, la propria gestione patrimoniale, potrebbe essere una mossa interessante.
Se guardiamo alla crescita di Monzo, assistiamo alla “classica” calata di una neobank nell’arena bancaria: servizio su servizio per fare nuovi clienti creando nuove linee di business. Con la speranza poi che la tecnologia che definisce una fintech, possa fare la differenza e permetta loro una scalata. Nota: nei bilanci dello scorso hanno Monzo ha riportato una perdita secca di 116.3 milioni di sterline. Recuperando solo il 2% rispetto all’anno precedente.
Il CEO però dice che sono sulla strada della profittabilità. E ci può anche stare, i primi anni hanno investito conquistandosi un 10% della popolazione inglese, ora dovrebbero cominciare a raccoglierne i frutti.
Possiamo dire che sono sufficienti 10 anni per una neo-bank per conquistarsi uno spazio di tutto rispetto nel dorato mondo della finanza? Naaa, prima o poi metteranno il naso fuori dagli UK e allora si vedrà. Tempo al tempo.