L’Italia è diciottesima tra i 27 stati membri dell’Unione europea in termini di digitalizzazione. Qualche progresso è stato compiuto negli ultimi anni in virtù delle iniziative intraprese tra cui spiccano le risorse destinate dal Pnrr, il 25,1% delle quali (cioè 48 mld) è destinato proprio alla transizione digitale.
Fanno meglio di noi la Germania tredicesima, la Francia dodicesima, la Spagna settima.
Lo rivela l’edizione 2022 dell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), pubblicato ieri dalla commissione europea. Più in generale, ciò che emerge in tutta Europa è la difficoltà a colmare lacune in termini di competenze digitali, digitalizzazione delle pmi, diffusione delle reti 5G avanzate. Gli indicatori Ue rivelano che il paese, rispetto alla media Ue, sta colmando il divario in fatto di competenze digitali di base; nonostante ciò, oltre metà dei cittadini italiani oggi non ne dispone. La percentuale di specialisti digitali nella forza lavoro è inferiore alla media europea e le prospettive sembrano deboli, a causa del modesto tasso di iscrizione a lauree nel settore ICT.