di Maurizio Pimpinella
Il 2022 sarà l’anno delle valute digitali della banca centrale, le cosiddette CBDC. L’imminente rilascio dello yuan digitale, solo rimandato rispetto alla grande presentazione inizialmente prevista in concomitanza delle olimpiadi invernali di Pechino, ormai non fa più notizia ma tutt’attorno vi è un grande fermento, tanto che proprio negli ultimi giorni sia la Russia sia l’India hanno annunciato di essere in grado di partire con rublo e rupia digitale già entro quest’anno. Accanto a quelli più avanzati, vi è poi il gran proliferare di vari progetti, ciascuno a diverso livello di adozione, tanto che il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente stimato che alla partita stanno già partecipando 110 paesi del mondo. Stando alla ricerca del FMI, di fatto, tra Asia, Europa, americhe e Oceania gran parte dei paesi sono attivi con le varie fasi di implementazione delle CBDC, rimangono però tendenzialmente scoperti gran parte del continente africano, parte considerevole del Sud America e parte del Medio Oriente. Parliamo, almeno nei primi due casi, di ecosistemi finanziari composti in buona parte da persone tendenzialmente per nulla o poco bancarizzate, in cui l’accesso ai sistemi di pagamento tradizionali è limitato, e che rappresentano quindi un “territorio fertile” – come in effetti sta già avvenendo – per lo scambio di cripto, stablecoin e valute digitali private. Esempio della difficoltà che i progetti statali incontrano in alcune realtà pagando in termini di credibilità – mentre in contesti come l’Europa ciò sarebbe conferma di garanzia – è l’esempio della valuta digitale Nigeriana, l’eNaira, col cui lancio avevamo chiuso il 2021, che al momento si stia rivelando un sostanzialmente un flop, per la mancanza di fiducia degli stessi nigeriani che la conoscono di fatto solo per nome o per aver fatto una prova per pura curiosità. Tra i progetti già attivi, spiccano poi quelli delle Bahamas, con il sand dollar che è stata la prima CBDC rilasciata in assoluto nel 2020, e il baking tailandese, che permette di utilizzare un’app mobile gratuita per effettuare pagamenti e trasferire denaro tramite qualsiasi banca sulla piattaforma anche senza disporre di un conto corrente tradizionale, apparentemente un vero e proprio strumento pratico di inclusione digitale e finanziaria.
Detto poi che la Cina è praticamente già oltre la fase finale di adozione, per quanto riguarda il suo grande rivale, gli Stati Uniti, la Federal Reserve ha recentemente pubblicato un discussion paper, che esamina i pro e i contro relativi al rilascio di una CBDC, secondo cui i vantaggi potrebbero essere considerevoli soprattutto relativamente al panorama monetario internazionale.
Sul lato istituzionale, considerata la futura nascita di numerose CDBC e valute digitali, si è già alla ricerca di uno standard di interoperabilità tra le varie monete, tanto che la Banca dei Regolamenti Internazionali sta portando avanti una serie di iniziative volte ad uniformare l’emissione e la gestione delle CBDC, con un focus particolare sulle transazioni cross-border.
Spostandoci poi sul lato stablecoin, la notizia di questi giorni è che Meta sarebbe in procinto di dismettere gli asset di Diem, anche se il progetto cripto della nuova creatura di Zuckerberg (soprattutto con l’avvento del metaverso) è tutt’altro che tramontata considerando proprio l’ingresso di Meta nella Crypto Open Patent Alliance.
Dulcis in fundo l’euro digitale, la cui fase di sperimentazione procede secondo la road map stabilita, e per il quale nel 2023 è stata fissata la data in cui l’europarlamento dovrà stabilire la strada da intraprendere. La data è stata sostanzialmente confermata anche da Piero Cipollone – Vice Direttore Generale della Banca d’Italia – secondo il quale entro la fine dell’anno prossimo si dovrebbe arrivare ad un prototipo. Per Cipollone, inoltre, l’euro digitale, e tutte le CBDC non sono il naturale sostituto o gli antagonisti dei bitcoin, in quanto presso quest’ultimi non risiede un rapporto di fiducia stabilito dalla loro affidabilità. Le valute digitali, anzi, sempre secondo Cipollone, sostituiranno progressivamente il contante, cui saranno inizialmente affiancate, proprio in quanto sostituto del rapporto di fiducia che attualmente compete al cash.