di Riccardo Porta
Questa è bella. L’università Bocconi è stata multata per 200.000 euro per i modi con i quali controllava le prove online degli studenti.
Incriminato l’utilizzo dei software “Lockdown Browser” e “Respondus monitor”, non GDPR compliant.
– “Lockdown Browser” serve per impedire agli esaminandi di utilizzare il computer nel corso della prova e, dunque, di ricercare la soluzione dei test ricorrendo a fonti ed informazioni esterne.
– “Respondus monitor” controlla gli esaminandi tramite la videocamera e segnala comportamenti ritenuti “anomali”, come lo sguardo rivolto verso un punto differente dal computer, l’assenza dal monitor, la non corrispondenza tra la foto dell’esaminando scattata all’inizio dei test e la registrazione della webcam. Il comportamento ritenuto “insolito” e/o “sospetto” viene così identificato e contrassegnato con un flag.
Ma dove sta il problema? Nell’informazione verso gli studenti ritenuta “opaca”. Soprattutto con l’utilizzo di “Respondus monitor” dove vengono salvate informazioni su server all’estero e detenute per oltre 4 anni.
Il Garante ha fatto pelo e contropelo all’ateneo ricordando che si devono sempre rispettare i principi di:
liceità, correttezza e trasparenza
limitazione delle finalità
minimizzazione dei dati
limitazione della conservazione dei dati
L’Università Bocconi non è l’unica ad adottare il proctoring per i test a distanza degli studenti, chissà se fioccheranno altre sanzioni. Chissà anche se il Garante è intervenuto a fronte di una denucia perché è aumentata la nostra consapevolezza sul trattamento dei dati o… cos’altro.
Nota: il “proctoring” sono strumenti, basati su intelligenza artificiale, che consentono di controllare il dispositivo dello studente e di acquisire tutto un set di dati che permettono all’algoritmo di decretare se il ragazzo stia copiando oppure no.