di Riccardo Porta
Da ieri, il piccolo Paese dell’America Centrale famoso per le spiagge sull’Oceano Pacifico, le zone adatte al surf e i panorami di montagna, è il primo Stato primo a rendere il bitcoin “a corso legale”, il che significa che ora è considerato una valuta ufficiale insieme al dollaro.
In teoria, i salvadoregni ora possono pagare qualsiasi cosa, un taglio di capelli, una casa o persino le tasse, usando i Bitcoin.
L’iniziativa è nata da un’idea del presidente quarantenne Nayib Bukele, il cui indice di gradimento è di circa il 90% e che ambisce a rimodellare il paese.
Perchè i bitcoin?
Un quarto del PIL di El Salvador proviene dalle rimesse, denaro inviato al paese da persone che lavorano all’estero. Il Bitcoin potrebbe ridurre le commissioni su quelle transazioni transfrontaliere. È un tentativo di far girare l’economia anche per chi non ha un conto in banca (la maggior parte delle persone salvadoregne). Bukele spera di attrarre poi investimenti stranieri nel mining di bitcoin. Vorrebbe utilizzare l’energia geotermica dei vulcani di El Salvador per alimentare il processo di estrazione ad alta intensità energetica.
MA
Ad oggi il bitcoin non è mai stato utilizzato come valuta reale su larga scala. Quale azienda accetterebbe dei pagamenti il cui valore potrebbe diminuire sensibilmente nel futuro? (il Bitcoin è estremamente volatile).
E poiché il bitcoin per definizione elude le istituzioni finanziarie tradizionali che promuovono la stabilità, il Fondo Monetario Internazionale teme che l’adozione della criptovaluta da parte di El Salvador possa creare seri rischi per l’economia del paese.
Di conseguenza, ha ulteriormente declassato il debito di El Salvador a spazzatura (in gergo si dice “#junk“).
Siamo di fronte a una cripto-svolta?
Personalmente, visto quanto è inguaiato quel Paese temo purtroppo di no.