Secondo il rapporto 2021 “Italia cashless: cambiamenti in atto e prospettive future” curato da The European House-Ambrosetti”, l’Italia si conferma nel gruppo delle 35 peggiori economie globali secondo il Cash Intensity Index 2021 passando dal 28esimo dello scorso anno al 33esimo attuale. A guidare la classifica, quindi a presentare la più alta diffusione del contante sulla ricchezza nazionale prodotta ogni anno, è l’Iraq, davanti ad Albania e Libano.
Al tempo stesso l’Italia rimane stabile in sestultima posizione in Europa (23ma su 28 Paesi) per stato di avanzamento della cashless society davanti solo a Ungheria, Croazia, Grecia, Romania e Bulgaria. Non solo: il punteggio di 3,60 è in riduzione rispetto a quello dello scorso anno (3,64). Nonostante queste indicazioni, le prospettive non sono altrettanto negative. In primo luogo i cambiamenti nei comportamenti dei consumatori, sempre più propensi a utilizzare i pagamenti elettronici, anche tra coloro tradizionalmente diffidenti per anni, ma che hanno cambiato idea dopo averli dovuti sperimentare nella stagione pandemica. Inoltre le iniziative cashless avviate dagli ultimi governi dovrebbero avere un impatto positivio in tal senso. Con l’avanzamento del Pnrr è attesa, anzi, una accelerazione, anche in virtù della progressiva digitalizzazione della PA. La stima è che il valore delle transazioni con carta crescerà al ritmo del 12,7% annuo tra il 2021 e il 2025, arrivando tra quattro anni a valere 425 miliardi di euro, fermo restando che un’ulteriore spinta dovrebbe giungere dalle iniziative cashless in corso di adozione.