di Maurizio Pimpinella
Il principio di causa-effetto è una correlazione tra due fenomeni per cui il secondo, l’effetto, è prodotto dal primo, la causa. Solitamente, tra l’altro, secondo il terzo principio della dinamica di Isaac Newton (detto anche di azione e reazione), è stabilito che se un corpo esercita una forza su un secondo corpo, allora questo esercita sul primo una forza uguale e contraria: in virtù di tale principio, quindi, è lecito aspettarsi sempre una risposta alle nostre azioni, in questo caso capaci anche di innescare una reazione a catena. Riportando questi principi fisici all’attualità, è pressappoco quello che sta succedendo in questi giorni – e che potrebbe ancora succedere – nei rapporti tra UE e Federazione russa a seguito delle sanzioni economiche e finanziarie imposte.
L’UE si è dimostrata pronta e sostanzialmente unita nell’imposizione di tali restrizioni, pur con qualche fessura che consente ancora la comunicazione e il pagamento delle “vitali” (parola del Cancelliere tedesco Sholz) forniture energetiche russe, tanto che la stessa esclusione dal sistema di comunicazione Swift è stata effettuata di bisturi e non di machete. Nonostante però questi doverosi distinguo, è evidente che le sanzioni siamo un’arma a doppio taglio che coinvolgono l’Italia, così come la Germania (non a caso due paesi che ora sembrano essere un po’ meno aggressivi in merito), almeno su due fronti: quello energetico (il più ampio e vario) e quello del turismo. Sul primo versante, proprio in questi giorni, il Ministro della transizione ecologica Cingolani ha assicurato che entro l’anno saremo indipendenti almeno per la metà dal gas russo, nel frattempo però il prezzo delle materie prime continua la corsa al rialzo e per un litro di benzina non bastano più due euro. L’impatto sul sistema produttivo è stato evidente ed immediato, proprio in una fase in cui si iniziavano a vedere i primi timidi spiragli di ripresa. Basti pensare che proprio a causa dell’aumento dei prezzi del gasolio per tutta la settimana moltissimi pescherecci in tutta Italia non usciranno in mare. Evidenze cui ha fatto eco anche il Presidente di Confindustria Bonomi che ha manifestato preoccupazione sulla tenuta del sistema produttivo nazionale fortemente colpito dall’aumento dei prezzi dell’energia e di altre materie prime come anche i metalli e i cereali, cui la ricerca di nuovi partner può rappresentare solo una soluzione tampone, e da Mosca hanno già fatto sapere che in caso di embargo sul greggio ci sarà la chiusura delle forniture tramite Nord Stream 1. L’Italia è un Paese fortemente dipendente dall’estero in questo ambito ma, riconosciuta la leggerezza, si sta cercando di rimediare, e ciò che conta ora è comprendere che quanto fatto non sarà privo di conseguenze anche per noi. La necessità di opporsi, anche a costo di pagarne i costi, è stata ribadita anche dal Presidente della Repubblica Mattarella intervenuto dal Quirinale in occasione della Festa della Donna.
Se l’aumento dei costi delle materie prime può mettere in crisi il nostro sistema produttivo, esistono anche misure ponte o progetti a lungo termine che possono calmierarne in parte l’impatto, diverso sarà l’impatto sul secondo versante, quello dell’industria del turismo, già particolarmente vessata da due anni di pandemia. A quanto risulta già oggi, in Costa Smeralda (e non solo) fioccano i licenziamenti nel settore immobiliare e in quello marittimo, consapevoli che senza il ricco turismo russo anche certe richieste andranno ridotte, ma sarà poi tutto l’indotto a risentire della mancanza di un turismo che tradizionalmente ha sostenuto numerose comunità ed aree territoriali.
La situazione è ancora troppo delicata e in divenire per poterne prevedere la piena evoluzione, ciò che dobbiamo tutti essere bravi a fare è di interrompere i rapporti di causa ed effetto che possono condurre ad una reazione a catena ponendo punti che risultino fermi per entrambe le parti oltre i quali non andare per non esacerbare e sfibrare i rapporti già posti sotto estrema sanzione. Se pensiamo che le nostre azioni non conducano a conseguenze anche per noi siamo semplicemente degli illusi, si tratta solo di limitare i danni perché due anni di pandemia (ancora in corso) hanno già sufficientemente fiaccato tessuto produttivo e sociale e non possiamo davvero pretendere di più da tutti noi.