di Riccardo Porta
Nel 2022, ben l’89% dei pagamenti nel mondo sono stati eseguiti in forma digitale, di cui il 69% per pagare acquisti online che, negli ultimi cinque anni, hanno avuto una crescita esponenziale.
È salita al 62% anche la percentuale di consumatori che utilizzano più forme di pagamenti digitali (nel 2021 erano solo il 51%). Nel 2026, si stima che il 60% della popolazione mondiale utilizzerà solo portafogli digitali, archiviando definitivamente il caro portafogli di pelle.
Ma sono sicuri questi digitalwallet? Direi proprio di sì. Vediamoli come una sorta di “archivio” dove registrare le carte o altri strumenti di pagamento.
In virtù della tokenizzazione (i dati di di chi paga vengono sostituiti da token ovvero da codici numerici o alfanumerici) le informazioni di pagamento del cliente non verranno mai condivise in modo diretto e, per ogni transazione, il cliente deve comunque confermare la propria identità con una password, un’impronta digitale o mediante il riconoscimento facciale, oltre ad altre verifiche. Tali caratteristiche rendono ad esempio i wallet digitali più sicuri rispetto ai pagamenti con carta, che non sempre devono essere sottoposti a verifica dell’identità. Il livello di sicurezza superiore offerto da questi strumenti può tradursi in una riduzione delle frodi ma soprattutto delle commissioni e dei costi associati ai circuiti delle carte di credito, applicati ad alcuni wallet digitali.
A mandare in pensione i portafogli ci sarà l’ulteriore crescita dei pagamenti A2A (account to account) che hanno preso il volo con l’introduzione dell’Open Banking (in Italia gli A2A sono presenti già da 10 anni grazie a MyBank).
Si prevede che già a fine 2023 i pagamenti A2A rappresenteranno il 20% dei pagamenti a livello globale.