Le criptoattivita’ sono nei portafogli del 2,2% delle famiglie italiane. Di queste una piccola parte (11%) ne detiene per oltre 30mila euro. Questa la prima fotografia del fenomeno scattata in un’indagine della Banca d’Italia di cui da conto il Bollettino economico trimestrale. Si tratta di un sondaggio sperimentale condotto dalla Banca d’Italia presso 1.700 famiglie tra giugno e luglio scorso. Analogamente a quanto avviene per le attivita’ finanziarie tradizionali, si legge, la quota di possessori e’ piu’ elevata tra i nuclei abbienti: si passa dal 4,3 per cento delle famiglie nel quartile piu’ elevato della distribuzione del reddito a meno dell’1% di quelle nel secondo quartile.
La diffusione di criptoattivita’ e’ inoltre maggiore tra i piu’ giovani (5,7% delle famiglie in cui il capofamiglia ha meno di 45 anni, a fronte dello 0,2% della fascia piu’ anziana) e questo, plausibilmente, per un maggiore utilizzo degli strumenti informatici. La percentuale e’ piu’ alta tra i liberi professionisti e gli altri lavoratori autonomi (6,7%) e sale al 19% tra i soggetti meno avversi al rischio.
L’ammontare di criptoattivita’ detenute dalle famiglie e’ limitato: due terzi dei nuclei hanno riportato di possederne fino a 5.000 euro mentre, appunto, solo l’11% ha dichiarato importi sopra i 30mila euro. Il numero di famiglie italiane con criptoattivita’ e’ in linea con quello calcolato dalla Bce, aggiunge il Bollettino, su un campione di circa 3.000 cittadini italiani intervistati tra marzo e maggio 2022.
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