Fabbrica, incubatore, acceleratore. Sono tanti i modi potenziali per definire FoolFarm un’impresa che, per certi versi almeno, è a sua volta una start-up che pure riesce a far crescere altre imprese dispensando buoni consigli e facendo crescere progetti vincenti. Avviata nel 2020, ha saputo fare della formazione e del supporto alle imprese la propria mission guardando sempre in avanti. Oggi, in esclusiva per Arena Digitale, intervisteremo Andrea Cinelli – CEO di FoolFarm per vederci più chiaro.
Partendo dalle definizioni che magari non dicono tutto ma, spesso, almeno aiutano a inquadrare un fenomeno, sul vostro sito affermate di non essere né un incubatore né un acceleratore di start-up. Cosa siete allora e in cosa vi distinguete dagli altri?
Ci definiamo una “fabbrica” di startup, un’accezione che si discosta ampiamente rispetto ai modelli di finanziamento tradizionali e di tipologia anglosassone. È il venture building, un nuovo modello che, per primi, abbiamo portato in Italia.
La portata rivoluzionaria del venture building risiede nella sua unicità: le startup, infatti, vengono inventate, progettate e create a partire da “zero”. Come FoolFarm facciamo proprio questo, appoggiamo un’idea di prodotto o di servizio fortemente innovativa avviamo i necessari studi di fattibilità e, una volta raggiunta una quota minima di pre-seed (di solito la soglia è fissata a 150 mila euro), ci impegniamo a lanciare la startup sul mercato. Nel modello tradizionale, invece, ci si trova di fronte a un imprenditore e a un team pre-esistenti.
A confermare la bontà di questo modello è un recente report di Global Startup Studio Network, secondo cui le startup create da venture builder hanno un tasso di sopravvivenza del 70% dopo 5 anni, rispetto al 10% delle società nate con il modello tradizionale. I tempi di exit poi sono dimezzati, tra 36 e 48 mesi rispetto a 72 mesi.
Aggiungo un elemento importante: in FoolFarm ci occupiamo esclusivamente di realtà deep-tech, operative in ambiti come intelligenza artificiale, cybersicurezza, blockchain, web3, metaverso. Per fare un esempio concreto, in queste settimane abbiamo presentato al mercato AIDA, una nuova startup che promette di rivoluzionare il mercato del lavoro e della produttività, attraverso una suite di soluzioni SaaS (software as a service) B2B basata sull’intelligenza artificiale.
FoolFarm è una realtà fondata nell’annus horribilis 2020. Tecnicamente, siete anche voi una start-up come quelle che fate “nascere”, “crescere” e “sviluppare”, eppure avete imparato presto non solo a camminare ma letteralmente a correre, qual è il segreto di questo successo?
Abbiamo la fortuna di lavorare nel segmento del venture building, un comparto in grande ascesa. E lo è anche in Italia, dove la creatività, l’artigianalità, la capacità di innovare rappresentano un marchio di fabbrica delle startup e delle giovani imprese, seppur in un contesto dove i capitali sono sicuramente inferiori ad altri Paesi.
Inoltre scommettiamo – anche in modo ambizioso – sull’innovazione, su nuove formule di crescita e opportunità di business. Non è un caso che entro il 2027 vogliamo lanciare 40 startup e arrivare alla quotazione in Borsa. Un percorso lungo e articolato che passerà attraverso l’espansione di FoolFarm sul territorio italiano ed europeo. Abbiamo, infatti, inaugurato i nostri uffici di Milano – Foolers Village – e presto ne apriremo in altre aree della penisola, per successivamente fondare sedi europee.
Riprendendo due dei termini non mainstream più ripetuti del 2022: competenza e meritocrazia, quanto ritiene che siano importanti per l’avvio di un’impresa da zero, in Italia e non solo e qual è il rapporto di FoolFarm con la formazione?
Competenza e meritocrazia rimangono elementi fondamentali specialmente in un contesto altamente tecnologico com’è quello attuale. Sono ingredienti che non possono mancare nell’avvio di un’impresa e sono strettamente connessi alla formazione.
A livello concreto, FoolFarm garantisce alle sue startup tutte le competenze necessarie allo sviluppo e alla gestione di una nuova impresa. Competenze che sono già presenti nella nostra azienda. Una bella differenza rispetto a una startup tradizionale, che deve reperire le necessarie specializzazioni sul mercato del lavoro con tutte le difficoltà che questo comporta. A questo si abbina anche il concetto di meritocrazia, perché l’insieme di professionalità, unita a esperienza, capacità e conoscenza sono gli elementi che permettono alle nostre startup di trasformarsi in società di successo.
Qual è il modus operandi di FoolFarm per sostenere le neonate imprese?
È l’approccio tipico del venture building. Le startup sono create “da zero” attraverso un processo costruttivo rigido e metodico. Il venture building utilizza le competenze presenti in “fabbrica” con un team di esperti e un processo industriale di creazione di società innovative per sviluppare in parallelo più idee di business, attraverso un approccio di tipo industriale, proponendole al mercato.
Un altro elemento di unicità è che le startup non hanno come riferimento solo il o i “founder”, ma una figura dal taglio manageriale che è assunta da FoolFarm che noi chiamiamo “Enterpreneur in Residence”. Un manager che si occupa dello sviluppo dell’idea in startup per poi diventarne CEO.
Intelligenza artificiale, cybersecurity, biometria, blockchain sono alcuni degli ambiti innovativi nei quali operate. Nei prossimi 5/10 anni, quali ritenete che potranno essere le tendenze emergenti, in quale direzione pensate di orientarvi con i nuovi progetti?
In questo periodo c’è grande attenzione attorno all’intelligenza artificiale e alla robotica, che sono più presenti nella vita di tutti noi di quanto non immaginiamo. Ci sono anche la cyber sicurezza e tutte le tecnologie legate al Web3, in poche parole sono davvero tanti i settori e gli ambiti dove la tecnologia può generare una rivoluzione. Tra queste penso anche agli sviluppi del biotech, che nei prossimi anni potrebbe avere impatti enormi sulla medicina e sulla cura della persona attraverso l’utilizzo di sistemi come l’intelligenza artificiale.