di Riccardo Porta
Chiamami pignolo ma tra essere pagato in Bitcoin e convertire il proprio salario in Bitcoin c’è comunque una sostanziale differenza.
A novembre il neo sindaco Eric Adams fece un annuncio galvanizzò il mondo delle criptovalute: una volta diventato sindaco di New York City, avrebbe preso i suoi primi tre stipendi in Bitcoin.
Non ha fatto però i conti con la realtà: le leggi federali richiedono che la città paghi lo stipendio ai suoi dipendenti in valuta emessa dal governo.
Il sindaco ha allora deciso di utilizzare Coinbase, uno famoso exchange di criptovalute, per convertire la sua busta paga in Bitcoin ed Ethereum. Lo ha fatto venerdì scorso.
Tutto pur di attirare i riflettori sulla grande mela.
Il nuovo sindaco sta semplicemente utilizzando una strategia politica secolare: fare aperture alla comunità imprenditoriale. Il Fintech è un settore in crescita a New York City e le società basate su blockchain rappresentano una parte significativa del settore.
Attenzione perchè non è il solo: anche il sindaco di Miami, Francis Suarez, è stato incoronato da CoinDesk, un sito di notizie di criptovalute, come una delle persone più influenti nel mondo blockchain (e, sì, anche lui vuol essere pagato con le cripto).
Ne seguiranno altri? Anche il sindaco di Milano Sala o il sindaco di Roma Gualtieri si muoveranno in tal senso?
Non so quanto questo clamore possa piacere realmente alla comunità cripto perchè sembrano solo tutte mosse politiche, ricche di interessi personali, lontane da quanto di buono si possa invece costruire con la blockchain e le crypto.
Anche perché, tornando su New York, in una città che ospita la più grande borsa del mondo (il New York Exchange), le mosse successive e inevitabili sarebbero quelle di normare (con norme/leggi) l’intero settore in un momento in cui la sperimentazione la fa ancora da padrona.