La geopolitica dei pagamenti come strumento per conservare o ribaltare l’ordine mondiale
di Maurizio Pimpinella
Uno degli aspetti emersi già dalle prime settimane di questa assurda guerra tra Russia e Ucraina è il forte ruolo economico, finanziario e sociale dei pagamenti, soprattutto quelli elettronici e transfrontalieri. Quando si iniziava a parlare di sanzioni nei confronti della Russia, infatti, la sua esclusione dal sistema Swift era considerata come la “bomba atomica” tra le misure punitivo-dissuasive da infliggerle. In realtà, come già ho avuto occasione di affermare, e come dimostrano i fatti, alle sanzioni corrispondono delle (almeno parziali) vie di fuga e, in ogni caso, queste saranno in grado di produrre effetti realmente tangibili solo nel medio periodo. La Russia, infatti, è ancora tutt’altro che un paese isolato. Ne sono evidenti manifestazioni non solo gli stretti rapporti con gran parte dei vicini centroasiatici ma, soprattutto, quelli “ben saldi” o “senza confini”, come ha avuto modo di ribadire più volte il Ministro degli esteri cinese Wang Yi, proprio con Cina e India.
Inizialmente, una prima via per aggirare alcune sanzioni era stata individuata nelle criptovalute, ma è evidente che queste non possano diventare né per praticabilità né per capacità di utilizzo uno strumento rapidamente accessibile da parte della massa della popolazione per ogni genere di acquisto. È per questo, ad esempio, che una delle ipotesi alternative più accreditate era stata quella di far planare i pagamenti russi sul sistema cinese Cips.
Di recente, però, è stata rilanciata un’altra ipotesi (ripresa poco dai media italiani) che riguarda la costituzione di una nuova moneta internazionale, alternativa a dollaro ed euro, fondata su un paniere di valute e di metalli preziosi e da far nascere in seno all’Unione economia euroasiatica. L’identikit sembrerebbe corrispondere a quello di una stablecoin o di una Central Bank Digital Currency disponibile in forma diffusa per tutta la popolazione tramite un wallet di Stato. A questo riguardo, però, attenzione all’esperienza venezuelana del Petro, le cui fortune sono piuttosto instabili.
Il progetto potrebbe poi essere supportato dalla Cina la cui valuta digitale è già in fase avanzatissima di sviluppo, mentre proprio tra la fine di gennaio e metà febbraio di quest’anno la Banca centrale russa comunicava ottimisticamente di essere in grado di lanciare una propria valuta digitale entro quest’anno.
Il tentativo in corso sarebbe orientato a resistere alle sanzioni solo in una prima fase, lo scopo finale sarebbe invece quello di creare un circuito monetario internazionale alternativo (e più conveniente) a quello rappresentato dal dollaro, tanto che – secondo quanto svelato di recente dal Wall Street Journal – sarebbero già in corso trattative fra Arabia Saudita e Cina per il pagamento del petrolio in yuan.
Da strumenti di connessione tra popoli ed economie i pagamenti sono, quindi, sempre di più uno strumento di potere ed influenza geopolitica. Il conflitto in corso si sta, infatti, combattendo su più fronti e a più livelli, una guerra in gran parte per “interposta persona” che ha come obiettivo la conservazione o il ribaltamento dell’attuale ordine mondiale nel quale gli strumenti e i metodi di incasso e pagamento ricoprono un ruolo di rilevanza primaria.
E’ in questo scenario già aperto da tempo che si inseriscono anche le CBDC di USA ed Europa, monete attraverso le quali l’Occidente desidera conservare il proprio ruolo contrastando il più possibile l’avanzata dell’economia cinese. Lo sviluppo di una CBDC non è indirizzato, infatti, solo a favorire l’inclusione finanziaria e digitale dei cittadini, ma anche da un lato a contrastare l’emergere delle cripto e delle valute digitali private e dall’altro a guadagnare significative posizioni politiche nel mercato internazionale delle valute. Nonostante potrebbe essere stato avviato un parziale processo di de-globalizzazione con lo stabilimento di rispettive aree di influenza da parte delle principali potenze economiche, la digitalizzazione nella comunicazione e nei pagamenti impone che un pur minimo rapporto (e confronto) debba essere mantenuto nel medio e lungo periodo, ciò che non può che condurre ad una progressiva “corsa agli armamenti”, speriamo più economici che militari.