di Maurizio Pimpinella
- Anche Apple Pay entra nel mercato dei buy now pay later. Un’occasione di nuovo business per le società di pagamento o un sistema che non è sostenibile per chi non è un colosso come Amazon o paypal?
Il buy now pay later è il top trend del momento nell’ambito dei pagamenti. Sempre più imprese ed operatori finanziari usufruiscono e offrono questo servizio che attualmente vale globalmente circa 150 miliardi di dollari. Da ultimo, Apple ha annunciato il nuovo servizio, ma il progetto era stato avviato la scorsa estate. In Italia, nonostante se ne parli già moltissimo, siamo partiti con un po’ di ritardo e l’incremento del fenomeno BNPL è legato al recente dinamismo dei pagamenti elettronici in generale e alla crescita del commercio elettronico (entrambi suoi fattori abilitanti), che secondo i dati del Politecnico di Milano tra il 2020 e il 2021 ha registrato un aumento del 21%. Le stime elaborate da PwC, sempre sui dati del Politecnico, ci dicono poi che da noi, tra il 2021 e il 2025, avremo un incremento annuo del 10,9% dei volumi transati in modalità BNPL.
Dati questi numeri, è evidente che offrire servizi di buy now pay later per molte società di pagamento rappresenti l’opportunità di entrare in un mercato apparentemente win win per tutti ma è altrettanto evidente che i grandi operatori partano decisamente avvantaggiati in virtù della loro capacità di “occupare posizioni di mercato”, riducendo inevitabilmente lo spazio altrui: un fenomeno, peraltro, non particolarmente nuovo ma già visto in altri settori.
- In questo modo il confine tra società di pagamento e società finanziaria si assottiglia. Come cambierà il mercato?
Il mercato dei servizi finanziari e delle procedure di incasso e pagamento è dinamico per definizione ed è quindi destinato ad evolversi. Nell’ambito dei servizi BNPL, entreranno certamente altri operatori, molti dei quali specializzati, e certamente dovremo affrontare anche la transizione che riguarderà le società finanziarie che si dovranno adeguare ai nuovi modelli dominanti, più agili e convenienti sia per i consumatori sia per i merchant di ogni dimensione. Come tutti i servizi finanziari, anche il BNPL sarà indirizzato verso una sempre più spiccata attenzione nei confronti del cliente, cercando di andare il più possibile incontro alle sue esigenze specifiche.
Per comprendere meglio l’evoluzione del mercato buy now pay later, ancora in gran parte inesplorato, il centro studi dell’Associazione che presiedo ha, inoltre, avviato un tavolo di lavoro che raccoglie tutti i principali operatori di settore e che, partendo dal presupposto che siano necessarie norme comuni ed omogenee per tutte le imprese che erogano questo servizio (a tutela loro e dei consumatori), intende valutarne i principali profili normativi tra cui quelli di AML e di compliance ma anche i potenziali rischi sociali e sistemici.
- In una fase economica caratterizzata da una ripresa dell’inflazione consentire alle famiglie di pagare a rate gli acquisti, senza costi aggiuntivi, sembra la perfetta panacea, ma quali sono i rischi?
Come detto prima, la formula buy now pay later rappresenta apparentemente un’opzione win win per tutti: i merchant aumentano i volumi di vendita, i consumatori acquistano prodotti prima più difficilmente accessibili (anche con rate e finanziamenti), le imprese ampliano la gamma di servizi offerti, anche se è ovvio che abbiano bisogno di un giro d’affari piuttosto ampio. L’attuale successo del modello BNPL è quindi quello di rispondere alle contingenti esigenze del mercato e dei consumatori: onboarding semplice, ridotte o assenti verifiche di solvibilità preliminari, rapidità ed immediatezza nell’accesso al servizio. Ci sono però anche dei rischi. Oltre, infatti, a quelli di natura normativo-regolamentare, vi sono quelli che riguardano specialmente la sostenibilità del modello, in particolare lato consumatori. Senza un’adeguata gestione finanziaria personale, infatti, semplificazione, facilità d’accesso e rapidità d’esecuzione possono tramutarsi da fattori di vantaggio ad arma a doppio taglio, provocando un forte indebitamento delle famiglie e quindi la sempre più difficile solvibilità del modello stesso, soprattutto per gli operatori di dimensioni più piccole che non possono contare sulla diversificazione dei servizi.
Ragionando poi per iperboli, un caso in parte assimilabile (non certo per dimensioni economiche) è quello dei mutui subprime USA che diedero avvio alla crisi economica del 2007-2008. Per evitare che un importante strumento di sostegno ai consumi (soprattutto con lo spauracchio della stagflazione all’orizzonte) possa diventare un problema per milioni di consumatori è necessario lavorare sull’alfabetizzazione e la consapevolezza finanziaria dei cittadini. Se da un lato, infatti, il centro studi A.P.S.P. ha avviato il già citato gruppo di lavoro per l’approfondimento del fenomeno, dall’altro sta promuovendo anche una campagna di inclusione socio-digitale indirizzata proprio al miglioramento delle competenze e della consapevolezza, anche finanziaria, per una migliore gestione del proprio portafoglio mettendolo a riparo dai rischi che spesso ci procuriamo da soli con la nostra inconsapevolezza.
Intervista pubblicata su Milano Finanza del 9 giugno 2022