Via libera dei cda, i due soci avranno il 50% a testa Esce di scena il fondo Cvc. Per il gruppo dell’energia il grande salto nei pagamenti e nei servizi finanziari.
Enel conquista Mooney, la ex-Sisal Pay, società di pagamenti nata da uno scorporo di Sisal. Il gruppo guidato da Francesco Starace mette a segno l’operazione in alleanza con Intesa Sanpaolo, già azionista di minoranza della società fintech controllata dal private equity Cvc Capital.
I cda di Enel e Intesa Sanpaolo hanno dato il via libera all’operazione. Lo schema prevede che Enel e Intesa Sanpaolo, che oggi controlla il 30% tramite Banca 5, abbiano ciascuno una quota attorno al 50 per cento. Il gruppo Cvc Capital esce invece totalmente dalla compagine, monetizzando l’investimento, Mooney sarebbe stata valutata 1,5 miliardi di euro.
Advisor finanziari dell’operazione sono stati Rothschild e Deutsche Bank. L’alleanza fra Enel e Intesa Sanpaolo, punta a creare un nuovo campione nel fintech. Il gruppo guidato da Francesco Starace sta infatti schiacciando sull’acceleratore per potenziare le attività fintech di Enel X Pay, piattaforma per pagamenti nuovo attore del settore.
L’alleanza con Intesa e l’ingresso nel capitale di Mooney per Enel rappresenta un salto importante nel mondo dei pagamenti e dei servizi finanziari. Lo sbarco ufficiale nel comparto, con il lancio di EnelXPay, era avvenuto nel settembre 2020, anche se il gruppo già due anni prima aveva ottenuto l’autorizzazione dalla Banca d’Italia a operare come Imel ed era partita gestendo all’interno del gruppo in proprio transazioni che prima erano affidati a operatori e circuiti esterni. E già solo con questo passo le efficienze e i risparmi non sono stati da poco. Con EnelXPay erano stati lanciati poi l’app, le carte di debito, l’Iban sulla carta e i servizi di pagamento delle bollette. Solo dalla gestione dei pagamenti dei Mav, secondo Enel, le potenzialità di business sono molto interessanti: i pagamenti in punti fisici dei bollettini generano 300 milioni di transazioni l’anno. «Se si calcola che in media ognuna di queste transazioni ha una fee di 1,5 euro è evidente il giro d’affari che vi è collegato. Noi originiamo 100 milioni di queste transazioni (180 milioni le bollette emesse da Enel, di cui oltre la metà saldate con pagamenti fisici, ndr). Il nostro obiettivo è portare sulla piattaforma di EnelX Pay i nostri clienti e possibilmente attrarne altri», spiegava un anno fa Francesco Venturini, ceo di EnelX. Mooney è uno dei vettori che muove molte transazioni sulle bollette di tutte le utility e non solo, sia in modo digitale che attraverso i punti fisici. Anche quelle di Enel. È evidente qual è il punto di partenza dell’operazione: accentrare il controllo del pagamento dei bollettini e attraverso questo, e non solo questo, fidelizzare i clienti e attirarne altri. Per vendere altri servizi finanziari e assicurativi. Oppure guardare ai pagamenti per la mobilità elettrica e le infrastrutture di ricarica. Anche se questa parte del business stenta a decollare, sia perché la rete in Italia ancora non è sufficientemente sviluppata. Ma anche perché le prospettive di interoperabilità e di gestione dei pagamenti sulla rete estera (EnelX è presente all’estero attraverso la piattaforma europea Hubject) non è stata efficace come si sperava. L’interesse di Intesa ad accedere all’enorme bacino potenziale dei clienti Enel, 30 milioni in Italia e 75 milioni in tutto il mondo) è quasi ovvio. Peraltro l’azienda elettrica e la banca già lavorano assieme in EnelXPay: i soldi raccolti sui conti virtuali delle carte di debito EnelX sono in un conto segregato di Intesa. Questo però, a tendere, si può rivelare un punto debole dell’alleanza più che di forza: la Commissione Ue si prepara a rivedere le norme sulle crisi bancaria e a gettare le base per il completamento dell’Unione bancaria, che dovrà passare attraverso un sistema di supporto incrociato fra i fondi interbancari di garanzia dei depositi. La bozza di consultazione su questa review normativa, tra le altre cose, prevede di porre l’obbligo a carico degli operatori del Fintech di spiegare ai clienti che i soldi dei conti virtuali segregati in unico conto non godono della tutela fino a 100 mila euro garantita per i conti correnti bancari nel caso di default della banca. Ai risparmiatori italiani, già scottati dalle crisi bancarie, una notizia di questo tipo non farebbe certo piacere.