di Giuseppe Guglielmo Santorsola e Guido Gennaccari
- PREMESSA
Il genere o il sesso delle monete potrebbero essere assimilabili alla funzione pubblica o privata delle stesse nel sistema finanziario. Senza destreggiarsi in ragionamenti filosofico-economici (riconducibili alle radici della cultura e della storia), è sufficiente esaminare le fonti dirette dei Trattati e della Costituzioni per avere le idee più chiare. La moneta rappresenta la ricerca di un bene il più possibile “inutile” che possa fungere da pivot per il più agevole scambio di tutti i beni dotati invece di una loro specifica e personale utilità e, quindi, differentemente valorizzati da ciascuno dei soggetti di una comunità che condivida lo stesso segno monetario. Questa concezione supera anche la nota definizione di Aristotele nella sua opera La Politica, dove individuava la moneta come un bene che avesse comunque una sua utilità. ma che fosse riconosciuto anche come “utilizzabile per le necessità della vita”. La moneta moderna (e con tutti i limiti e i dubbi attuali, quella futura) non ha invece alcuna pratica utilità, tanto è vero che ciascuno vi rinuncia in via continuativa per poter acquisire beni e servizi utili a soddisfare le diverse esigenze della vita.
Superando questi concetti di fondo, utili ma non strettamente legati alla attuale realtà, si analizzano di seguito natura, condizioni e regole che illustrano lo spettro degli strumenti che, a titolo fortemente diverso fra loro, svolgono la funzione di strumento di pagamento idoneo a chiudere uno scambio fra unità indipendenti che convivono in un determinato spazio geo-economico dotato di regole comuni. La moneta è un collante importante per ogni Stato che acquisisce la propria indipendenza e si rinviene anche in situazioni ove si creano identità comuni anche non riconosciute dal contesto internazionale e sovranazionale. Laddove la moneta perde valore si certifica il declino della stabilità di quel Paese venendo a mancare un elemento fiduciario fondamentale.
- L’IDENTITA’ DELLA MONETA
Le banconote (B) e le monete metalliche (M) in euro costituiscono moneta di emissione della BCE. Altrettanto anche il saldo di un conto bancario è quantità non “fisica” utile a regolare un contratto o un acquisto. Oltre 350 milioni di cittadini e residenti europei utilizzano B ed M e le disponibilità sui c/c “bonificabili” in euro per effettuare pagamenti in contanti e pagano in euro i loro acquisti online. Fra le responsabilità assegnate dai Trattati alle BCE, oltre all’obiettivo principale di mantenere la stabilità dei prezzi, rientrano anche emettere le B in euro, autorizzare le emissioni di M dei singoli Paesi aderenti e assicurare l’ordinato funzionamento dei sistemi di pagamento fisici ed elettronici.
Stabilita questa premessa e cambiando profilo dell’approccio, fra un pagamento in contanti e un pagamento elettronico esiste tuttavia una differenza fondamentale: nel primo caso si tratta di moneta della banca centrale, nel secondo di moneta emessa da privati. Nella quotidianità si utilizzano entrambi i tipi di moneta senza impatto della differenza. Quest’ultima è peraltro importante per comprendere la necessità (o comunque la funzione) di un euro digitale quale risposta istituzionale alla diffusione non regolamentate delle cryptovalute operanti con sistemi peer-to-peer.
Cos’è la moneta della banca centrale? Il denaro contante in circolazione è la moneta della banca centrale. In effetti, al momento, le banconote e le monete metalliche sono l’unica tipologia di moneta a disposizione del pubblico, anche detta “moneta pubblica”, in quanto è emessa da un organismo pubblico (la Banca Centrale) ed è pertanto garantita da disposizioni legislative oggi nazionali e comunitarie.
Cosa è la moneta privata? Anche le banche commerciali creano moneta. Ciò accade quando concedono un nuovo fido e una parte di questa somma viene accreditata sul saldo disponibile del conto del beneficiario quale fido. Tale tipologia di moneta, chiamata “moneta privata”, include ovviamente anche il saldo dell’estratto conto. I pagamenti effettuati con carta di debito (di fatto un utilizzo del conto corrente), o tramite un servizio di pagamento online, sono tutti trasferimenti di moneta privata, perché comportano l’utilizzo di moneta creata dalla banca. Con il differimento contrattualmente concordato, anche il pagamento del saldo delle carte di credito costituisce utilizzo di moneta privata.
Quando si prelevano banconote o si converte moneta privata del conto bancario in moneta della banca centrale si trasforma moneta privata in moneta pubblica. Se invece si deposita in banca del denaro contante si trasforma moneta pubblica in moneta privata. La prima funge da àncora per il sistema monetario. È per questo motivo che i cittadini possono avere fiducia nel valore della moneta privata emessa dalle banche. Un pagamento effettuato con carta di credito viene accettato “a pronti” perché il destinatario sa che l’importo potrà essere convertito nello stesso ammontare di moneta della banca centrale. Inoltre, il meccanismo depositi/crediti alimenta il moltiplicatore dei primi, fondamento della funzione bancaria e strumento per la regolazione della base monetaria (nozione, peraltro, ben diversa per quantità e qualità da quella della moneta pubblica più quella privata di cui costituisce l’aggregato M1.
L’euro digitale: La prospettiva, analizzata in numerosi contesti, nazioni sviluppate e non e suggerita anche dalla BCE e da numerose altre banche centrali è il coniugare i benefici della moneta della banca centrale con le modalità di pagamento e l’utilizzo della moneta da parte dei cittadini dell’Eurozona. In questo modo potrebbe essere affiancata al contante quale moneta pubblica in forma elettronica. A questo fine serve una valuta digitale della banca centrale: l’euro digitale. Come quando si spenda il denaro depositato sul conto bancario, si potrà utilizzare una carta o una app telefonica anche per pagare con l’euro digitale. Sarebbe tuttavia moneta pubblica della banca centrale, sicura e garantita dalla BCE e non moneta privata.
La moneta è indispensabile per il funzionamento di uno stabile sistema economico. Originariamente solo metallica, poi anche cartacea (le note di banco oggi banconote) e ora elettronica, essa è lo strumento di pagamento comunemente utilizzato per comprare ciò di cui gli individui, le organizzazioni economiche e le società di ogni tipo hanno bisogno. Nel tempo è mutata anche la sua quantificazione, inizialmente ancorata ad un riferimento certo (lo scambio fra un bene prezioso e un segno cartaceo). Per i Romani, il nummulario era l’operatore “economico” dedito alla moneta in congiunzione con gli argentieri che curavano il deposito dei beni preziosi da cui poteva originare la creazione dei “segni monetari”. La banca moderna copre le due funzioni, laddove l’argentiere utilizza le risorse raccolte quale “deposito irregolare” (cioè disponibile sia per il creditore sia per il debitore) mediante la capacità di gestione dei rischi connessi al ruolo di nummulario che seleziona le opportunità di affidamento e di esercizio della funzione creditizia.
La creazione di Banche Centrali ha spostato l’attenzione verso il ruolo della politica monetaria, capace di rendere fiduciario il rapporto fra la quantità dei beni “riserva” e la quantità della moneta e della carta in circolazione. Quest’ultimo indicatore è spesso sfuggito al controllo delle Autorità preposte determinando una circolazione ben superiore alle riserve sottostanti, rendendo volatile il livello di fiducia e reclamando la creazione di “tipologie” di moneta privata che segmentano a diversi livelli il concetto originario di fiducia. L’asticella del rapporto sostenibile viene costantemente innalzato e richiede una costante capacità di alimentare redditi e consumi crescenti che sostengano moltiplicatori elevati fra la moneta pubblica e il complesso degli strumenti di moneta privata che sono generati con finalità imprenditoriali e, quindi, orientati al profitto, fattore che non si rileva (salvo l’ipotesi del signoraggio) nelle scelte quantitative della moneta pubblica.
Fonte: BANCA D’ITALIA, La moneta e gli strumenti di pagamento alternativi al contante – Quaderni didattici della Banca d’Italia, 2018
Il Signoraggio: Per signoraggio viene comunemente inteso l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta. Per le banche centrali, il reddito da signoraggio può essere definito come il flusso di interessi generato dalle attività detenute in contropartita delle banconote in circolazione o, più generalmente, della base monetaria. Per l’Eurosistema, questo reddito è incluso nella definizione di “reddito monetario”, che, secondo l’articolo 32.1 dello statuto del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e della Banca Centrale Europea (BCE), è “il reddito ottenuto dalle banche centrali nazionali nell’esercizio delle funzioni di politica monetaria del SEBC”. Per capire il significato e la rilevanza del signoraggio occorre risalire alla sua origine storica. In Europa, dal Medioevo fino all’Ottocento chiunque poteva portare un pezzo d’oro alla Zecca pubblica e farselo coniare, poteva cioè trasformarlo in moneta. Il conio – l’immagine e le scritte impresse sul metallo – rappresentava il sigillo di garanzia dello Stato (del “signore”) sul peso e sul titolo di quel pezzo d’oro, vale a dire sul suo valore. Grazie al conio la moneta era accettata da tutti come mezzo di pagamento, senza dover essere pesata e verificata da chi la riceveva. Lo Stato si faceva pagare questo “servizio” trattenendo una parte dell’oro portato alla Zecca. Questo era il diritto di signoraggio.”
Il signoraggio oggi: nel caso specifico dell’area dell’euro l’emissione delle banconote è assegnata alla BCE in concorso con le BCN. Il “reddito monetario” di ogni singola BCN è definito come il reddito annuo che essa ottiene dagli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione e dei depositi costituiti dagli enti creditizi. Questo è trasferito alla BCE e da questa ridistribuito alle BCN sulla base della loro partecipazione al capitale della BCE. Le BCN, a loro volta, lo fanno affluire ai rispettivi Stati una volta dedotte le spese di funzionamento ed effettuati i necessari accantonamenti stabiliti in coerenza con l’obiettivo del controllo della quantità della moneta.
Le banconote: Alla fine del XIV secolo, i primi banchieri lombardi, fiorentini e veneti, orafi e mercanti iniziarono a emettere delle ricevute su carta in cambio del metallo prezioso che i mercanti davano loro in custodia. Si trattava delle cosiddette note del banco, che dichiaravano l’entità dei valori lasciati in deposito e contenevano la promessa della loro restituzione. Depositare il metallo prezioso era quindi conveniente perché gli orafi-banchieri erano esperti nella prevenzione dei furti, nella custodia di valori e nel loro trasferimento efficace e futuro. Con le note di banco si accelerano gli scambi fra gli Stati del tempo e si semplificano le transazioni con i Paesi più lontani destinazione delle esportazioni e controparti delle importazioni. E’ l’inizio dell’economia moderna.
Un Dipartimento del Ministero del Tesoro (oggi MEF) emana i provvedimenti necessari relativi alla fabbricazione ed emissione delle monete di ordinaria circolazione e di quelle numismatiche (da collezione, la cui coniazione è affidata all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A.
Più rigorosamente, la Zecca, fino al mese di aprile 1978, faceva parte della Direzione Generale del Tesoro (ora Dipartimento del Tesoro); la legge 20 aprile 1978, n. 154 ha costituito, nell’ambito dell’Istituto Poligrafico, la sezione Zecca. Con decreto legislativo 21 aprile 1996, n. 116 l’Istituto è stato trasformato in società per azioni.
Ogni anno il Ministero predispone, di concerto con la Banca d’Italia, un programma di emissioni di monete ordinarie destinate a soddisfare le esigenze della circolazione monetaria nazionale per accrescimento della quantità o per sostituzione di quelle usurate dalla circolazione. Quest’ultima procedura non è adottata dalle Banche Centrali dei Paesi meno sviluppati le cui banconote si usurano con la circolazione come è evidente visitando e scambiando con quelle realtà
L’attuale scala dei segni monetari è formata dalle seguenti monete: € 0,01 (ormai in via di eliminazione); € 0,02; € 0,05; € 0,10; € 0,20; € 0,50; € 1 e € 2. (delle quali ultime due si discute da tempo l’efficacia rispetto alla loro espressione in banconota).
Le monete hanno un limite al potere liberatorio: a eccezione dell’autorità emittente, infatti, nessuno è obbligato nell’Eurozona ad accettare più di 50 monete metalliche in un singolo pagamento. Monete e banconote costituiscono comunque, il denaro contante.
Fonte: BANCA D’ITALIA, La moneta e gli strumenti di pagamento alternativi al contante – Quaderni didattici della Banca d’Italia, 2018
- LE DIVERSE DECLINAZIONI DELLA MONETA PRIVATA
Il conto corrente: Il conto corrente bancario è uno dei prodotti bancari più diffusi, accogliendo i versamenti effettuati dai clienti dietro la sottoscrizione di un apposito e sempre più complesso contratto, basato peraltro sul dettato dell’articolo 1823 del Codice Civile (Il conto corrente è il contratto col quale le parti si obbligano ad annotare(1) in un conto i crediti derivanti da reciproche rimesse, considerandoli inesigibili e indisponibili fino alla chiusura del conto).
Assegno bancario: L’assegno bancario è uno strumento di pagamento sostitutivo del contante con il quale il titolare del conto corrente (traente) ordina alla propria banca (trattario) di versare una determinata somma di denaro a favore di un’altra persona (beneficiario). La sua natura fisica ne riduce progressivamente l’utilizzo nell’era attuale ed in prospettiva.
Il bonifico Sepa: Il bonifico SEPA è uno strumento legato al conto corrente che serve a effettuare pagamenti senza utilizzare il contante. Con esso transita la maggior parte dei flussi dei pagamenti.
L’addebito diretto Sepa: Gli addebiti diretti SEPA sono un servizio di pagamento offerto dalle banche – prevalentemente legato al conto corrente – utile per pagare in forma automatica le società o i privati che forniscono beni o erogano servizi sulla base di contratti che prevedono pagamenti di tipo ripetitivo e con scadenza predeterminata. Con esso transita la maggior parte dei volumi dei pagamenti.
Le carte di pagamento: Le carte di pagamento sono documenti standardizzati (ormai non solo fisici bensì anche digitali) dotati di dispositivi elettronici che permettono di effettuare pagamenti senza utilizzare denaro contante. Sono ormai molto diffuse per gli acquisti di beni e servizi presso gli esercizi commerciali o su internet e possono essere utilizzate anche per il prelievo di contante presso gli sportelli automatici (ATM).
Carta di debito: La carta di debito è uno strumento di pagamento emesso dalla banca presso cui si detenga un conto corrente. Essa permette al titolare di effettuare (entro determinati importi giornalieri e mensili), in Italia e all’estero (se la carta è collegata a circuiti internazionali), prelievi di contante da sportelli automatici (ATM) e pagamenti presso gli esercenti dotati di POS (nei limiti del saldo più l’eventuale fido). Nel caso di ritiro di contante presso gli sportelli ATM della banca emittente e delle altre autorizzate, i limiti di prelievo sono fissati dalla banca a seconda del profilo del cliente.
Carta di credito: La carta di credito permette di comprare beni e servizi anche senza avere al momento sul conto corrente il denaro necessario all’acquisto; la somma spesa infatti verrà addebitata sul conto dell’acquirente successivamente in date che possono essere prescelte dal cliente stesso in relazione ai momenti in cui fossero previsti incassi ed accrediti. Questo vuol dire che l’emittente della carta, in un determinato periodo di tempo, mediamente un mese, anticipa i pagamenti per gli acquisti effettuati dal titolare della carta di credito. La restituzione può avvenire secondo due modalità:
– in un’unica soluzione, di solito nel mese successivo a quello in cui sono stati effettuati gli acquisti nel caso di carte di credito “a saldo” (così sempre per le carte “travel & entertainment” e se selezionato per le carte bancarie;
– mediante rateizzazione, sempre nel caso di carte di credito “revolving” e, qualora selezionato, per le carte bancarie. In questo caso il titolare dovrà corrispondere degli interessi tanto maggiori quanto più lungo sarà il periodo di rateizzazione. Nel caso del saldo in unica selezione, il pagamento corrisponde all’ammontare delle spese sostenute, dovendo peraltro considerare l’impatto della quota fissa annuale, differenziata secondo la “qualità” della carta in cambio di servizi aggiuntivi della più diversa natura. La creazione della moneta privata in questo caso non ha limiti predefiniti e dipende dalla capacità di regolare il saldo alla scadenza.
Carte Prepagate: Con una carta prepagata è possibile acquistare beni o servizi, oppure prelevare contante presso un ATM, nei limiti della somma preventivamente versata all’intermediario che l’ha emessa; per questo motivo non permettono acquisti o pagamenti se l’importo corrispondente alla spesa da effettuare non è disponibile. Inoltre, sotto il profilo giuridico, non è necessario essere titolari di un conto corrente per ottenere e usare una carta prepagata.
Moneta:
Gli aggregati monetari dell’area dell’euro comprendono:
- MONETA: il circolante in banconote e in monete metalliche, al portatore e liberamente trasferibili;
- M1: circolante e depositi in conto corrente;
- M2: M1, depositi con durata prestabilita fino a due anni, depositi rimborsabili con preavviso fino a tre mesi; (l’obiettivo utilizzato dalla FED negli USA per la gestione della politica monetaria);
- M3: M2, pronti contro termine, quote di fondi comuni monetari e obbligazioni con scadenza originaria fino a due anni. A partire dai dati di giugno 2010 sono escluse le operazioni pronti contro termine con controparti centrali. (l’obiettivo utilizzato dalla BCE nella Eurozona per la gestione della politica monetaria).
I contributi nazionali agli aggregati monetari M1, M2 e M3 sono calcolati escludendo il circolante, poiché, con l’introduzione dell’euro, non è più direttamente misurabile la quantità di banconote e di monete effettivamente detenuta in ciascun paese, anche se la domanda di produzione proviene dalle singole BCN. In tal senso la UE è una Single Payment Area – SEPA, passo cruciale verso l’Unione Monetaria.
Moneta di banca centrale
Nell’esercizio della politica monetaria, la banca centrale emette proprie passività che assumono la forma sia del circolante, composto da banconote e monete metalliche, sia dei depositi a vista detenuti presso la banca centrale dagli istituti finanziari, in particolare dalle banche. Il regolamento di una transazione avviene “in moneta di banca centrale” quando i conti delle controparti coinvolte sono detenuti presso le rispettive banche centrali.
Moneta di banca commerciale
Oltre che dalle banche centrali, la moneta può essere creata anche dalle banche commerciali attraverso l’emissione di proprie passività utilizzate come moneta dai propri clienti. Questa moneta è creata quindi ogni volta che una banca commerciale eroga un prestito che assume la forma di un incremento dei depositi bancari sui quali il titolare può emettere ordini. Il regolamento di una transazione avviene “in moneta di banca commerciale” quando i conti delle controparti coinvolte sono detenuti presso queste banche autorizzate a proporre contratti di conto corrente di corrispondenza. Esiste anche – seppure in diminuzione – la creazione di assegni circolari nei limiti dei controlli dettati dalla normativa antiriciclaggio; con essi la banca crea moneta privata per la quale risulta il debitore diretto (trassato) e non il trattario.
Moneta elettronica
Valore monetario memorizzato elettronicamente, ivi inclusa la memorizzazione magnetica, rappresentato da un credito nei confronti dell’emittente che viene emesso, dietro ricevimento di fondi, per effettuare operazioni di pagamento quando accettato da persone fisiche o giuridiche diverse dall’emittente. Può essere emessa da banche, Istituti di moneta elettronica (Imel), Poste Italiane e, nel rispetto delle disposizioni ad esse applicabili, dalle pubbliche amministrazioni centrali, regionali e locali. Per le sue caratteristiche può essere considerato uno strumento di pagamento alternativo al contante. Le somme ricevute dall’Imel a fronte della moneta elettronica emessa non costituiscono depositi della clientela; su di esse, pertanto, non sono corrisposti interessi e le stesse non sono coperte dai sistemi di garanzia dei depositi. Ulteriore caratteristica della moneta elettronica è il riconoscimento al detentore del diritto al rimborso della parte di essa non utilizzata. Il rimborso deve essere effettuato al valore nominale in moneta legale ovvero mediante versamento su un conto bancario, senza applicazione di ulteriori oneri e spese, fatta eccezione per quelli strettamente necessari per l’effettuazione dell’operazione.
- L’IPOTESI DELLA MONETA FISCALE
Le funzioni della moneta e le proposte di “moneta fiscale”:
Negli ultimi anni alcuni commentatori economici hanno proposto l’emissione di moneta fiscale da parte del Governo. La nuova passività pubblica potrebbe essere utilizzata per finanziare alcuni tipi di spesa (ad esempio per pagare i fornitori o i dipendenti) e permetterebbe di superare la presenza di vincoli all’espansione del disavanzo o del debito pubblico; non avendo corso legale non violerebbe quanto previsto dai Trattati europei in materia di emissione di moneta.
Per incentivarne l’accettazione nelle transazioni private e garantirne così la liquidità, sarebbe previsto che, al verificarsi di determinate condizioni (ad esempio trascorso un periodo di tempo dall’emissione), la moneta fiscale possa essere utilizzata dai detentori per pagare i tributi dovuti dal beneficiario.
Nella gestione delle recenti crisi pandemiche e, per altre forme di sussidio o sostegno, l’Agenzia delle Entrate ha operato anche come Agenzia delle Uscite accreditando ai cassetti fiscali somme erogate a vario titolo anche per opportuna distinzione della fattispecie rispetto alla funzione delle banche (che si opposero nel 2020 alla loro partecipazione nel caso, anche per non interferire con il principio della potestà di valutazione dell’affidamento nel caso di sussidi generalizzati individuati come episodi di helycopter money). Si tratterebbe nel caso di un contrasto rispetto al ruolo istituzionale riconosciuto alle banche e al meccanismo logico della concessione del credito.
Sulla base delle norme statistiche contabili in vigore, queste passività (come già avviene per le monete metalliche) andrebbero incluse tra gli strumenti che concorrono a formare il debito pubblico e sarebbero soggette alle regole del Patto di stabilità e crescita fino a quando esso non fosse (improbabilmente) modificato.
Emissioni di questi strumenti di moneta fiscale sono avvenute molto raramente, in genere a seguito di gravi crisi di liquidità dello Stato (come in California in più occasioni, di cui l’ultima nel 2009, e in Germania nel 1933). In questi casi si è registrato un basso grado di liquidità nelle transazioni di queste forme di “moneta” priva di corso legale. Più funzionale è risultato, per eccezione, nel caso degli interventi durante la crisi pandemica del 2020/21 con selezione dei destinatari, diversificazione dell’ammontare e definizione del termine dei benefici non condizionati da valutazioni relative al titolare del conto fiscale quando da valutazioni sociali esogene.
Quali caratteristiche avrebbe la “moneta fiscale”?
La moneta fiscale non potrebbe avere corso legale; il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (art. 128) e il Regolamento EC/974/98 (art. 2, 10 e 11) stabiliscono, infatti, che le banconote e le monete metalliche in euro sono le uniche con corso legale monetario. L’emissione della moneta fiscale svolgerebbe solo la funzione di riserva di valore, e da questo punto di vista sarebbe del tutto simile a un titolo di Stato. Sulla base della legislazione vigente tale “moneta” potrebbe essere utilizzata come mezzo di pagamento solo con il consenso del creditore. Pertanto, essa sarebbe accettata con sicurezza solo dallo Stato, il quale si impegnerebbe ad accettarla in compensazione dei propri crediti fiscali nei confronti del detentore. E’ questo il fattore che determina il ruolo dell’Agenzia delle Entrate (Uscite) precedentemente individuato.
Qualora invece lo Stato decidesse unilateralmente di liberarsi di propri debiti con un pagamento eseguito in moneta diversa dalla moneta legale si prefigurerebbe una violazione di quanto previsto dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e dal Regolamento EC/974/98, con elevata probabilità di contenzioso e negative ripercussioni di carattere reputazionale presso i potenziali sottoscrittori dei titoli di debito pubblico. Per queste motivazioni, la moneta fiscale assume la funzione di una “moneta per eccezioni” con il rischio che i beneficiari possano nella gestione della propria economia assuefarsi e risultarsi difficilmente assoggettabili alla chiusura dei flussi finanziari così previsti. Senza una politica monetaria accomodante, il meccanismo risulterebbe fuori norma e foriero di un debito pubblico incontrollato e fuori dalle regole comunitarie (e obiettivamente da quelle economiche di equilibrio)
- CONCLUSIONI
In definitiva, il concetto di moneta è attualmente molto ampio e diversificato, fattispecie che ne rende il suo controllo più complesso, la sua misura amplificata e la sua scelta (all’interno delle alternative) fortemente condizionata – in modo anche divergente – da usi consolidati e da un framework normativo ancora da armonizzare e con la necessità di fronteggiare le offerte alternative prive di norme rese disponibili nell’ambito dello shadow banking e in aree geografiche ed economiche prive di coordinamento nella loro generazione di moneta “privata” oppure “pubblica”, ma attraverso soggetti privi di autorizzazioni coordinate e non sottoposti ad autorizzazioni, vigilanza e controlli. La loro circolazione è tuttavia ancora troppo facilmente possibile anche all’interno di contesti nei quali la moneta “autorizzata” pubblica o privata è invece costantemente oggetto di una progressivamente adeguata regolamentazione.
Resta il dubbio normativo, economico e logico se tali alternative siano effettivamente moneta (accettata come strumento di regolazione degli scambi), oppure strumento o prodotto di investimento (ad esempio nel contesto della normativa comunitaria MiFID II), oppure commodity virtuale priva di un suo concreto utilizzo e al di fuori della potestà in senso lato delle Autorità Monetarie. Quest’ultima è peraltro la condizione essenziale e primaria per la quale un bene “inutile” viene considerata funzionale per essere “moneta”. Un paradosso in merito al quale riflettere ulteriormente. Una moneta quindi “troppo privata”.
- FONTI DELLE NOZIONI E DELLE DEFINIZIONI
https://www.ecb.europa.eu/ecb/educational/explainers/html/digital_euro_central_bank_money.it.html
https://www.ecb.europa.eu/mopo/intro/benefits/html/index.it.html
https://www.bancaditalia.it/compiti/emissione-euro/signoraggio/index.html
https://www.dt.mef.gov.it/it/attivita_istituzionali/monetazione/
https://www.bancaditalia.it/media/views/2017/moneta-fiscale/index.html
Milano – Roma 13 dicembre 2022