Da Fonarcom dibattito sulla digital trasformation
Roma – Le ripercussioni sul mondo del lavoro derivanti dalla Digital Trasformation sono innegabili. Necessario sarà il bisogno di un generale rinnovamento, con una ridefinizione del lavoro in un quadro di fiducia, autonomia e responsabilità condivisa. Se ne è parlato oggi in occasione del Digital Debate, organizzato dal fondo interprofessionale Fonarcom e da Consenso Europa a cui hanno preso parte tra gli altri, il presidente Fonarcom, Andrea Cafà, il direttore scientifico dell’Osservatorio del Lavoro Cifa-Confsal, Cesare Damiano, il segretario generale Confsal, Raffaele Margiotta, la presidente della commissione Lavoro della Camera, Romina Mura, il segretario della commissione Lavoro della Camera, Tiziana Cipriani.
Al centro del dibattito, la trasformazione del lavoro che dovrà fare da corollario alla transizione digitale. Quindi, formazione dei lavoratori alle competenze digitali e lo scardinamento della tradizionale logica di prestazione lavorativa basata sulla subalternità del lavoratore con il datore di lavoro, sul controllo diretto e sui vincoli spaziali e temporali. A questo proposito l’indagine sullo smart working ‘capire il presente per progettare il futuro’, a cura del Centro studi InContra per Confsal e Cifa, ha messo in evidenza come questa tipologia lavorativa favorisca non solo il bilanciamento tra sfera personale e lavorativa e l’aumento della produttività personale, ma anche l’autonomia e la responsabilità verso il raggiungimento degli obiettivi, con un risparmio in termini di costi.
Tuttavia, “il cosiddetto lavoro agile emerso durante la pandemia- ha detto Cafà- è stato agile solo a parole. Sarebbe infatti più corretto definirlo emergenziale. L’impatto con lo smart working nel nostro Paese non è stato positivo”. Per questo, “abbiamo sottoscritto un accordo confederale sul lavoro agile– prosegue il presidente Fonarcom- che prevede tra le varie cose, il diritto alla disconnessione, la flessibilità dell’orario di lavoro, l’attenzione agli obiettivi da raggiungere e 25 ore di formazione obbligatoria finanziati da Fonarcom”. In sostanza, “riteniamo necessario superare il conflitto tra lavoratore e datore di lavoro mettendo la persona al centro. Questo perchè- ha concluso Cafà- il digitale deve essere messo al servizio della persona e gestito dalla stessa”.
Per Damiano invece, “la transizione è molto importante e questo Governo la sta pilotando bene”. Tuttavia, “come in tutte le guerre di trincea esiste una terra di nessuno e il mio timore è che in questa te ra di nessuno qualcuno ci possa ‘lasciare le penne'”. La fase attuale infatti, “è molto delicata”. Per quel che riguarda lo sblocco dei licenziamenti, “suggerisco un prolungamento di due mesi, il tempo necessario per portare a termine la riforma sugli ammortizzatori sociali che è molto complicata. Tale prolungamento dovrà essere finanziato con la cassa integrazione covid per cui servirebbe circa un miliardo”. D’accordo con Damiano anche il segretario Margiotta, secondo il quale “è necessario che le imprese, in attesa che si arrivi allo sblocco dei licenziamenti, facciano presente quali e quanti potrebbero essere gli esuberi previsti. In modo che queste persone possano essere accompagnate verso la nuova occupazione, con un sistema di attivazione omogeneo in tutto il Paese, e con una formazione adeguata”. Proprio alla formazione “devono essere vincolate anche le misure di sostegno al reddito“.