L’approvazione dei «due pilastri» sulla minimum tax globale e sulla redistribuzione delle basi imponibili delle grandi multinazionali hanno dominato, insieme alla lente posta dalla politica monetaria sulle fiammate dell’inflazione, l’agenda della quarta riunione dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali del G20 sotto la presidenza italiana che si è chiusa ieri a Washington. E che ha ribadito a chiare lettere l’esigenza di «evitare qualsiasi ritiro prematuro delle misure a supporto della ripresa»; senza dimenticare ovviamente le esigenze di «sostenibilità a lungo termine» della finanza pubblica.
L’accordo sui due pilastri fiscali, ha sottolineato il ministro dell’Economia Franco nella conferenza stampa di chiusura del G20, serve a «dare più certezze» al panorama delle regole per le imprese, che «opereranno in un contesto meno complesso». Della semplificazione fa parte anche l’addio alle Digital Tax unilaterali che, ha spiegato Franco, arriverà «dal 2024» una volta chiuso il cantiere dell’attuazione.
La strada per il via libera ai «due pilastri» che sarà ratificato al G20 dei capi di Stato e di governo in programma il 30 ottobre a Roma, era stata spianata dalla riunione veneziana di luglio e dalla caduta delle ultime resistenze di Irlanda, Ungheria ed Estonia, sancita dall’intesa Ocse fra 136 Paesi della scorsa settimana. Sul punto ministri e governatori sanciscono l’impegno a fare in fretta, per far entrare in vigore le nuove regole entro la fine del 2023: calendario più ambizioso di quello prospettato a luglio, quando si era parlato di «alcuni anni» per passare ai fatti.
In gioco, secondo le stime, ci sono 275 miliardi di gettito complessivo a livello globale.