“Oggi possiamo quasi definirci una fintech. Certo, una fintech molto particolare, con quasi 40 anni di storia e oltre 120 banche come azionisti”. Alessandro Zollo, amministratore delegato di Bancomat S.p.A., fotografa così la trasformazione digitale che ha interessato, negli ultimi anni, la società dei circuiti di pagamento e prelievo più diffusi in Italia. “Tre anni fa, le banche socie hanno deciso di portare Bancomat S.p.A. nel mondo digitale”, ricorda Zollo. “Per prima cosa abbiamo occupato il segmento dei pagamenti contactless, con lo strumento PagoBancomat. Il secondo atto è stato inserire lo stesso PagoBancomat nei wallet dei grandi operatori, come abbiamo già fatto con Samsung Pay. Il terzo è stato l’e-commerce, con BancomatPay: uno strumento che associa l’Iban al numero di telefono e permette sia l’acquisto online, sia il pagamento in negozio, sia lo scambio di denaro peer-to-peer”.
Secondo l’amministratore delegato di Microsoft, Satya Nadella, la pandemia ha concentrato anni di trasformazione digitale in pochi mesi. Le cifre fornite da Bancomat confermano il fenomeno: nei primi sei mesi del 2021, le operazioni con PagoBancomat sono cresciute quasi del 50% rispetto all’anno precedente, fino a raggiungere un valore di 46 miliardi di euro. L’incidenza delle transazioni contactless è arrivata al 38% complessivo e al 50% per i pagamenti sotto i 30 euro. Le transazioni con PagoBancomat nella grande distribuzione sono passate dai 32,1 milioni del 2020 ai 50,7 milioni del 2021, quelle nei negozi al dettaglio da 7,6 a 12. L’utilizzo di BancomatPay è cresciuto dell’80%.
Data la diffusione dei servizi Bancomat sul territorio – solo le carte sono 34 milioni – i numeri possono essere interpretati come la prova del cambiamento delle abitudini degli italiani. Zollo si dice convinto che “il migliore strumento per supportare il pagamento elettronico sia incentivarne e stimolarne l’uso”. Un’idea alla base di diverse mosse compiute dalla società negli ultimi mesi: dall’azzeramento delle commissioni alle banche sui micropagamenti fino a 5 euro con PagoBancomat (il 2,3% delle transazioni totali) all’innalzamento a 50 euro della cifra massima per la quale è possibile il pagamento contactless senza inserimento del pin. Fino al lancio del cashback su BancomatPay, previsto per settembre.
Poche settimane fa, Bancomat ha firmato un memorandum d’intesa con Sia, la società hi-tech controllata da Cassa depositi e prestiti tramite Cdp equity. Il memorandum prevede lo sviluppo, da parte di Sia per Bancomat, di un nuovo hub tecnologico, oltre alla costituzione di una newco dedicata alla gestione delle attività di processing di Bancomat, PagoBancomat e BancomatPay. “La nostra idea è di diventare parte operativa del pagamento”, afferma Zollo. “L’obiettivo dell’accordo è rendere i servizi di Bancomat più semplici e time-to-market, senza perdere in economicità e sicurezza”.
Un’altra recente partnership è quella firmata con PostePay. Sul fronte dei pagamenti fisici, il patto prevede la migrazione delle attuali carte e l’emissione di nuove carte PostePay co-badged, abilitate a pagamenti e prelievi sui circuiti PagoBancomat e Bancomat. A livello digitale, il servizio Bancomat Pay sarà integrato nell’app Postepay. L’accordo, rileva una nota di Bancomat, mette assieme 60 milioni di carte e 3,2 miliardi di transazioni annue, di cui 660 milioni da mobile.
A un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, a che punto è l’evoluzione dei metodi e dei sistemi di pagamento in Italia?
“Il Paese è nel pieno della transizione dal contante, che è ancora dominante, all’elettronico. Fino a poco tempo fa, il pagamento elettronico era limitato quasi del tutto alle carte, che, a mio giudizio, resteranno centrali ancora per molto tempo. È già iniziato però – e proseguirà nei prossimi anni – un processo di ‘smaterializzazione’ delle plastiche: gran parte delle carte al momento in circolazione saranno fruibili attraverso gli smartphone”.
L’Italia è più indietro rispetto ad altri paesi sul fronte della digitalizzazione dei pagamenti?
“Prima dell’emergenza sanitaria, la situazione era preoccupante . Il Covid ha cambiato tutto, perché ha forzato una trasformazione del rapporto col pagamento. E questo vale tanto per i commercianti quanto per i consumatori. I primi hanno valorizzato e apprezzato lo strumento Pos, i secondi hanno dovuto abituarsi a comprare la pizza su internet perché non potevano uscire a mangiare. Inoltre alcune iniziative – penso al cashback di Stato – hanno contribuito ad accelerare il processo. La trasformazione era già in atto, ma, se non fosse arrivata la pandemia, avrebbe richiesto molto più tempo”.
Il ritardo nel passaggio ai pagamenti digitali può essere dovuto anche a preoccupazioni legate alla sicurezza?
“Di certo l’aspetto della sicurezza è fondamentale. Ma va sottolineato che, in questo campo, abbiamo già raggiunto livelli eccellenti: le frodi, nel caso del nostro PagoBancomat, rappresentano solo lo 0,0003% del totale delle transazioni. Vale a dire, tre per ogni milione di operazioni”.
Le ragioni principali di questo ritardo sono tecnologiche o culturali?
“Senza dubbio culturali. Il problema tecnologico esiste per coloro che, per esempio, sono poco avvezzi a usare lo smartphone, ma si tratta di una fascia di popolazione ormai molto ristretta. Si può dire che, almeno fino ai 50enni, la questione tecnologica non si pone. Ed è impossibile negare che la resistenza ad adottare i pagamenti digitali abbia a che vedere con aspetti legati alla tracciabilità. Tra l’altro, il tema dell’identificazione e del tracciamento dei nostri dati personali lo sperimentiamo ogni giorno, ogni volta che i maggiori motori di ricerca e siti ci sottopongono una richiesta di autorizzazione all’uso dei cookie. Ciò che invece non c’entra affatto sono le commissioni: il pagamento elettronico è un servizio che deve essere remunerato e lo è in tutto il mondo. Spesso, anche più che in Italia”.
Che cosa state facendo in questo momento per incoraggiare all’uso dei pagamenti digitali?
“Uno dei progetti più significativi di quest’estate si chiama Lidi Cashless: rende possibile il pagamento digitale per tutti i servizi disponibili sulle spiagge tramite BancomatPay. È partito in questi giorni da Fregene e Milano Marittima e proseguirà fino a fine agosto”.
E a livello di comunicazione?
“Noi ci troviamo in una posizione singolare: da un lato, siamo un’azienda con obiettivi commerciali, cha ha quindi un piano di comunicazione finalizzato al marketing dei suoi prodotti; dall’altro, come leader di mercato, sentiamo la responsabilità di ricoprire anche un ruolo educativo. In altre parole, ci rivolgiamo in ottica commerciale a coloro che usano senza difficoltà carte e smartphone per pagare, mentre parliamo in ottica educativa a coloro che ancora sono restii e vanno accompagnati verso il digitale. La digitalizzazione deve guardare all’inclusione sociale, che significa anche educazione finanziaria”.
In quanto rappresentanti di un sistema, qual è il rapporto con la pubblica amministrazione?
“In questo caso, esercitiamo una funzione che definirei tecnico-consulenziale. La monetica è un settore molto particolare, in cui occorrono competenze ben specifiche, che Bancomat S.p.A. ha nel dna. Siamo pronti a supportare il legislatore mettendo a disposizione le nostre competenze per sostenere l’evoluzione e la diffusione dei pagamenti digitali in Italia, come già fatto per la realizzazione del cashback di Stato. Del resto, la pubblica amministrazione può essere il volano per l’adozione dei pagamenti elettronici: quando i cittadini cominceranno a pagare con metodi innovativi anche in comune, per esempio, vorrà dire che avranno abbracciato davvero il digitale”.
Nei piani c’è anche l’idea di un’internazionalizzazione?
“Sono quasi vent’anni che l’Europa si interroga sulla creazione di un circuito continentale, alternativo a Visa e MasterCard. Ora il digitale e la smaterializzazione offrono forse l’occasione per realizzare il progetto. Noi, con BancomatPay, abbiamo realizzato un prodotto che, grazie all’adozione dell’instant payment, ci rende interoperabili a livello europeo.”
Fonte: https://forbes.it/2021/07/29/bancomat-alessandro-zollo-fintech-40-anni-storia/