di Maurizio Pimpinella
Esiste un fattore imprescindibile che abilità l’intera catena dell’economia digitale e fa sì che questa funzioni correttamente: la fiducia. Sembra semplice, ma come ogni altro rapporto economico o interpersonale del mondo reale, anche dove l’incidenza del digitale è più marcata questo valore aggiunto nelle relazioni rappresenta la base senza la quale queste non potrebbero avere luogo.
Per questo motivo, la fiducia è la vera “moneta del futuro”, lo strumento di scambio, spesso dato per scontato, al quale non è mai stato attribuito un reale valore perché farlo non solo sarebbe impossibile ma avrebbe probabilmente anche ben poco senso. Senza fiducia nella sicurezza degli strumenti digitali (in particolare quelli finanziari ma non solo) da parte degli utenti il mondo e l’economia basata sul digitale sarebbero destinati a scomparire. L’essere sempre connessi significa, di conseguenza, essere costantemente esposti ai rischi, si tratta quasi di un assioma matematico che abbiamo potuto verificare in particolare in questi anni pandemici; è pertanto compito della sicurezza informatica prevenire i pericoli, assieme ad una consistente dose di informazioni e all’arricchimento delle competenze, così da perpetrare e garantire il rapporto di fiducia nei confronti degli strumenti digitali.
Questo vale sicuramente nell’ambito della semplice navigazione, nell’espletamento di pratiche attraverso i canali digitali della pubblica amministrazione e, ovviamente, anche per quanto riguarda gli strumenti di incasso e pagamento elettronici, quello che probabilmente è da considerarsi tra tutti uno dei contesti più sicuri che è stato in grado nel tempo di vincere le resistenze e i dubbi di molti e di conquistare la fiducia degli utenti.
La sfida dei digital payment, che come stiamo osservando, negli ultimi anni ha conosciuto una forte accelerazione, sarà per l’Italia una delle più importanti da vincere se confrontata con la ancora forte incidenza dei pagamenti in contanti che, nonostante potenziali truffe, pericoli di furto costi e chi più ne ha più ne metta, sono anche considerati più sicuri di una transazione elettronica solo perché di fatto “tangibili”. L’utilizzo degli strumenti digitali è legato a doppio filo al rapporto di fiducia che vi è tra questi e gli utenti.
Un altro contesto in cui la fiducia rappresenta un elemento imprescindibile è quello dell’economia della condivisione,fatta di sostenibilità e di circolarità. In tale ambito, ciò che conta maggiormente, ancor più dell’aspetto tecnologico, è con ogni probabilità il rapporto di fiducia tra coloro che si instaura tra chi decide di fare una scelta orientata più agli altri che non solo a sé stessi. Dal punto di vista normativo, il regolamento UE 679/2016 (GDPR), fa molto, ma l’evoluzione degli strumenti digitali ne mettono a dura prova l’attuazione, col costante rischio che una novità lo possa rendere rapidamente obsoleto.
La blockchain, però, forse potrebbe mettere tutti d’accordo, perché la sua natura ramificata garantisce un elevato livello di sicurezza, assicura certezza e tracciabilità e la sua versatilità offre uno schema sostanzialmente riproducibile in ogni contesto. Si tratta quindi di un paradigma che trasformerà i concetti di transazione e fiducia. In definitiva, però, va anche detto anche che ogni “nodo”, ogni persona che stringe accordi, effettua transazioni, offre un servizio nell’economia digitale ha il compito specifico di essere a sua volta garante di quello che fa, perché anche se le procedure sono sicure, sono ancora gli individui con le loro azioni e le loro conoscenze a influenzare l’esito dei rapporti, accrescendo o riducendo il livello di fiducia nel digitale nel suo insieme.