di Pierfrancesco Malu
Proprio in questi giorni, la Commissione Europea presenterà un nuovo pacchetto di iniziative normative in materia finanziare tra cui spiccano la terza direttiva sui pagamenti e le previsioni sull’euro digitale. La valuta digitale della Banca centrale europea è già da diversi mesi al centro del dibattito pubblico: a questo punto, sembra opportuno verificarne lo stato di avanzamento ed osservare quali sono i passaggi che ancora ci dividono dalla sua implementazione. Per farlo, abbiamo intervistato Andrea Bianchi Market Operation Director di Proxima Group.
La prima fase di test svolta dalla BCE ha mostrato che l’euro digitale può funzionare. A questa iniziativa hanno partecipato anche degli operatori privati tra cui Nexi e Amazon. A che punto siamo del percorso di test e implementazione e cosa effettivamente manca per l’euro digitale?
Gli esiti della prima fase di sperimentazione hanno dato esito positivo sui cinque modelli di pagamento individuati dalla BCE:
- pagamenti offline peer-to-peer;
- pagamenti online peer-to-peer;
- pagamenti point of sale iniziati da chi paga;
- pagamenti iniziati da chi riceve il pagamento;
- pagamenti nell’eCommerce.
Ma non è tutto qui. A questo punto, bisogna passare alla seconda fase di sperimentazione che potrà avvenire solo dopo la pubblicazione del rulebook nell’ultimo trimestre del 2023. Questo documento fornirà le basi per la messa a disposizione del sistema di distribuzione dell’euro digitale e dello schema di pagamento operativo: i) sistema di scambio; ii) sistema di regolamento. Solo in questa seconda fase gli operatori finanziari abilitati, che al momento sono quelli definiti come “Account Servicing Payment Service Providers”, e i solution providers potranno iniziare a verificare la fattibilità delle funzionalità competitive pensate per l’euro digitale.
Alla luce delle novità normative europee in ambito finanziario, come l’euro digitale si inserisce nella nuova architettura della PSD3?
Come sempre, la pubblicazione della PSDx viene accolta come uno strumento normativo e finisce per essere uno stimolo all’innovazione. Questo è già accaduto per le due precedenti direttive PSD e PSD2. Nella PSD3, il tema “open finance” apre nuovi scenari su cui si potranno sviluppare nuove tipologie di offerta. Per quanto riguarda l’euro digitale penso in particolare ad AISP (Account Initiation Service Provider) e PISP (Payment Initiation Service Provider) che, pur non essendo gestori di conti, potranno ampliare la loro offerta sulla base di API comuni a livello europeo e gestire servizi competitivi e di facilitazione nell’adozione della CBDC (Central Bank Digital Currency) europea.
Secondo una recente analisi del think tank indipendente Bruegel, una valuta digitale apporterebbe oggi poco valore aggiunto per il pubblico al dettaglio, ma una sua versione all’ingrosso potrebbe rivoluzionare i pagamenti transfrontalieri, cosa ne pensa a riguardo e quale pensa che potrebbe essere il reale impatto della valuta digitale comune sulle abitudini di spesa dei cittadini europei?
L’utilizzo di una CBDC all’ingrosso (pagamenti di alto valore) è un tema in discussione. Alcune regioni che stanno iniziando ora il percorso di creazione di un sistema di CBDC hanno scelto di posizionarsi su un modello di pagamenti di alto valore. Altri paesi che hanno già adottato la CBDC per i pagamenti al dettaglio stanno ora collaborando per facilitare uno scambio transfrontaliero all’ingrosso tra banche centrali. In Europa, per quanto riguarda l’euro digitale, dobbiamo pensare che la sua adozione ha un perimetro geografico che è quello della SEPA ed è costituito da 350 milioni di persone che tutti i giorni usano l’euro per tutti i tipi di pagamenti in tutte le forme consentite. Credo che la cosa principale sia mettere a disposizione di tutti questa nuova forma di pagamento. Lo scambio transfrontaliero e/o all’ingrosso in CBDC è un tema, ma necessita di un framework di riferimento e di accordi globali.
Nonostante l’opinione sopra esposta, come dichiarato sia dalla BCE che dalla Banca d’Italia, l’euro digitale sarebbe un potente strumento di inclusione finanziaria (e digitale), ritiene che ciò sia vero e come sono conciliabili queste posizioni?
Nonostante la quota dei non bancarizzati o sotto-bancarizzati sia limitata nell’area della SEPA, esiste e rappresenta un target per l’euro digitale. Queste persone potrebbero beneficiare di questo sistema sia per ricevere sia per effettuare pagamenti in formato digitale. Il progetto euro digitale prevede che l’apertura di un Wallet sia soggetta a KYC (Know Your Customer) e le transazioni di Funding e De-funding siano soggette ad AML (Anti Money Laundering); per il sistema questo significa sicurezza e interoperabilità.
Ci sono dei possibili aspetti critici o svantaggi derivanti dall’adozione dell’euro digitale?
Per la mia esperienza in altri paesi che hanno già adottato una CBDC, no. Consideriamo che come più volte indicato dalla BCE, euro digitale si affianca all’euro tradizionale (FIAT) senza nessuna volontà di sostituirlo. Come già detto attendiamo la pubblicazione del rulebook e vediamo come sarà possibile incrociare euro digitale e PSD3. Più in generale, stiamo andando verso un modello in cui è il pagatore che decide il metodo di pagamento più opportuno per pagare un bene o servizio ed oggi, oltre alle forme di pagamento tradizionali, contanti, carte, assegno, bonifico, ne potrà aggiungere un’altra.
Come sappiamo, la questione della tutela della privacy è stata fin da subito centrale nel dibattito sull’euro digitale. È stata sciolta la riserva a riguardo, se e in che modo o come potrebbe essere risolta?
Ritorno sul tema del rulebook. Aspettiamo e vediamo cosa sarà definito. Più in generale una CBDC è la rappresentazione digitale della valuta FIAT e ne segue le regole ed in particolare la tutela della privacy. Per il momento il gruppo di lavoro dell’euro digitale ha definito le regole per quanto riguarda l’identificazione dell’utente e la gestione del Funding e De-funding.